25/6/2014 – In una lettera aperta al Prefetto e al Sindaco di Reggio, il segretario di Cisl pensionati Luciano Semper lancia l’allarme su l’aumento impressionante di anziani sfrattati in condizioni di povertà (“Li vediamo tutti i giorni ai nostri sportelli, e talvolta non li rivediamo più”), e come il vicesindaco Sassi chiede un “tavolo” per arginare il problema “tutti assieme”. A cominciare, sottolinea Semper, dalla dichiarazione della prima casa come bene di prima necessità impignorabile.
Per contro Fratelli d’Italia-An mette in graticola il vicesindaco Sassi definendolo “don Matteo” per aver affermato che i diritti di proprietà non possono valere una vita umana.
Secondo Fratelli d’Italia “il problema non è la tutela della proprietà privata, quanto la negazione di reali aiuti e l’assenza delle istituzioni, in primis quelle cittadine, che fanno tanta propaganda, con assegni, campine e case popolari in graduatorie delegittimanti, ma che non si sono mai interessate dei problemi reali della città. L’inutile tentativo di innescare una guerra tra proprietari e inquilini è la dimostrazione che questa Giunta non sa neanche dove rivolgere il proprio sguardo”.
‘La proprietà non è più un furto’ è un film grottesco del 1973 diretto da Elio Petri. L’opera fa parte della “trilogia della nevrosi”, composta da ‘Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto’ (“nevrosi del potere”), ‘La classe operaia va in paradiso’ (“nevrosi del lavoro”) e da questo film- analisi della “nevrosi del denaro” / Il filosofo, sociologo, economista e anarchico francese Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865), invece, diceva che “la proprietà è un furto”.
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SEMPER: “LA PRIMA CASA DEVE ESSERE IMPIGNORABILE. UN FONDO IMMOBILI PER ALLOGGIARE GLI SFRATTATI”
“Noi pensionati della Cisl lo vediamo ogni giorno ai nostri sportelli. Alle volte chi ha bisogno o e in difficoltà non lo rivediamo nemmeno più. La crisi economica anche a Reggio Emilia significa recessione, disoccupazione, perdita del potere d’acquisto delle famiglie e, di fatto, instabilità prima di tutto psicologica.
La crisi colpisce prima di tutto le persone sole, gli anziani, le donne. Ancora una volta le fasce deboli. Morde il ceto medio come un serpente che afferra l’ultimo lembo dei pantaloni, lo stesso fenomeno che, con l’avvento della crisi, ha visto proliferare sale da gioco e compro-oro, incanalatoti del nuovo disagio. Il suicidio per sfratto è studiato da decenni nei libri di economia e attenzione sui media, ma non può e non deve essere solo questo.
E’ il dramma di una società moderna che, definendosi civile, dinnanzi a chi arriva al gesto estremo perché perde tutto o è in difficoltà, non può soltanto sfogliare una pagina di giornale. Deve sapersi fermare e prima ancora, interrogarsi e provare a darsi risposte, per arginare e prevenire il fenomeno.
E’ una soluzione cui devono concorrere diversi attori. Nei cito alcuni, partendo dal mondo del produttivo che, spesso, non basta a se stesso e, in caso di crisi, taglia proprio a partire dal costo del lavoro.
Mi rivolgo al sistema politico e ai parlamentari reggiani e mi interrogo se, davvero, la prima casa possa essere elemento pignorabile per saldare i debiti o, piuttosto, un bene di prima necessità impignorabile per chi vive in condizioni di povertà. Mi rivolgo ai Comuni, prima organizzazione della società civile, affinché siano definite le priorità e potenziare gli strumenti ora a disposizione (servizi, alloggi ponte, edilizia popolare), ma anche per fornire con maggiore incisività gli elementi fondamentali per la sopravvivenza (casa, viveri, bollette) a chi non riesce più averli.
Quindi dobbiamo tutti assieme individuare un percorso per riposizionare la persona nella società civile e nel mondo del lavoro, con un progetto di vita – i nostri sportelli vogliono collaborare anche per questo -. La soluzione per avere nuove risorse e fare questo, ancora una volta, è quella di tagliare ogni possibile spreco e in particolare il superfluo. Un invito pressante al sistema bancario, sostenuto in questi anni dal sistema internazionale, affinché possa devolvere parte dei propri utili per sostenere le persone in difficoltà, attivando su base provinciale un fondo in denaro per sanare le prime piccole posizioni presso i creditori; questo potrà avvenire dopo semplice e comprovata indagine: il prefetto potrebbe esserne garante.
Lo stesso mondo finanziario reggiano, dal quale abbiamo visto partire la crisi, potrebbe dare corpo a un fondo immobili dove, quelli al momento inutilizzati, possano rialloggiare gli sfrattati, in cambio di affitto a modico prezzo.
Mi rivolgo al mondo professionale, dei commercialisti e degli avvocati, e delle associazioni in genere affinché circoli e sia condivisa l’informazione per aiutare chi non conosce leggi e procedure relative a istanze, decreti ingiuntivi, minacce, primi sussidi. Mi rivolgo all’Ausl per affrontare il tema del disagio psicologico di queste fasce in difficoltà.
Non può la bella Reggio che ci consegna questo inizio d’estate lasciare morire così i suoi cittadini. E’ una protesta silenziosa che sale lungo i viottoli della città ora affollati di colori, persone e di caldo.
E’ un problema, non ultimo, che tocca noi tutti in prima persona. Anche considerando il tema insidioso e molto delicato della dignità della persona dinnanzi alle peggiorate condizioni economiche. L’invito è ad essere pronti a cogliere i sintomi del malessere nel vicino di casa, del compagno di lavoro o del semplice amico. E’ una strada molto difficile, parliamone assieme attorno a un tavolo comune da convocarsi quanto prima.
Luciano Semper, Segretario Fnp Cisl Reggio Emilia“.
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FRATELLI D’ITALIA: “SASSI LE SPARA GROSSE, NO ALLA GUERRA TRA INQUILINI E PROPRIETARI”
“Matteo Sassi non si è ancora seduto che ha già iniziato a dirle davvero grosse, sostenendo che quello degli sfratti è una questione sociale che deve essere affrontata non lasciandola alla tutela delle norme che regolano la proprietà.
In memoria di quell’uomo, il cui gesto disperato ha portato all’opinione pubblica quella piaga che è da diversi anni che ci affligge, chiediamo provvedimenti veri e non inutili proclami alla nazione che, sinceramente, ci hanno un po’ stufati.
Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale – Coordinamento di Reggio Emilia”.
NADIA BORGHI: “LA POLITICA TUTELA SOLO CHI VIEDE DA FUORI”
“26/6/2014 – Il suicidio di Via Rosselli dovrebbe mettere la nostra Amministrazione di fronte a diversi responsabili esami di coscienza.
I dirigenti attuali che, pur con ruoli diversi, sono sempre gli stessi che conducevano la “macchina città” nella scorsa consigliatura sbandierando Reggio come”città delle persone” devono cominciare a ricordarsi che a Reggio ci vivono anche i reggiani.
La nostra politica sta tutelando solo chi viene da fuori e si preoccupa di integrare i nomadi, tartassa i reggiani di tasse utili a mantenere il sistema senza rendersi conto, o meglio per superficialità nota negli ambienti alti,che i portafogli sono vuoti.
Dicono di voler diminuire i dirigenti e poi li fanno uscire dalla porta per farli rientrare dalla finestra, chi comanda sono sempre gli stessi spostati di ruolo o da una città all’altra per nascondere i danni fatti altrove.
Un reggiano si suicida perché non ce la fa più e per dignità non lo ha mai dimostrato, o forse si è pure reso conto che per lui non era previsto aiuto perché colpevole di essere reggiano.
La mia esperienza personale mi insegna che se un reggiano concede la residenza in casa propria ad un extracomunitario per lavoro, non riesce più a liberarsene neppure dopo licenziamento perché queste sono le persone da tutelare, la residenza è importante per loro ma se un reggiano dorme sotto al ponte( destino che sarebbe stato riservato al signore di via Rosselli), chi se ne frega!
È successo alla mia famiglia e tutt’ora dobbiamo tenerci la residenza di una badante ucraina licenziata da mesi fin quando non troverà qualcun altro che la ospiti regolarmente; la persona in questione è presente sul territorio reggiano ma non abbiamo contatti, da mesi non è in possesso di chiavi nostre presso un’abitazione chiusa e senza possibilità di abitarci per diversi motivi, ma la residenza rimane per non farle perdere quei famosi diritti che tutelano queste persone. Quando ce ne liberemo non si sa perché al contrario di un reggiano è tutelata.
Queste persone vengono qui difese dalle istituzioni, esportano valuta più o meno regolare, godono di assegno di disoccupazione mentre lavorano in nero ( dal canto nostro lo abbiamo pure fatto presente agli uffici del Comune) per non perdere la disoccupazione, devono trovare una residenza prima di essere cancellati dall’altra seppur fittizia, ma è tutto ok.
I reggiani della “città delle persone” sono ridotti al lastrico e cominciano pure a morire per disperazione, sperando nelle promesse mai mantenute dalla gestione amministrativa locale che continua a pensare solo alla propria sedia. Nadia Borghi “