2/5/2014 – Il martirio di don Carlo Terenziani, il prevosto di Ventoso sequestrato, martoriato e ammazzato a mitragliate il 29 aprile 1945 contro il muro del cimitero di San Ruffino (Scandiano), è stato ricordato la sera del 1° Maggio sul luogo dell’eccidio avvenuto 69 anni fa.
Anche quest’anno la commemorazione è stata promossa da Giuseppe Pagliani. Sono intervenuti fra gli altri i candidati sindaci di Scandiano Elena Diacci, di Casalgrande Filippo Monopoli, di Cadelbosco Ciro Civitavecchia, di Albinea Davide Ganapini. Come d’abitudine il Comune si è guardato bene dall’intervenire. E del resto il clima intorno ai delitti del dopoguerra si è fatto sempre più settario, a sinistra, come ha dimostrato mesi fa il Pd di Correggio, che ha impedito la commemorazione civile di don Pessina, ucciso nel giugno 1946 sul sagrato di San Martino Piccolo, e dello stesso don Terenziani.
E’ stata deposta una corona di fiori accanto alla lapide di don Terenziani, sul muro esterno del cimitero di San Ruffino: lapide peraltro bugiarda e reticente, che parla di “tragica scomparsa” come se il prete fosse rimasto vittima di un incidente stradale qualsiasi. Per l’ennesima volta ne è stata chiesta a gran voce la sostituzione, con una lapide in cui sia scritta la verità su quello che fu un vero e proprio delitto politico, o meglio ancora un delitto “in odium fidei”, per odio della fede cristiana.
Pagliani, fra i primi anni fa a promuovere studi e commemorazioni, ha tracciato la vicenda umana del parroco di Ventoso. Cappellano militare sotto il fascismo (ma prima dell’8 settembre), era un prete apertamente anticomunista, molto esposto al punto che il vescovo dell’epoca lo volle con sé in Curia nel tentativo di proteggerlo. Era comunque un pastore benvoluto, che faceva del bene, ma non un delinquente delatore come si è tentato di farlo passare attraverso testimonianze raccolte negli anni ’50 e poi rivelatesi false o manipolate. “Dissero addirittura che fosse il cappellano militare delle Brigate nere, con un ruolo elevatissimo nell’organizzazione fascista. Non era vero”.
“Grazie alle ricerche e alla determinazione del compianto Marco Pirina, di don Gaetano Incerti, di Luca Tadolini – ha sottolineato Pagliani – abbiamo potuto smascherare il castello di menzogne per giustificare il delitto”. Pagliani infine ha riferito che il vescovo Camisasca ha chiesto la documentazione più ampia possibile su don Terenziani.
Al termine della commemorazione, i presenti hanno reso omaggio al sacerdote sull’attenti, secondo le procedure delle onoranze ai caduti, e con una preghiera.