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Leggere Harry Potter apre la mente ai bambini. I ricercatori Unimore spiegano perché

30/7/2014 – Pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale di psicologia sociale, il Journal of Applied Social Psychology, lo studio di un gruppo di ricercatori coordinati da docenti dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia sul tema della riduzione dei pregiudizi.

harry potter animated

La ricerca mostra come la lettura dei popolari libri di Harry Potter possa contribuire a ridurre i pregiudizi in bambini e ragazzi, e ha suscitato anche l’interesse del New York Magazine Science.

Il gruppo di ricercatori, coordinati da docenti dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, ha visto pubblicato sul Journal of Applied Social Psychology, prestigiosa rivista internazionale di psicologia sociale, un proprio studio sul tema della riduzione dei pregiudizi in bambini e ragazzi.

Ne sono autori il prof. Dino Giovannini ed il dott. Loris Vezzali del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane di Unimore, la professoressa Sofia Stathi dell’Università di Greenwich (UK), la professoressa Dora Capozza dell’Università degli studi di Padova e la dott.ssa Elena Trifiletti dell’Università degli studi di Verona.

Il gruppo di ricerca si è avventurato in un singolare lavoro di indagine tra bambini ed adolescenti, tendente ad accertare se la lettura dei popolari libri di Harry Potter possa migliorare l’atteggiamento nei confronti di immigrati, omosessuali e rifugiati, categorie sociali verso le quali si appuntano da sempre notevoli pregiudizi.

In particolare, si sono condotti tre studi, considerando bambini di scuola elementare, studenti di scuola superiore e universitari. Con i bambini di scuola elementare l’intervento sperimentale ha mostrato come quelli a cui venivano lette storie di Harry Potter legate al tema del pregiudizio, rispetto ad altri a cui erano lette storie di Harry Potter non legate al pregiudizio, rivelavano atteggiamenti più positivi nei confronti degli immigrati (ma solo nel caso in cui si identificassero con Harry Potter).

Lo studio condotto con studenti di scuola superiore ha mostrato che ad un maggior numero di libri letti corrispondeva un atteggiamento più positivo nei confronti degli omosessuali (anche in questo caso, solo tra coloro che si identificavano con Harry Potter).

Il terzo studio, realizzato nel Regno Unito, ha confermato i risultati del secondo studio, mostrando inoltre come la riduzione del pregiudizio (in questo caso nei confronti del gruppo dei rifugiati) dipendesse da un aumento dell’empatia. Per il gruppo degli universitari, inoltre, gli effetti erano presenti solamente tra quelli che si identificavano meno con il personaggio negativo (Voldemort), effetto probabilmente dovuto alla maggiore capacità degli universitari di comprendere a fondo la complessità di tale personaggio e di beneficiare della lettura dei libri a seconda di quanto riuscissero a distanziarsi dai suoi valori negativi.

La ricerca, ha riscontrato una immediata e vasta eco internazionale, rimbalzata anche sul New York Magazine Science, in quanto le numerose interviste realizzate con bambini di scuole elementari, ragazzi di scuole superiori e studenti universitari, sia in Italia che nel Regno Unito, confermano la tesi che la lettura di Harry Potter porterebbe ad atteggiamenti più positivi verso categorie sociali discriminate, quali appunto immigrati, omosessuali o rifugiati.

Promotore dell’iniziativa è stato il RIMILab – Centro di Ricerca e Interventi su Relazioni Interetniche, Multiculturalità e Immigrazione dell’UNIMORE, diretto dal prof. Dino Giovannini.

“Queste ricerche – dichiara il prof. Dino Giovannini – oltre a fornire un contributo teorico rilevante alla ricerca internazionale, permettono di identificare strategie di intervento nelle scuole di facile applicazione, non costose e piacevoli dal punto di vista dei bambini e ragazzi. Si tratta
di interventi che possono essere inseriti nei normali curricula scolastici e che permettono di avvicinare gli studenti a valori sociali imprescindibili per la nostra società”.

“La lettura di queste storie – spiega il dott. Loris Vezzali, capofila del gruppo di ricerca – dovrebbe ridurre il pregiudizio perché il protagonista, Harry Potter, ha rapporti positivi con personaggi appartenenti a categorie sociali stigmatizzate: sebbene questi personaggi siano fantastici, essi sono umanizzati dall’autrice, in modo che le persone possano associarli a categorie reali, quali appunto immigrati, rifugiati, omosessuali”.

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