12/6/2014 – Dodici arrestati (quattro a Reggio), 41 indagati, un giro colossale di false fatturazioni per un’evasione fiscale di 13 milioni di euro: a Reggio è esplosa l’operazione Octopus.
E’ questo il nome (dal titolo di un celebre film di trent’anni fa) di un’indagine iniziata nel 2011 e arrivata a compimento in questi giorni. Fra le persone raggiunte dai provvedimenti di custodia cautelare figura anche il giornalista reggiano Marco Gibertini, noto volto televisivo, co-conduttore della popolare trasmissione “Poke balle”, prelevato questa mattina all’alba nella sua abitazione. Gli altri reggiani arrestati sono Mirco Salsi, patron della Reggiana Gourmet di Bagnolo, uno degli imprenditori più in vista di Reggio, già con incarichi nella Cna provinciale; il cutrese Antonio Silipo, sotto inchiesta a Parma e Reggio per vicende di presunta usura (il provvedimento di custodia cautelare gli è stato notificato in carcere a Parma) e l’imprenditore Omar Costi.
I dettagli dell’operazione saranno resi noti domani, nel corso di una conferenza stampa del Procuratore della Repubblica Giorgio Grandinetti.
I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza e i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia, al termine di una complessa attività di polizia giudiziaria diretta dal sostituto Procuratore di Reggio Valentina Salvi, hanno denunciato 41 persone di cui 8 per associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, riciclaggio, truffa ai danni dello stato e i restanti 33 per reati di natura fiscale e riciclaggio.
L’indagine avviata nell’anno 2011 dall’Arma dei Carabinieri, ha visto il necessario coinvolgimento della Guardia di Finanza a seguito della scoperta di ben 12 societa’ “cartiere” che col sistema delle false fatturazioni hanno permesso a imprese di numerose province di evadere le imposte sui redditi e l’Iva per oltre 13 milioni di euro.
Queste società cartiere (appositamente costituite oppure acquisite e intestate a prestanomi) hanno sede legale in provincia di Roma, Napoli, Reggio Emilia e Viterbo.
I partecipanti all’associazione per delinquere avrebbero inoltre perpetrato una truffa ai danni dello Stato per oltre 232 mila euro mediante l’utilizzo di false dichiarazioni di intento, che consentono ad imprese che operano con l’estero (i cosiddetti “esportatori abituali”) di acquistare beni o servizi in esenzione dell’imposta sul valore aggiunto.
Uno degli associati, inoltre, si sarebbe reso responsabile di una tentata truffa ai danni dello Stato: al fine di ottenere un finanziamento pubblico, avrebbe trasmesso al ministero dello Sviluppo economico, per giustificare i costi sostenuti, false fatture rilasciate da una delle imprese cartiere dell’associazione a delinquere.
Il riciclaggio del denaro derivante da delitti – precisano gli inquirenti – è stato attuato dall’associazione con la compiacenza delle imprese destinatarie delle false fatture che, una volta ottenuto il falso documento, provvedevano a restituire la somma pari all’imposta sul valore aggiunto indicata in fattura agli associati.
Fra gli indagati 12 sono stati colpiti da provvedimenti restrittivi della libertà personale.