18/4/2014 – Un uomo si trova internato da 11 anni all’Ospedale psichiatrico di Reggio perché ha la mania di rubare biciclette, e un altro da 25 anni, un quarto di secolo, per resistenza ad agenti ed alle guardie carcerarie.
Due casi limite di sofferenza e di ferocia burocratica citati ieri pomeriggio nella conferenza stampa che una delegazione nazionale delle Camere penali e del loro Osservatorio sulle carceri ha tenuto davanti al tribunale di Reggio, dopo una visita, nella mattinata di mercoledì, all’Opg e alla Casa Circondariale della Pulce.
Il paradosso, è stato fatto notare, risulta più evidente quando si considerano altri casi. Esempio: un tipo che ha assassinato la sorella e ne ha esposto la testa mozzata sul balcone, dopo qualche tempo è uscito libero.
Il problema non è attribuibile alla situazione reggiana, ma è insito nella contraddizione tra la detenzione e la cura, perché la prima rende spesso impossibile la seconda: tra le due ci sono, letteralmente, le sbarre. Il maniaco dei furti di bici rientrava ogni volta all’Opg perché non aveva alcun punto di riferimento sul territorio che lo potesse seguire e curare, l’altro , una volta finito in Opg per resistenza alle forze dell’ordine, ha continuato a prendersela con le guardie carcerarie, inoltrandosi in una lunghissima spirale di internamento.
In generale, la delegazione ha ricevuto una buona impressione sulla situazione delle due strutture reggiane: pur con i loro permanenti problemi , in particolare di sovraffollamento, peraltro diminuito, in confronto ad altre realtà italiane si è superata la sufficienza: Pulce e Opg, in sintesi, hanno ricevuto un buon sette e mezzo.
La delegazione era composta dal presidente nazionale dell’Unione della Camere Penali, l’avvocato Vinicio Nardo, accompagnato dai colleghi Antonella Calcaterra, responsabile nazionale dell’Osservatorio, Noris Bucchi, presidente della camera penale di Reggio e Antonella Corrente, responsabile dell’Osservatorio per Reggio.
L’Osservatorio, istituito dal 2006, da circa due anni e mezzo ha cominciato a visitare carceri (finora una quarantina), Opg e Cie, i centri per l’identificazione e l’espulsione degli immigrati nei quali, ha detto Nardo, “abbiamo visto un mondo a parte”.
A Reggio è stata prestata una particolare attenzione all’Opg, che conta attualmente 150 internati. Gli Opg, come si ricorderà, avrebbero dovuto essere chiusi lo scorso anno, ma poi la decisione è stata prorogata a quest’anno. Una parte degli internati, considerati molto pericolosi, non potrà però uscire ed essere affidata alle strutture psichiatriche territoriali e bisognerà trovare comunque strutture di contenimento.
La situazione all’Opg di Reggio, pur considerando tutti i limiti che sono insiti nella “filosofia” che ha portato alla nascita di questa struttura, è considerata tutto sommato accettabile, visto che non c’è carenza di personale addetto alla cure psichiatriche e alla riabilitazione.
Sia nel carcere, tecnicamente la casa Circondariale, che all’Opg c’è carenza di personale. In carcere, dove i posti dovrebbero essere un centinaio, ci sono attualmente 199 detenuti, praticamente due per cella anzichè uno. L’anno scorso andava peggio, perchè i detenuti erano 350. Seguendo una direttiva dell’amministrazione penitenziaria, anche a Reggio le porte delle celle vengono tenute aperte 12 ore al giorno, dalle 8 alle 18, salvaguardando l’ora d’aria.
Un’innovazione che è piaciuta ai detenuti, e lo hanno espresso alla delegazione, ma che può comportare problemi, ed è ridotto il numero del personale tenuto a farvi fronte. Per il resto, la delegazione ha espresso apprezzamento per le attività interne e per la collaborazione con il Comune, che consente ai detenuti di fare alcuni lavori esterni, tipo la tinteggiatura delle case Acer.
Ma ci sono anche locali fatiscenti, e la situazione è stata ben riassunta alla delegazione dal cappellano, don Daniele Simonazzi. “Usereste voi questi bagni? No. E perchè allora farli usare agli altri?” .