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Ricerca Unimore: scoperte le staminali che attivano l’autodistruzione delle cellule del rigetto

30 /6/2014 – Da una collaborazione tra ricercatori dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia del Dipartimento Chirurgico (sezione trapianti, oncologia e medicina rigenerativa) e un gruppo di ricercatori dell’Università “La Sapienza” di Roma, nasce una nuova scoperta sulle capacità di controllo dei meccanismi di difesa del corpo umano e delle proprietà rigenerative delle cellule staminali isolate dall’albero biliare.

Protagonisti di questo promettente  studio sono un gruppo di giovani ricercatori dell’UNIMORE coordinati dal prof. Anto de Pol, Direttore del Dipartimento Chi.Mo.M.O, di cui facevano parte il dott. Massimo Riccio, il dott. Gianluca Carnevale, la dott.ssa Alessandra Pisciotta, e del gruppo coordinato dal prof. Andrea Cossarizza, titolare della cattedra di Patologia Generale e Immunologia, con la dott.ssa Lara Gibellini e la dott.ssa Sara De Biasi, che si sono avvalsi della collaborazione scientifica dei colleghi dell’Università “La Sapienza” di Roma, dott. Vincenzo Cardinale e dott. Guido Carpino, coordinati dai professori Domenico Alvaro ed Eugenio Gaudio, pionieri nella scoperta, isolamento e caratterizzazione delle cellule staminali derivate dall’albero biliare.

Gli studi  hanno consentito di dimostrare come le cellule staminali, isolate dall’Albero Biliare, siano in grado di controllare i meccanismi di difesa attraverso l’attivazione di processi che conducano a l’autodistruzione determinale cellule che sono anche responsabili del rigetto dei trapianti  (Linfociti T). Questa scoperta ha il pregio di offrire un’alternativa agli approcci convenzionali di terapia cellulare che prevedono l’uso di epatociti maturi per il trattamento clinico delle patologie epatiche, generalmente associato alla somministrazione di farmaci immunosoppressivi.

“Per questo – come spiegano i giovani ricercatori che hanno condotto lo studio – la recente proposta di utilizzare le cellule staminali dell’albero biliare per approcci clinici di terapia cellulare costituisce un importante traguardo negli approcci clinici per ridurre l’uso di agenti immunosoppressivi che aggravano il quadro clinico,  già compromesso del paziente”.

“Inoltre – afferma il prof.  Anto de Pol – questo aspetto rappresenta un punto chiave sia per comprendere molti dei meccanismi implicati nella fisiopatologia epatica sia nelle procedure di trapianto allogenico di cellule staminali nel campo della medicina rigenerativa. Tutto ciò potrebbe aprire le porte ad ulteriori studi clinici condotti in pazienti con gravi patologie epatiche in attesa di trapianto: il trattamento con cellule staminali potrebbe permettere loro un notevole allungamento della aspettative di sopravvivenza”.

La ricerca, finanziata in larga parte dal MIUR, secondo accordi di programma FIRB che ha richiesto quasi tre anni di studio, è stata recentemente pubblicata sulla principale rivista scientifica del settore “Journal of Hepatology”.

Il prof. Anto de Pol e il suo team di ricercatori si occupano già da diversi anni dello studio delle cellule staminali adulte nel campo della medicina rigenerativa e della comprensione dei principali meccanismi molecolari alla base dei processi rigenerativi stessi.

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