di Pierluigi Ghiggini
25/7/2014 – Qualcuno ha esercitato pressioni perché sia “addolcita” la pillola dei rilevamenti sui livelli di radioattività nella discarica di Carpineti? La domanda sorge spontanea dopo la lettura della relazione di Alessandro Raniero Davoli sugli esami compiuti da Arpa all’esterno dell’impianto, il 15 luglio. Davoli riporta una significativa dichiarazione del sindaco di Carpineti Tiziano Borghi sull’intervento dei presidenti di due latterie, e precisa di essere in possesso della registrazione.
Sotto pubblichiamo integralmente la testimonianza scritta di Alessandro Davoli.
Arpa nei giorni scorsi ha liquidato la questione con una nota di sette righe: a Poiatica la situazione è nella norma e sotto controllo. Gli allarmismi sono ingiustificati.
La pensano diversamente non solo Davoli e i comitati, ma anche l’esperto in radioprotezione ingegner Cester, che con i suoi apparecchi in certi punti ha rilevato picchi largamente superiori al fondo naturale, individuandone la probabile causa in sabbie zirconiane contenute nei fanghi delle lavorazioni ceramiche.
Davoli, nel suo scritto, sottolinea che in ogni caso anche gli strumenti di Arpa hanno rilevato aumenti della radioattività rispetto ai controlli di marzo; che uno dei contatori ha rilevato delle medie, e non i dati di un punto preciso; e che in alcune zone esaminate insieme all’ingegner Cester erano avvenuti imponenti spostamenti di terra.
Chi è deciso ad andare a fondo della questione è il procuratore della Repubblica Giorgio Grandinetti, che procede nell’inchiesta su Poiatica, è il caso dire, con i piedi di piombo, ma sicuro.
Dopo aver acquisito i materiali raccolti da Davoli, il Procuratore ha chiesto un rapporto scritto al capo della Forestale Attilio Menia Cacciator, sui controlli effettuati nella discarica di Poiatica insieme ai Carabinieri. Grandinetti incaricherà un organismo terzo (Ispra – Istituto
superiore protezione e ricerca ambientale – o Vigili del Fuoco) di effettuare una campagna di controlli.
“Se anche dovesse essere rilevato un certo livello di radioattività – ha dichiarato – ciò non significa automaticamente che possa trattarsi di sversamenti illeciti. Questa radiaottività potrebbe derivare, come mi hanno spiegato, anche dallo “statico” che serve a coprire i rifiuti”. Al momento il magistrato inquirente esclude di procedere con carotaggi: “Costa molto – ha rilevato – e per disporli è necessario che emergano elementi concreti dalle indagini tecniche”. (p.l.g)
LA TESTIMONIANZA DI DAVOLI SUI RILEVAMENTI DEL 15 LUGLIO
di Alessandro Raniero Davoli
“Si è svolto martedì 15 luglio, dalle 11:05, il secondo sopralluogo di Arpa, presenti ben sei tecnici, tra i quali anche il direttore dell’Arpa di Piacenza, dott. Giuseppe Biasini, il direttore CTRra Roberto Sogni, il sovrintendente Angelo Verdolotti con due agenti del Corpo Forestale dello Stato, il neosindaco di Carpineti dott. Tiziano Borghi, l’assessore all’ambiente di Toano Danilo Redeghieri, un consigliere di Carpineti, una rappresentante dei comitati Ecologicamente e Fermare la Discarica, e Alessandro Davoli, ex consigliere capogruppo di Castelnovo Monti e della Comunità Montana dell’Appennino reggiano (quattordici persone in tutto).
Solo un esperto, Annibale Gazzola, tiene in mano un geiger, Automess 6150 AD6 dotato di sonda esterna, già utilizzato in marzo; l’altro strumento impiegato nella precedente visita, Automess Szintomat 6134, che non ha certificazione, oggi non verrà utilizzato. Il neosindaco Borghi, rivolto a me, mette subito in chiaro che non è ammesso alcun contradditorio.
Con mancanza di rispetto per il ruolo, dal neosindaco Borghi è stato impedito l’ingresso nella discarica IREN, sia Antonio Manini GGEV, consigliere di Toano e dell’Unione dei comuni, sia i due giornalisti inviati dal quotidiano Prima Pagina di Reggio Emilia.
S’inizia all’entrata del deposito, per uscire subito dopo senza prendere alcuna misura all’interno, “l’abbiamo già fatto a marzo” sostiene un tecnico, e mi dice che vogliono solo ribattere i luoghi lungo il perimetro esterno, quelli che io avevo misurato con valori anomali il 22 giugno e poi il 9 luglio 2014, assieme all’esperto di radioprotezione ing. Achille Cester. Una prima misura, a partire da un fossato a sud, dove ristagna dell’acqua, proseguendo per la strada di servizio perimetrale, evidenzia valori più elevati del fondo ambientale registrato da Arpa nella prima relazione dell’11 marzo scorso. I due strumenti affiancati, quello di ARPA e il mio geiger rilevano valori discordanti.
La serie di oltre 70 foto da me scattate dimostra ben altro. Importante è notare come si svolge il sopralluogo, mentre io prendo fotografie dei quadranti degli strumenti, Annibale Gazzola, l’unico tecnico Arpa con geiger, si accorda di volta in volta con il direttore Roberto Sogni, il quale scrive su un taccuino i valori; “scrivi da 120 a 130”, “no metti da 115 a 130” ecc.
A parte Gazzola e il sottoscritto, nessun altro, non gli agenti della forestale, non il sindaco Borghi, o i due assessori e neanche gli altri quattro tecnici ARPA, nessuno controlla i dati.
Lo ripeto perché questo è elemento di estrema importanza per comprendere come si sono svolte le misure “tecniche” di ARPA: delle quattordici persone intervenute solo Annibale Gazzola e Alessandro Davoli controllano visivamente il quadrante del contatore geiger.
La procedura adottata da ARPA non prevede riscontri oggettivi, foto del quadrante con geo-localizzazione o successiva pubblicazione del file nella memoria dello strumento. Quando la sonda esterna viene tolta, il geiger di Arpa misura la stessa radioattività del mio geiger.
Ho fotografato il quadrante del loro strumento anche nel caso di una misura, 152 nano-Sievert/ora, mai dichiarata nella seconda relazione resa pubblica da Arpa in data 17 luglio 2014, (otto striminzite righe otto). Importante sottolineare che nella prima relazione in un caso isolato avevano “dichiarato” un valore massimo di 135.
Altra stranezza, come accennato non hanno un localizzatore GPS, così che quando mi chiedono di portarli nei punti indicati dalle mie fotografie e localizzati con latitudine e longitudine mi trovo in imbarazzo, perché arriviamo all’incirca sul posto e non perché io sia improvvisamente smemorato ma perché risulta impossibile riconoscere i luoghi.
Ampi lavori di rimaneggiamento del piano della ex cava sono stati eseguiti con caterpillar enormi, tutto il profilo del perimetro esterno è stato ampiamente modificato, qui hanno scavato una profonda trincea, là hanno portato decine e decine
di metri cubi di terra, ricoprendo tombini e fossati, più avanti ancora hanno tolto la terra e scavato una fossa profonda tre metri, e così via. I valori della radioattività sono quindi scesi dove hanno ricoperto con terra, c’è da stupirsene?
Ora, nelle poche aree che ho avuto occasione di misurare nelle visite precedenti all’interno della discarica, i valori non erano eclatanti, al massimo 200-240 nano-Sievert. Qualunque materiale radioattivo sotterrato è appunto sepolto sotto decine di metri di rifiuti urbani e strati di terra. Anche la radioattività gamma viene schermata dai rifiuti e dallo spessore della terra, compressa da enormi compattatori.
Quando Carmine Schiavone, il primo pentito di Camorra del clan dei Casalesi, un’organizzazione criminale camorristica e famiglia mafiosa legata a Cosa Nostra,, parlò delle scorie sepolte in Campania, a venti metri di profondità, i tecnici inviati dall’AUSL non trovarono nulla in superficie, e nemmeno a sei metri di profondità. La massa di terra e materiale in più strati compattati dal passaggio dei bulldozer schermava totalmente l’emissione dei raggi gamma, (e in quel caso erano addirittura scorie nucleari).
Per comprendere come sia io, poi Luca Ghirelli e infine anche l’ing, Achille Cester (in ben sette diverse visite e con 150-200 misurazioni, quattro diversi strumenti, anche molto sofisticati!) abbiamo registrato valori fuori norma dentro e soprattutto a contatto con la recinzione esterna della discarica di Poiatica, è necessario comprendere come è costruito il deposito rifiuti.
La discarica è appoggiata sul piano della cava d’argilla, un pavimento pressoché piatto, anzi in alcuni punti è liscio come una pista d’aeroporto; i cumuli di rifiuti, ricoperti di terra si innalzano di trenta – quaranta e più metri. L’immondizia è stata depositata a strati: rifiuti, uno strato di terra, rifiuti, uno strato di terra, rifiuti e così via. Sopra l’ultimo strato si rileva quindi modesta radioattività, circa 200-210 nano-Sievert/ora.
Attorno al perimetro invece, poiché le piogge e anche il naturale cedimento in pendio di materiale che compone gli strati intermedi di copertura, ha portato nelle aree più in basso ciò che, nelle intenzioni di chi gestisce la discarica, doveva restare coperto dai vari strati più superficiali, la radioattività aumenta (sino ai 310 nano-Sievert/ora, visita del 22 giugno 2014).
Ovvero sono fuoriuscite le famose sabbie zirconifere radioattive versate illegalmente in discarica, (materiale identificato con l’analisi dello spettro gamma dall’ing. Achille Cester); e non solo le sabbie zirconifere, ma anche rifiuti ospedalieri, come osservato da diversi testimoni durante una visita guidata, 2013.
Il fatto è grave, se confermato, è reato penale (rifiuti radioattivi pericolosi), un rischio per la salute dei lavoratori in discarica e per tutti i cittadini che si sono trovati sul percorso dei carichi a bassa radioattività trasportati nel deposito; il pericolo non è solo per l’irraggiamento temporaneo al passaggio di autocarri ma alla possibilità concreta d’aver respirato le polveri di questi
residui di lavorazione ceramica, pulviscolo fuoriuscito dai cassoni durante il trasporto o soffiato via dal vento, dalla superficie della discarica. (Tumori ai polmoni e non solo).
Non è finita, voglio segnalare un’altra incongruenza messa in atto durante la cosiddetta visita tecnica dell’ARPA di Piacenza: sembra che il contatore geiger Automess 6150 dotato di sonda esterna, fosse impostato su “integrazione”; per un lasso di tempo nell’ordine di un minuto o più, effettuava misure e le tratteneva in memoria, mentre ci spostavamo dalle aree a bassa radioattività (60-80-100 nano Sievert) ai punti “caldi” (200-240-250 ecc) e quindi il quadrante rivelava la media delle numerose misure precedenti e non di quella acquisita sul punto.
Quindi il direttore CTRra dell’ARPA, Roberto Sogni, può affermare tranquillamente che 106 è una piccola variazione, compatibile con le misure del fondo ambientale che va da 60 a 100. Ecco svelato il probabile motivo per il quale il mio strumento, che produce rilevamenti istantanei, segnala, in ipotesi, radioattività a 240 nano-Sievert mentre ARPA è ferma a 106…
Se poi si aggiunge che la ditta che gestisce la discarica su appalto di IREN, invia i caterpillar a ripulire la zona togliendo il materiale uscito dalla discarica e poi a ricoprire con abbondante terra i luoghi da me segnalati, la radioattività rilevata si abbassa anche per il mio geiger.
Al termine della visita tecnica, il sindaco Borghi ci invita a una riunione presso un locale pubblico; incontro che io registro con il mio cellulare non avendo un block notes per prendere appunti. Lo scopo della riunione è concordare su un comunicato rassicurante, chiedendo il mio assenso.
Forti ed esplicite pressioni di ARPA che non vuole essere smentita, del sindaco Borghi, “mi hanno parlato due presidenti di latteria e di qualche contadino della zona, preoccupati per il prezzo del Parmigiano Reggiano” … “mi ha telefonato Prodi” … (!?)
Quando arriva il mio turno di intervenire, affermo che prendo atto del metodo di rilevamento utilizzato, dei valori discordanti registrati dai due geiger, e delle modifiche profonde, del rimaneggiamento dei luoghi con radioattività anomala già segnalati alla stampa.
Comunico anche la piena disponibilità dell’ing. Achille Cester a confrontarsi con loro. Il direttore Roberto Sogni continua a fare obiezioni e pretende di concordare su quanto da loro misurato.
La riunione si scioglie senza l’accordo chiesto da Arpa e dal sindaco per un comunicato congiunto rassicurante.
Interessante particolare notato da una immagine, la calibrazione della sonda utilizzata è stata fatta da ARPA non come dichiarato a fine 2013 ma tre anni fa circa, a ottobre 2011. Una svista “involontaria”, una dimenticanza, l’ennesima di ARPA?”
Ora i lettori e la Procura della Repubblica credo siano ben informati su quanto è realmente accaduto e che tipo di “sopralluogo tecnico” è stato condotto.
Ricordo i forti interessi economici in gioco: IREN SpA ha sepolto in discarica rifiuti urbani o assimilati, ufficialmente oltre due milioni di metri cubi, per un controvalore ad oggi all’incirca di 300 milioni di euro, (144,33 euro a tonnellata, tariffa 2014), e intende metterne ancora per 80 milioni di euro, (il sesto lotto, deposito capace di 500 mila metri cubi), per ben focalizzare la priorità della vicenda, un’ultima riflessione s’impone: la salute presente e futura degli abitanti che vivono in val Secchia”.
(Alessandro Raniero Davoli)