13/6/2014 – “Il punto centrale dell’organizzazione era Gibertini. In una conversazione intercettata ha detto: ‘Non bisogna avere paura di rubare perché il soldi in Italia si fanno soltanto in maniera disonesta’. Però, aggiungo io, ogni tanto li becchiamo”.
Lo ha detto questa mattina in conferenza stampa il colonnello Ippazio Bleve, comandante provinciale della Guardia di Finanza, affiancato dal colonnello Giuseppe Tondi, comandante del Nucleo Tributario che ha avuto un ruolo strategico in tutta l’inchiesta.
Bleve ha spiegato come funzionava il giro-monstre di fatture. “Sono coinvolti molti imprenditori di primo piano e una miriade di aziende non solo reggiane, ma di tutto il Centro Nord. La particolarità di questa inchiesta che è l’organizzazione anticipava il denaro al venditore, il quale restituiva la somma con un bonifico, aggiungendovi la maggiorazione per il margine della società-cartiera.
Quali vantaggi otteneva? “Il venditore drenava liquidità, mettendosi i soldi in tasca e di fatto sottraendoli all’impresa. Inoltre creava crediti Iva fasulli, aumentava fittiziamente i costi aziendali e quindi riduceva gli utili, con un conseguente guadagno dal punto di vista fiscale perchè pagava meno tasse. Poi c’è il caso degli “esportatori abituali” che, grazie a false dichiarazioni d’intenti, potevano acquistare all’estero senza pagare Iva, e rivendere con un grosso vantaggio competitivo”.
Non solo: “Le fatture false servivano anche a far aumentare i costi nelle pratiche volte a ottenere fondi ministeriali, come negli appalti. Un paio di milioni sono addirittura serviti a far lievitare i costi di un appalto della Salerno-Reggio Calabria. Ma su questo non fatemi dire di più”.
Le indagini continuano, sembra, anche con l’intervento dell’antimafia.