di Giuseppe Pagliani*
24/7/2014 – “Ancora una volta l’Amministrazione scandianese non ha presenziato alla commemorazione a Cà de Caroli dei caduti del 1°gennaio del 1945, prelevati ad Arceto e Scandiano per mano di una formazione di partigiani comunisti che li assassinarono sul monte del Gesso e, disseppelliti successivamente, vennero presumibilmente gettati nella Fornace di Cà de’ Caroli. I cadaveri non furono mai più ritrovati ed i famigliari ancora oggi non sanno nulla dei propri cari.
Condanniamo moralmente in modo totale il Sindaco e la Giunta di Scandiano, che divide vergognosamente i morti discriminando i civili prelevati ed uccisi nel 1945 solo perché a compiere il vile atto furono formazioni partigiane, a loro avviso falsamente vergini, sempre e comunque, da vili responsabilità morali e criminali.
L’episodio criminoso di Cà de Caroli è premessa all’attentato che causò la
morte del partigiano bianco Giorgio Morelli detto “Il Solitario”.
Per ricostruire le cause della morte di Giorgio Morelli è indispensabile sottolineare che “Il Solitario” era nipote dei coniugi scandianesi Alfonso e Matilde Rossi, rapiti ed uccisi dai partigiani comunisti in data 1° gennaio
1945; i corpi furono, secondo il racconto del Morelli ricostruito sulla “Nuova Penna”, gettati nella Fornace di Cà de Caroli.
Possiamo affermare che il merito della ricostruzione di tutti i rapimenti avvenuti a Scandiano in data 1° gennaio del 1945 di Colli Riccardo, Ganassi Nello, Lasagni Pietro detto Nanni di anni 15, Mattioli Guglielmo, Montanari
Giuseppe, Prati Riziero, Sacchi Bice, oltre ai coniugi Prof. Alfonso Rossi e
Spadoni Matilde, è riconducibile al Morelli stesso.
Tutto ciò venne pubblicato per la prima volta per merito del Morelli nel maggio del 1946. Dai passi scritti dal Morelli si evince la concordanza con quanto diceva la gente, alcuni dei prelevati del 1° gennaio 1945 erano stati sepolti sul Monte del Gesso presso il comune di Scandiano, dopo un anno circa esumati e gettati nella fornace di Cà de Caroli.
Fra questi prelevati figurava anche Pietro Lasagni di 15 anni; ebbene Morelli sulla “Nuova penna” svolge una inchiesta che mette in evidenza la ridda di sospetti, di supposizioni e di angosce provocata dal prelevamento e dalla sparizione del giovane.
Questa inchiesta si chiude con la pubblicazione di una lettera del CNL scandianese datata 11.06.1945 nella quale si afferma che il giovane Nanni Lasagni viene prelevato “per i troppi frequenti contatti con elementi noti per l’attività fascista”, all’interno dello stesso documento si riporta che
il CLN venne nella determinazione di trasferire in montagna il giovane Nanni Lasagni per ragioni di sicurezza.
Mentre in realtà dall’inchiesta di Giorgio Morelli si ricostruiscono le ultime ore del giovane Nanni Lasagni arrestato da un gruppo di partigiani: il giovane Lasagni fu assassinato dopo alcune ore dal prelevamento.
Il Morelli ricostruì queste turpi vicende inserendo nomi e cognomi dei
responsabili materiali e dei fiancheggiatori dei partigiani responsabili dei
rapimenti e delle successive spietate esecuzioni.
Ecco in realtà a cosa dobbiamo l’attentato al Morelli e la conseguente morte
del “Solitario” avvenuta in conseguenza alle ferite subite nell’attentato, è
bene che oltre a commemorare un eroico partigiano delle fiamme verdi si precisino anche i motivi per i quali fu tolto di mezzo da alcuni partigiani di matrice comunista.
Le amministrazioni locali di Albinea e Reggio commemorano il Morelli partigiano bianco, mentre l’Amministrazione scandianese nega la sparizione dei cadaveri dei prelevati e gettati all’interno della Fornace di Cà de Caroli così come riportato dagli scritti del “Solitario” e nonostante gli inviti protratta anche questa volta è mancata alla commemorazione”.
*Capogruppo FI Reggio Emilia
P.S. Presenti alla commemorazione erano anche il Presidente del Centro Studi Italia Avv. Luca Tadolini e la capogruppo di FI a Scandiano Elena Diacci.