di Francesco Maria Del Vigo (ilgiornaleoff.ilgiornale.it)
4/4/2014 – Chiamatela un po’ come vi pare ma lasciatela in pace. Partiamo dalla lingua, non la sua, ma quella italiana, che non si comporta mai a caso. Muoviamo dalla parola: puttana, troia, mignotta, battona, peripatetica, passeggiatrice, bagascia, baldracca, baiadera, cocotte, escort, cortigiana, mignotta, zoccola, passeggiatrice, lucciola, falena, squillo. Se esistono così tanti sinonimi per una sola figura professionale (perché questo è, bacchettoni dei miei stivali) qualche domanda dobbiamo farcela, prima di affettare il tema con la ghigliottina del moralismo. Il dizionario, oltre a essere il libro dei libri, quello che contiene tutte le parole che se mescolate con sapienza compongono un cocktail di successo, è anche un termometro.
Un termometro del valore sociale e storico. Uno strumento prezioso per non fermarsi alle pruderie dell’oggi e riscoprire il libertinismo (e la modernità) dell’ieri. Andare a puttane non può essere un reato, un puttaniere non è un delinquente, al massimo può essere un po’ sfigato. Ma se mettessimo gli sfigati in carcere ci sarebbe più gente dietro le sbarre che in circolazione. E la prostituta (o lo gigolò) non è un pericolo sociale, non è una donna da emarginare e da additare al ludibrio: è una persona che sceglie liberamente di vendere il proprio corpo per guadagnarne un profitto. Liberamente e legittimamente, a breve spero anche legalmente. Fermo subito il cretino di turno che vorrebbe ricordarmi che la prostituzione è spesso (ora quasi sempre) un dramma della sofferenza, una tragedia di violenza e schiavitù. Lo è proprio perché è un mondo affogato nel cono d’ombra dell’illegalità, senza tasse e controlli, lasciato nelle mani dei criminali.
Dunque bisogna spazzare via la legge Merlin e riaprire le case chiuse. Luogo mitologico del rito iniziatico, della fantasia che si trasforma in carne, sperma, sudore, saliva e – ovviamente – letteratura. Perché se un puttaniere è un criminale, cari puritani d’accatto, allora mettete al bando Flaubert, Kafka, Dumas, Simenon, Schopenhauer, Soldati, Bunuel, Marinetti, Lautrec e chissà quanti altri.Arrestateli tutti, perché sì, in un modo o nell’altro, hanno comprato tutti un po’ di intimità. L’arte e la prostituzione da sempre si cambiano umori e sudori in un lunghissimo amplesso che dall’antichità arriva ai giorni nostri (si consiglia la lettura di “Le signore della notte” del dandissimo Giuseppe Scaraffia). Guy De Maupassant, che morirà pazzo a a causa della sifilide, si vantava – tra un bordello e l’altro – di essersi accoppiato con diciannove donne in tre giorni.
Flaubert selezionava la prostituta più brutta e poi la possedeva in pubblico. Per Mario Soldati quella della casa chiusa era un’atmosfera di “di dolcezza e umanità”. Il giovane Cioran si rifugiava tra le morbide carni per sfuggire all’ansia della morte. Drieu La Rochelle, l’uomo coperto di donne, appena aveva salutato una delle sue molte fiamme andava subito in cerca di sesso mercenario. ”Si entrava per la prima volta in un bordello ed era per i più una cresima lieta, come prendere gli ordini di un sacerdozio profano”, ricorda lo scrittore e giornalista Gesualdo Bufalino. Qualcuno, all’indomani della libidocida legge Merlin, si oppose e raccolse un’antologia di scritti in memoria della defunta libertà sessuale. Il giornalista Giancarlo Fusco diede alle stampe una favolosa raccolta in cui le migliori firme del tempo si esibivano sul tema.
Tutti al bando? Tutti dietro alle sbarre? E’ un paradosso sadico che in un Paese che va a puttane i cittadini non siano liberi di farlo. E infatti continuano lo fanno di nascosto, ai margini della legalità, sprofondati sul sedile dell’auto in un parcheggio di chissà quale periferia o in un puttanaio travestito da centro massaggi. Mentre tutti fanno finta di non vedere. La letteratura, invece, ci insegna il coming out, il coraggio dei propri vizi. Come hanno fatto i 343 “intellettuali porcelli” francesi che sono scesi in piazza per difendere le “loro” lucciole. E, soprattutto, tenete a bada la morale: perché in un modo o nell’altro siamo tutti un po’ puttanieri e anche un po’ puttane.
La percentuale
05/04/2014 alle 10:40
Non vedo dove sta il problema. Gli italiani vanno ‘a puttane’ in massa, anche all’estero. Basta vedere le statistiche e ci si chiede piuttosto chi non ci vada.
Allora?
Francesco Maria Del Vigo ha una spudorata e meravigliosa ragione.
Neo/Case/Chiuse come Circoli Culturali dove si fanno Simposi sui 5 (o 6?) sensi, letture di Romanzi e saggi sull’erotismo, Rassegne di arte contemporanea sul Sesso, Convegni sulle malattie veneree,Cene afrodisiache.
L’elenco potrebbe continuare.
Bene.
Quando e dove apriamo la prima Ghiggio?
Giovanna
La Gio
06/04/2014 alle 13:26
http://forum.alfemminile.com/forum/couple2/__f356216_couple2-Mariti-e-fidanzati-clienti-di-prostitute.html