9/6/2014 – Processo per il delitto Rombaldi: al termine di una requisitoria durata quasi quattro ore, questa sera il pm Maria Pia Pantani ha chiesto la condanna all’ergastolo per l’ex vigile urbano Pietro Fontanesi. Il pubblico ministero non ha dubbi: sarebbe stato Fontanesi, nella notte fra il 7 e l’8 maggio di 22 anni fa, a uccidere il dottor Carlo Rombaldi, chirurgo del Santa Maria Nuova, all’esterno del palazzo di via Fabio Filzi dove abitavano entrambi, con nove colpi sparati da una Smith & Wesson all’epoca in possesso dell’imputato.
Subito dopo il pm ha preso la parola il legale di parte civile, che rappresenta i famigliari di Rombaldi. Domani le arringhe degli avvocati di Fontanesi, Giancarlo e Giovanni Tarquini, poi la Camera di consiglio in cui il collegio giudicante (presieduto da Francesco Maria Arcangelo Caruso) emetterà la sentenza.
Il pm Pantani ha dedicato gran parte della requisitoria di nuovo al confronto fra le perizie (la guerra tra i consulenti, in particolare fra la polizia scientifica e alcuni fra i più grossi nomi della balistica italiana, è stato l’elemento dominante di questo processo) cercando di dimostrare “l’incompetenza” del collegio peritale nominato dalla Corte (Farneti, Gentile e Guccia).
I superperiti, infatti, sono giunti alla conclusione – in questo condividendo quanto sostenuto dai consulenti della difesa – che non vi sono prove sufficienti a dimostrare che la Smith&Wesson detenuta all’epoca da Fontanesi sia l’arma che sparò contro Rombaldi, uccidendolo.
La richiesta del pm era in qualche modo attesa in quanto coerente con la linea tenuta dalla dottoressa Pantani che, sin dalle prime battute della nuova inchiesta sul delitto Rombaldi, ha perseguito con tenacia l’ipotesi della colpevolezza di Fontanesi. Oggi la difesa avrà buon gioco nel sostenere che a carico dell’ex vigile urbano non vi sono nè prove nè un movente plausibile.