I comunisti, prima fascisti, cacciavano mio padre dalle sale da ballo

di Gilberto Gasparini

Da ex comunista, non pentito come Veltroni, rimango allibito per la reazione all’articolo di Andrea Zambrano relativo alla adesione del giovane Dossetti al fascismo.

Avendo vissuto il “chi sa parli” di Otello Montanari e sapendo la fatica a promuovere, anche a distanza di decenni, un dibattito che cerchi di mettere al centro la verità e non la agiografia non posso che esprimere tutta la mia solidarietà a Zambrano che conosco come giornalista di qualità, non certo come un piccolo uomo.

Pensavo che certe reazioni violente, di fronte a chi parla di fasi controverse della storia italiana, fossero appannaggio di una certa cultura comunista, incapace di rileggere criticamente la propria storia.

Non posso che dolermi del fatto che anche i cattolici siano vittima di tanta faziosità e, a questo punto, ricordare quando mio padre, giovane fascista, sicuramente non violento, mi parlava di quegli amici che all’ultimo minuto, prima della Liberazione lo tradirono diventando comunisti e, nel dopo Liberazione, per farsi perdonare il passato fascista lo minacciavano e lo cacciavano dalle sale da ballo.

Da giovane non gli credevo, poi ho capito che mi stava dicendo una verità che, ahimè, dopo 70 anni fatica ancora ad essere riconosciuta.

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