di Dario Caselli
25/4/2014 – Ho letto con interesse le varie prese di posizione sulla presenza di Vanda Giampaoli tra i sostenitori di Luca Vecchi e non è la sola esponente della “corrente renziana di Forza Italia.
27 APRILE: IL GRANDE SILVIO E’ STATO INTERVISTATO DALLA D’URSO (Nella foto, una parodia via web dei suoi detrattori. Lui invece è in splendida forma)
Ora essendo ognuno libero di cambiare opinione o per meglio dire di svoltaRe ad U, la contraddizione politica è del candidato Luca Vecchi. Il suo slogan è “con Luca Vecchi vince la Città”.
Luca ci sta dicendo che negli ultimi anni Reggio ha perso e con lui riprenderà a vincere. Però se perdeva quando faceva il capogruppo del Pd e Delrio il sindaco, adesso perché dovrebbe cominciare a vincere, solo perché lui diventa sindaco e l’altro fa il sottosegretario, senza che cambi nulla? Non certo gli uomini: la grande alleanza, che si estende ad ex esponenti di poteri vecchi di nome e di fatto, è la fiera del riciclo, mentre servirebbe una sana raccolta differenziata.
Invece tutti tranquilli, avanti così, con le società pubbliche in dissesto, come le Fiere, o boccheggianti: Aeroporto o, a sconto, Iren, con centinaia di milioni di euro perduti dal Comune per il calo delle quotazioni, nonostante l’aumento esponenziale delle bollette. Per non parlare dei colossi coop che hanno chiesto l’amministrazione controllata, i manager però sono rimasti al loro posto. Che dire del fermo dell’edilizia, dovuta alla bulimia della crescita infinita, a vantaggio di alcuni e a danno della Città, dei capannoni vuoti, di un ceto medio spremuto e con sempre minori prospettive.
Vorremmo sapere cosa vince la Città con Luca Vecchi, forse il premio di consolazione, anzi di conservazione, la stabilità fatta immobilismo , una decrescita infelice. Occorrevano un Pd e un candidato capaci di rompere gli schemi, di ammettere errori e cecità: il Park Vittoria, la Bretella di Rivalta, di scandalizzarsi per i diciotto milioni di euro di perdita delle Fiere, ecc… Sappiamo che in tempi di crisi è difficile cambiare, anche se sarebbe più che necessario, obbligatorio, ma se non ora quando, verrebbe da dire. Se non ora quando si può passare dai vecchi riti, anche se si chiamano Luca, a nuove speranze?