23/5/2014 – Due storie terribili di violenze sessuali emergono a Reggio Emilia. Una riguarda un bimbo di 8 anni ed è stata portata alla luce dalle indagini della Squadra Mobile di Reggio Emilia. Un caso rivelato questa mattina nel corso di una conferenza stampa dal dirigente della Mobile Domenico De Jesu.
Un reggiano di circa 40 anni avrebbe abusato per tutto il 2013 del nipote di 8 anni, costringendolo a subire violenze dolorose e sconvolgenti. L’uomo è stato denunciato alla Procura per violenza sessuale aggravata dal fatto di averla commessa su un minore.
Le indagini erano partite da alcune segnalazioni ricevute lo scorso febbraio. Il piccolo, che ha altri tre fratelli, era stato dato da poco in affidamento a una famiglia diversa da quella naturale dopo che la madre si era separata dal padre rifacendosi una vita altrove. Il padre aveva chiesto aiuto al Comune, che aveva trovato una sistemazione provvisoria ai quattro figli.
Il caso ora è nelle mani del sostituto procuratore della Repubblica Piera Cristina Giannusa, che si sta occupando di un’altra sconvolgente vicenda parallela: quella di una bimba di quasi dieci anni che ha subito abusi da parte del nonno ultrasettantenne. Contro l’anziano, nel marzo scorso, è stato preso un provvedimento che gli impedisce di avvicinarsi alla nipotina.
IL BAMBINO
Il caso del bambino inizia nello scorso anno, ma è emerso solo un mese fa. Nel frattempo sua madre ha abbandonato il marito ed è andata vivere altrove, lasciando l’uomo solo con quattro figli piccoli. Prima era una famiglia del tutto normale, senza particolari problemi, a parte quelli che possono dare quattro bimbi piccoli. Il padre, operaio, si trova a dover gestire i quattro bambini e non ce la fa, da solo, per cui si rivolge ai servizi sociali. Per i bambini viene trovata una sistemazione, a tempo, in famiglie affidatarie. Ed è in una delle famiglia affidataria che emerge la terribile storia dell’ospite.
Ci si accorge che il bimbo ha grossi problemi nella defecazione, e viene portato all’ospedale per una visita. I sanitari si rendono conto che presenta lesioni, e il capofamiglia affidatario raccoglie una sua timida ed imbarazzate confidenza: lo zio del piccolo, nel periodo precedente all’affido, e poi anche dopo, qualche volta gli ha infilato le dita nell’ano, dopo averglielo baciato.
IL RACCONTO REGISTRATO
L’uomo sobbalza e, per essere sicuro che il bambino non si sia lasciato andare ad un’invenzione estemporanea, decide di registrare il suo racconto. Quello che potremmo chiamare “interrogatorio” non è fatto con tutti i crismi che si usano in questi casi delicati, nè è presente uno psicologo. Dalla registrazione si capisce che il bambino è imbarazzato, e quando il piccolo abbassa la voce viene invitato a parlare più forte, per essere sicuri che le sue parole vengano registrate. Al colloquio assiste anche una sorella maggiore del bimbo, e a un certo punto la si sente intervenire: dice di aver visto lo zio introdursi nel letto del fratellino. I due bambini non sapevano di essere registrati.
Questa registrazione, che è stata poi consegnata alla polizia, potrebbe essere contestata per il modo con il quale è stata effettuata. Per questo il pm Giannusa intende riascoltare il bambino con l’assistenza dello psicologo. Se il racconto sarà confermato anche in quella sede la registrazione acquisterà un peso preciso.
DUE VISITE IN PEDIATRIA
Ma, oltre alle accuse fatte dal bambino, che di queste violenze avrebbe parlato anche con alcuni dei fratellini, c’è un fatto: quella visita al reparto di pediatria fatta recentemente era stata preceduta da un’altra visita, fatta per motivi analoghi. E questa risale al 2013, e a portare il bimbo in ospedale era stato, quella volta, il padre naturale. Per evitare che lo zio possa nuovamente raggiungerlo, il bambino è stato precauzionalmente spostato in un’altra famiglia adottiva.
Il capo della mobile, dopo aver sottolineato l’importanza della collaborazione sinergica, su questi casi, con i servizi sociali e gli psicologi dell’Ausl, ha detto che tali abusi di tipo sessuale sono in aumento. E avvengono soprattutto all’interno della famiglia.
LA BIMBA SI CONFIDA CON L’AMICA
E’ avvenuto all’interno della cerchia familiare anche il caso della bambina che ha subito violenze sessuale da parte del nonno. Il fatto è emerso nel febbraio scorso, quando la piccola si è confidata con una compagna di scuola che a sua volta ne ha parlato con la propria madre. Costei, allarmata, è corsa a dirlo alla maestra, che ha informato i carabinieri. La piccola adesso sarà ascoltata con assistenza psicologica. Intanto è stata ascoltata da una psicologa, che l’ha ritenuta abbastanza matura ed affidabile.
(p.l.g.)
l'orrore
23/05/2014 alle 19:44
Ecco altri due bambini sacrificati all’altarino…della ‘famiglia’ …che cresceranno a loro volta in sofferenza…,oltre a dover subire per sempre l’ingerenza o il ricordo di queste oscenità di parenti.
In galera e gettare la chiave.