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Lavoro nero, chiuse due fabbriche cinesi. Maximulta da 30 mila euro

12/4/2014 – Attraverso i controlli  dei Carabinieri della Compagnia di Reggio Emilia, dal personale dell’Ispettorato del Lavoro e dalla Ausl, a Reggio Emilia sono stati localizzati due laboratori tessili che impiegavano in nero rispettivamente il 20% e  il 50% della forza lavoro utilizzata.

In una delle due aziende peraltro i Carabinieri hanno riscontrato condizioni vergognose: i dipendenti dormivano e mangiavano in ambienti malsani i cui locali ricavati con delle pareti di compensato erano posti al piano superiore rispetto a quello adibito a ciclo produttivo, dove vivevano anche bambini in tenera età.

Nei guai sono finiti una imprenditrice di 62 e un imprenditore di 44, entrambi cittadini cinesi residenti a Reggio Emilia. Le fabbriche sono state chiuse, sospese anche le attività commerciali, con maximulta di 30 mila euro ai titolari.

Nella prima azienda è stato trovato un operaio che lavorava in nero (il 20% della forza lavoro a fronte dei 4 operai impiegati). Nell’altra oltre ad accertare la presenza di tre operai in nero (il 50% della forza lavoro essendo stati rintracciati 6 operai) gli operanti hanno constatato le precarie condizioni di vita dei dipendenti che mangiavano e dormivano dove lavoravano.

Le camere da letto, divise da pareti di compensato e dove vivevano anche dei bambini, erano in condizioni igieniche e di sicurezza molto precarie, anche con cavi elettrici e fili volanti. I dipendenti impiegati in nero, tutti cinesi, sono risultati in regola con le norme di soggiorno in Italia.

La ripresa delle rispettive attività aziendali dipenderà dagli stessi imprenditori, che dovranno regolarizzare i dipendenti impiegati in nero e pagare la maxi multa.

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