31/3/2014 – Non ci sono prove che a uccidere il dottor Rombaldi sia stata la pistola appartenuta all’ex vigile urbano Pietro Fontanesi. Queste la conclusione a cui sono giunti i tre superperiti balistici Farneti, Gentile e Guccia nominati dalla Corte d’Assise di Reggio. La conclusioni sono state illustrate dai tre esperti questa mattina, in Assise, nel corso di una seduta fiume alla quale ha assistito anche un inviato di Chi l’ha visto.
Ecco in sintesi estrema i risultati della superperizia, che dovrebbe essere definitiva:
1) La canna della pistola non è stata modificata in modo doloso;
2) Non vi sono prove che la pistola di Fontanesi sia quella da cui la notte dell’8 maggio 1992 partirono i proiettili che uccisero il dottor Carlo Rombaldi, sotto la sua abitazione di via Fabio Filzi a Reggio;
3) Le macro-tracce delle rigature della canna della pistola e dei proiettili sparati quella notte, non corrispondono fra loro;
4) Le micro-tracce trovate dalla polizia scientifica non sono significative.
L’illustrazione è durata circa tre ore, poi è seguito il contro-esame dei periti da parte del pm Maria Rita Pantani. Alle 14 l’udienza era ancora in corso.
A questo punto, il processo sembra aver assunto una direzione ben precisa: non c’erano moventi a carico di Pietro Fontanesi, imputato dell’omicidio vent’anni dopo, e ora non ci sono neppure prove. La determinazione dei difensori Giancarlo e Giovanni Tarquini è valsa a ribaltare una situazione che appariva compromessa per l’ex vigile urbano.
Salvo sorprese a questo punto un’assoluzione appare più che possibile, e le indagini dovranno ricominciare da capo, per battere altre piste inedite o trascurate sino ad oggi.
(p.l.g.)