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Fatture false (op. Octopus), al vaglio il ruolo delle banche

24/6/2014 – Si indaga anche sulle banche che hanno chiuso gli occhi davanti alla mole di denaro che, al ritmo di 150 mila euro a settimana, andava ad alimentare il gigantesco giro di fatture false che ha portato in carcere Marco Gibertini, Mirco Salsi (ai domiciliari) e un’altra decina di persone, fra i 41 indagati dell’operazione Octopus.

Lo hanno detto il Procuratore della Repubblica Giorgio Grandinetti e il sostituto Valentina Salvi, che coordina le indagini. A conferma del fatto che il giro potrebbe profilarsi ancora più grande e compromettente di quanto non sia emerso sinora.

Perchè le società- cartiere e i finanziatori ancora nell’ombra mettevano a disposizione ben 150 mila euro alla settimana in contanti (circa 7 milioni in un anno) per il gigantesco giro di anticipi e fatture false portato alla luce da Octopus. Marco Gibertini, il giornalista e conduttore tv che l’accusa ritiene essere uno dei tre capi dell’organizzazione, non riusciva a utilizzare che in parte tutto quel denaro, ma è stato comunque consistente il flusso “di ritorno” del denaro che, dopo essere stato portato a Reggio materialmente da spalloni, riprendeva la strada del centro e del Sud Italia per figurare come pagamento per operazioni o acquisti fittizi, e quindi ripulito. Questo denaro, è stato precisato, proveniva dalla preesistente attività illegale delle cartiere specializzate nelle fatturazioni false.

Per questo, come hanno spiegato spiegato Grandinetti e Salvi, sarà posta attenzione anche al comportamento delle banche, che per anni (l’inchiesta è partita nel 2011) hanno smistato una considerevole mole di bonifici. Non è detto che lo abbiano fatto eludendo le norme anti riciclaggio, ma gli inquirenti intendono approfondire quanto avvenuto.

I due magistrati hanno smentito la ricostruzione dell’interrogatorio che il difensore di Gibertini, l’avvocato Liborio Cataliotti, ha fatto parlando alla stampa. E’ vero che Gibertini si è mostrato collaborativo, nell’interrogatorio di lunedì durato oltre cinque ore, ma non è vero che si sia autodescritto come un tramite, un ingranaggio di un meccanismo ben oliato nel quale sarebbe stato trascinato per dare una mano alle finanze di una squadretta sportiva.

” E’ una lecita valutazione difensiva – ha detto Grandinetti- ma Gibertini non ha parlato di questo, né ha fatto cenno alla squadretta”.
Dall’interrogatorio è emerso anzi che il suo ruolo era complementare a quello degli altri due, ritenuti nel triangolo al vertice dell’organizzazione, ovvero i romani Piersandro Pregliasco e Marco Castaldi. I due, ai quali sono riferibili le “cartiere”, sono stati trasferiti oggi nel carcere di Reggio. Già interrogati per rogatoria, hanno negato le accuse. Il pm Salvi li ascolterà di nuovo, confrontando le loro dichiarazioni con quelle di chi, invece, come Gibertini, qualcosa lo ha detto.

Il Gip Antonella Baraldi non ha rilevato, per quest’ultimo, l’ipotesi del reato di riciclaggio, ma il pm ha fatto ricorso al tribunale della libertà di Bologna, convinta che questo reato sia stato confermato con forza anche dalle risultanze dell’interrogatorio di ieri. Ci vorrà del tempo per decidere, però.

Intanto l’interrogatorio di Gibertini, hanno sottolineato, ha aperto nuove strade di indagine, sempre però nell’ambito della vicenda già emersa nelle sue linee generali. Smentito anche che in tutti questi giorni Gibertini sia stato sottoposto ad isolamento in carcere dalla magistratura: semplicemente non poteva e non può parlare con un altro detenuto, Antonio Silipo, già in carcere per usura e coinvolto anche in Octopus.

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