30/4/2014 – Molto religioso, un tunisino di 55 anni non voleva che la figlia, all’epoca di 17 anni, frequentasse un coetaneo italiano e non musulmano. Scoperta la relazione, il 20 dicembre del 2010 la rinchiuse a chiave in una stanza dell’appartamento in cui abitava, nel rubierese, ma il giovane italiano aveva messo in atto una riedizione a parti invertite della storia di Giulietta e Romeo: era andato sotto la finestra ed era stato lui ad aiutarla a scendere e a fuggire.
I due erano subito corsi dai carabinieri a denunciare il fatto, ed anche di essere stati minacciati per strada con un coltello. “Se vi vedo ancora insieme vi ammazzo”, aveva detto loro il padre. E aveva ripetuto con calma questo suo proposito anche al maresciallo dei carabinieri, che l’aveva convocato dopo la denuncia, spiegando che se voleva frequentare ancora sua figlia quel ragazzino avrebbe dovuto convertirsi all’Islam.
Difeso dall’avvocato Alessandro Conti, il tunisino è comparso davanti al giudice, accusato dei reati di sequestro di persona, minacce, e porto di un coltello da cucina con lama di 23 centimetri, ed ha patteggiato una pena di 4 mesi e 20 giorni, che è stata sospesa. L’esiguità della pena è spiegata dal fatto che, successivamente, come ha testimoniato la figlia (e come hanno accertato i carabinieri rubieresi, che su disposizione della procura della Repubblica hanno seguito attentamente gli sviluppi della situazione familiare), non ci sono stati più problemi.
Il ragazzo “infedele” è uscito dagli interessi della giovane, che nel frattempo si è sposata con un correligionario.