12/3/2014 – Hanno truffato oltre milione di euro acquistando merci e materiali, ma addebitandone il costo a ditte “clonate”. L’associazione a delinquere, che faceva capo a personaggi calabresi, agiva su tutto il territorio nazionale ed è stata sgominata dai Carabinieri di Reggio con l’operazione “Total Bluff” coordinata dal sostituto procuratore Valentina Salvi.
La banda “clonava” ditte realmente esistenti, effettuava acquisti di ingenti partite di merci di varia natura e ne metteva il costo a carico delle ditte clonate a loro insaputa. Le merci venivano rivendute sotto costo a terzi imprenditori compiacenti, che a loro volta le reimpiegavano nelle loro attività imprenditoriali lecite. Un business del malaffare che le indagini dei Carabinieri di Reggio Emilia hanno stimato in oltre 1.000.000 di euro.
Arrestate 3 persone a capo del giro malavitoso, una sottoposta a obbligo di dimora. Denunciate dodici persone di Reggio, Modena, Parma e del milanese, fra cui un parente stretto del boss Nicolino Grande Aracri. Nei guai anche otto imprenditori di cui un reggiano e otto calabresi, ritenuti responsabili del reato di reimpiego di denaro o beni di provenienza illecita in attività lecite.
In una conferenza stampa, i Carabinieri hanno fornito i dettagli dell’operazione.
Con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’uso di atto falso, sostituzione di persona giuridica, truffa aggravata e continuata i Carabinieri della Stazione di Reggio Emilia Santa Croce hanno denunciato 12 persone, di cui due residenti nel milanese, 6 nel reggiano e 4 tra Modena e Parma, in prevalenza calabresi.
Le indagini avviate nel novembre del 2011 hanno rivelato che gli indagati si associavano tra loro al fine di commettere una pluralità indeterminata di truffe. In particolare i membri dell’associazione ognuno con distinti ruoli esecutivi, tramite l’utilizzo di una struttura logistica ed organizzativa, appositamente costituita a Reggio Emilia, provvedevano a “clonare” i dati reali di aziende operanti in vari settori del mercato e, simulandone l’identità anche attraverso l’esibizione di false visure camerali e documentazioni contabili, contattavano altre ignare aziende acquistando da quest’ultime materiale di ogni tipologia, anche di ingente valore, addebitando il costo dell’operazione alle reali società di cui avevano clonato l’identità.
Il tutto con la finalità sia di reinvestire il provento delle truffe per potenziare l’attività criminosa, sia al fine di rivendere quanto illecitamente acquisito a compiacenti soggetti terzi rispetto all’associazione, i quali a loro volta reimpiegavano nelle proprie attività imprenditoriali il materiale acquistato a prezzi di gran lunga inferiore a quelli del mercato ufficiale.
Le risultanze investigative dei Carabinieri di Via Adua, accolte dal Sostituto procuratore di Reggio Valentina Salvi, titolare dell’inchiesta, hanno portato all’emissione delle ordinanze di custodia cautelare eseguite dai Carabinieri, che hanno arrestato i 3 promotori dell’associazione. Per un quarto è scattato l’obbligo di dimora. Sono stati arrestati E.G. di 52 anni residente a Gioia Tauro (RC), A.R. di 40 e residente a Reggio Emilia e P.B. di 53 residente a Parma, tutti in regime di arresti domiciliari (quest’ultimo arrestato nell’ottobre del 2013). C.M., di 45 anni, residente a Nova Milanese, è stato invece sottoposto all’obbligo di dimora.
Nel corso delle indagini i Carabinieri hanno sequestrato il capannone adibito a struttura logistica ed organizzativa dell’associazione a delinquere, oltre a documentazioni contabili relative a tutte le aziende clonate, riuscendo così a mappare la destinazione finale dei beni proventi delle truffe, nonché a risalire agli imprenditori compiacenti che reimpiegavano tali beni (materiali edili, materie prime metalliche, gasolio, alimentari) per un business del malaffare stimato in oltre 1.000.000 di euro.