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“La montagna reggiana tagliata fuori dal nuovo consiglio provinciale”

31/8/2014 – “I meccanismi della legge Delrio tagliano fuori il territorio montano dalla nuova Provincia”. E’ la denuncia lanciata, come un fulmine a ciel sereno, da Confcooperative di Reggio Emilia, che dà voce alle preoccupazioni e al malcontento di numerose imprese dell’appennino.

“Il rischio concreto – denuncia l’associazione presieduta da Giuseppe Alai (presidente del Consorzio Parmigiano-Reggiano) – è la totale assenza di rappresentanza a discapito di tanti territori “periferici”, a partire da quella vasta area montana – ma non solo – che sulla base del dettato legislativo verrebbe privata di ogni presenza in Consiglio provinciale”.

Una valutazione secca sulla legge elettorale in base alla quale si arriverà al voto fra poche settimane (un’elezione non più da parte dei cittadini, ma di secondo grado) e nei confronti del sottosegretario alla presidente Graziano Delrio, di cui la legge ha preso il nome.

“In tema di nuove Province – Giuseppe Alai – le attese erano molte sul versante delle funzioni, mentre appariva scontato che i meccanismi di rappresentanza di cittadini e territori salvaguardassero, ovviamente, tutto il territorio e il suo tessuto civile, culturale ed economico”.

“Al contrario – evidenzia il presidente di Confcooperative – in capo alle nuove Province permangono funzioni generali di programmazione e coordinamento su temi che toccano indistintamente tutte le aree (i servizi di trasporto, la costruzione e manutenzione delle strade, la rete scolastica, la tutela ambientale, i fenomeni discriminatori sul piano occupazionale, le pari opportunità, per citare alcuni capitoli), ma i meccanismi introdotti nel voto non garantiscono la presenza di esponenti e rappresentanti di aree territoriali ampie, segnate da bisogni del tutto particolari sia sul versante economico che sul piano dei servizi ai cittadini, ma alla fine ininfluenti perchè caratterizzate da una rete di Comuni a bassa densità abitativa”.

“Emblematico – sottolinea in proposito il direttore di Confcooperative, Giovanni Teneggi – è proprio il caso della montagna reggiana, che non rischia soltanto di essere penalizzata in questa fase, ma del tutto esclusa da una presenza di propri consiglieri”.

“La legge elettorale del Governo – spiega Teneggi – prevede che il voto di sindaci e consiglieri degli attuali Comuni che andranno a votare sia proporzionale agli abitanti rappresentati, indipendentemente dalle dimensioni territoriali e da qualsiasi altro parametro economico e sociale. Ogni comune una scheda di colore, e soprattutto di peso, completamente diversi. Il colore delle decisioni ai consiglieri reggiani, quello dell’esclusione ai comuni del crinale montano, i cui esponenti avranno in mano un voto che vale fino a quasi cinque volte meno”.

“Senza un accordo politico di salvaguardia dei rappresentanti dell’area montana – prosegue il direttore di Confcooperative – il risultato è evidente: nessuno di questi siederebbe in consiglio provinciale”.

“Dopo anni di discussioni e proposte – tra le quali quelle di Confcooperative – per l’adozione di uno statuto speciale per l’Appennino reggiano ed emiliano-romagnolo tale da coglierne meglio le prerogative, i bisogni e le possibilità di sviluppo – incalza Teneggi – si arriverebbe così ad un risultato che non è riservato nemmeno alle più sparute minoranze linguistiche!”.

“Se al Governo va bene questo risultato  – osserva il direttore di Confcooperative – crediamo che dello stesso avviso non possano essere la politica locale e quelle forze economiche e sociali che si fanno carico di rappresentare e di dar voce ad ogni istanza che corrisponde ad interessi legati al lavoro, ai servizi, alla cultura e all’economia di ogni comunità, comprese quelle più periferiche che, al pari della montagna, rischiano anch’esse un’esclusione con il rinnovo dei nuovi organi provinciali”.

“Proprio per questo – conclude il presidente di Confcooperative, Giuseppe Alai – la vicenda non può passare sotto silenzio, ed è primaria responsabilità della politica e dei partiti locali il porre rimedio, con il rispetto di ciò che tutto il territorio esprime in termini di bisogni ed opportunità, a questa clamorosa “svista”.

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