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“Renzi generazione Erasmus? Ma io in attesa dello statista vedo un istrione alla Berlusconi”

di Dario Caselli

Tra le molte definizioni, generalmente encomiastiche, che Renzi da di sé, una delle più cool è quella di appartenere alla generazione Erasmus, cioè quella dei giovani italiani che hanno soggiornato all’estero. Insomma una generazione colta, internazionale, poco legata ai riti del localismo. E’ veramente così?

Non si direbbe, Renzi ha una laurea con poco corso sul mercato internazionale, l’unico lavoro conosciuto è un impiego nell’azienda di famiglia, solo per poter usufruire dei contributi previdenziali, pagati dai cittadini. Infatti a 28 anni era già presidente della Provincia di Firenze. Non risultano suoi soggiorni all’estero e, se ci sono stati, non hanno giovato alla sua padronanza delle lingue straniere.

Parla l’inglese come un bagnino romagnolo che tacchina turiste. Per quanto riguarda poi il provincialismo, si è circondato di fiorentini, al massimo toscani e di yes man, alla faccia del merito. Ora non mi permetto di negargli il ruolo di salvatore della patria, di novello Cavour, mi
permetto solo di dire che, in attesa dello statista, vedo un istrione alla Berlusconi e questa della generazione Erasmus né è la prova.

Una fanfaronata come la laurea di Oscar Giannino, che però al premier porta elogi, quanto all’altro portò irrisione, ma nessuno si cruccia di questo nuovo “minculpop”. Ci sono stati i Mondiali, dove peraltro la Germania… mentre l’Italia giocava alle carte e parlava di calcio nei bar.

Poi diciamolo: questo Erasmo era di Rotterdam, non di Firenze.

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