6/8/2014 – È finita in liquidazione volontaria l’impresa edile Sincre s.r.l. di Reggio Emilia, presieduta da Enrico Zini, destinataria di una ordinanza interdittiva antimafia firmata dal prefetto Antonella De Miro, e quindi esclusa a fine 2013 dalla white list delle imprese autorizzate a partecipare agli appalti del post-terremoto.
Ne dà notizia la Gazzetta di Reggio in edicola oggi, sulla base della relazione al bilancio 2013 della Sincre, approvato il 10 aprile scorso. La Sincre, nata nel 2012 dal conferimento di diversi rami d’azienda, fa capo per il 50% alla Zini e Zambelli di Enrico Zini e Glauco Zambelli, che sono fra i costruttori più in vista di Reggio. E per l’altro 50% alla F.lli Bari srl, di Saverio e Salvatore Bari.
Enrico Zini attualmente è vicepresidente dell’Ance di Reggio, l’associazione dei costruttori che fa capo a Confindustria-Unindustria. Già presidente del Rotary di Reggio Emilia, nei primi anni 2000 è stato presidente provinciale della Cna, prima della gestione di Enrico Bini. Saverio Bari è a sua volta componente del direttivo provinciale Ance. La Sincre ha tuttora 35 dipendenti, tutti in cassa integrazione per cessazione dell’attività.
L’interdittiva era nata dalle indagini dei Carabinieri che hanno portato a individuare potenziali rischi (non, si badi bene, rischi conclamati) di inquinamento mafioso, a causa nella presenza nei cantieri della ditta di un lavoratore con posizioni di responsabilità, parente di un imprenditore coinvolto nel 2002 in un’inchiesta per un grosso giro di fatture false e con precedenti legati all’attività di cosche di ‘ndrangheta.
In una prima fase i soci della Sincre pensavano di poter continuare l’attività senza grossi contraccolpi ma, con il progressivo aggravarsi della crisi dell’edilizia, e di fronte a un buco di bilancio nel 2013 superiore al mezzo milione di euro, hanno gettato la spugna. Anche per chiudere, evidentemente, una partita divenuta imbarazzante e sempre più difficile da gestire.
(p.l.g.)