18/3/2014 – Quando il prosindaco Ugo Ferrari ha cacciato dalla Giunta Franco Corradini, ha motivato la decisione essenzialmente con due ragioni: le troppe assenze dalla giunta e il non rispondere quando il “capo” lo cercava al cellulare.
La cacciata dalla Giunta? Corradini (nella foto) ha dimostrato di avere riflessi prontissimi: dopo essere stato investito da un Tir, ha inoltrato un ricorso al Tar
Ma Corradini non si faceva vivo perché si trovava in ospedale, dove aveva subito un’operazione non semplice alla fine di dicembre, o in convalescenza con la prescrizione di un riposo assoluto. Lo si è appreso dalla documentazione allegata al ricorso al Tar di Parma presentato da Corradini contro la revoca delle deleghe e la defenestrazione tutta politica, di cui Ugo Ferrari si è assunto la responsabilità ma che comunque molti continuano a pensare maturata all’interno, in ambienti molto in alto del Pd. La questione non è stata ancora chiarita, misteriosamente, dal segretario provinciale Andrea Costa, che di fronte alla cacciata non ha ancora pronunciato verbo.
E’ chiara la figuraccia di Ugo Ferrari (possibile che non sapesse dell’operazione del suo ex assessore?) che infatti ha provocato non pochi dolori di pancia nello stesso Pd: se n’è avuta prova ieri pomeriggio in consiglio comunale, che per il prosindaco si è trasformato in un calvario.
Franco ha detto di essere stato assente a causa di un intervento operatorio in ospedale, con successiva convalescenza
Chiamato sulla base di una richiesta di Progetto Reggio a riferire in Sala del Tricolore sulla crisi da lui provocata in Giunta, per la verità Ferrari (in coda a questo articolo c’è il suo lungo intervento di ieri in consiglio – ndr) ha provato a correggere il tiro, ma è caduto dalla padella nella brace. Nel suo intervento ha sostenuto che la revoca delle deleghe è nata da un insieme di cose: certamente le assenze, ma anche le prese di posizione assunte nella campagna delle primarie “in modo un po’ aggressivo” e gli “episodi” relativi al voto degli immigrati al Catomes Tot.
“Oggettivamente – ha detto Ferrari – la Giunta e l’Amministrazione comunale non potevano incaricarlo come referente per la ricomposizione delle fratture prodotte fra i migranti e fra questi e una parte di città”. A parte l’arzigogolo, tenuto conto che i pasticci col voto degli extracomunitari sono accaduti in tutta Italia, come riferiscono ampiamente giornali, tv e web, questo mescolare il governo della città con i fatti del partito ha fatto cadere le braccia a tanti, anche all’interno del Pd.
La posizione di Ugo Ferrari è sempre più difficile, a salvarlo da una sfiducia è solo la prossimità con le elezioni comunali. Giacomo Giovannini, capogruppo e capolista di Progetto Reggio è stato sarcastico: “Ferrari, lei ha fallito nella gestione deragli affari interni (al partito) come nel governo della città. Torni da dove ha cominciato, torni a lustrare il busto di Lenin a Cavriago”.
Anche l’ex sindaco Antonella Spaggiari lo ha garbatamente preso in giro: “Ugo, per favore, più senso del realismo. Ti prendi troppo sul serio quando dici che dopo aver redistribuito le deleghe la giunta “è migliore e più forte che pria”. Pensa piuttosto agli straordinari successi nelle politiche fieristiche e aeroportuali di Reggio. Per non dire del Park Vittoria e dei Musei, e della svendita di Agac a Iren».
Dicevamo dei dolori di pancia del Pd. La consigliera Gigliola Venturini, nella dichiarazione di voto, ha bastonato ben bene il sostituto di Delrio: «La motivazione delle assenze non mi ha convinto: possono essere avvenute per motivi molto validi (la salute, appunto ndr.) e non mi pare un aspetto così rilevante». E ancora: «Ritengo inopportuno che quanto accaduto nelle primarie possa aver determinato la scelta di togliere le deleghe a Corradini. Ritengo invece legittimo che il vicesindaco possa procedere a una revoca delle deleghe ritenendo che siano venuti meno i principi di leale collaborazione, dopo le dichiarazioni di Corradini in profondo contrasto con la linea delle Giunta». Peccato che una decisione del genere, senza neppure uno straccio di processo, non sia toccata ad altri assessori che in quanto a critiche non sono stati da meno.
Lo stesso capogruppo e candidato sindaco Luca Vecchi ha preso caute distanze, sino a chiarire che non vi è il minimo dubbio sull’integrità morale dell’ex assessore e quindi a tendere la mano Corradini, «il cui protagonismo può essere utile al Pd». Vecchi evidentemente sente aria di diaspora e vuol correre ai ripari: non sono pochi quelli che hanno deciso di uscire dal partito, seguendo l’esempio di Vincenzo Bertolini.
Il ricorso di Franco Corradini sarà discusso al Tar di Parma fra una decina di giorni, il 27 marzo. Nel frattempo il tribunale amministrativo ha respinto la richiesta di sospensiva della delibera con cui Ugo Ferrari ha revocato le deleghe all’ex assessore all’immigrazione.
REVOCA DELLA NOMINA DI ASSESSORE A FRANCO CORRADINI – L’INTERVENTO IN CONSIGLIO DEL SINDACO VICARIO UGO FERRARI
Ritengo innanzitutto utile un riferimento al contesto normativo: il Testo unico degli enti locali e lo statuto stabiliscono che il compito dei componenti della Giunta è quello di collaborare con il sindaco nel governo del comune, quindi il sindaco può revocare la carica di assessore a chiunque venga meno al principio di leale collaborazione e ad un rapporto di fiducia con il sindaco.
Quindi potrei cavarmela oggi con qualche generica motivazione, come quasi sempre avviene in queste circostanze. Non lo farò, perché non trascuro e non sottovaluto il fatto che nel mio caso – pur esercitando tutti i poteri, nessuno escluso, attribuiti al sindaco – sono in carica da meno di un anno e non sono stato eletto direttamente. Inoltre, tale revoca avviene a pochi mesi dalla fine del mandato amministrativo.
Per questo sento il bisogno di motivare e comunicare adeguatamente la mia decisione alla città e al Consiglio comunale. L’ho fatto con un comunicato stampa e lo faccio oggi in questa Assemblea.
Premetto che Corradini ha svolto bene il suo lavoro di assessore fino al dicembre scorso, interpretando le linee strategiche e gli obiettivi del sindaco Graziano Delrio e della Giunta. Ha costruito una rete di relazioni locali, nazionali e internazionali, assumendo anche incarichi importanti e contribuendo a fare di Reggio Emilia un riferimento per le politiche di integrazione, sicurezza urbana e coesione sociale.
Di questo Corradini deve essere orgoglioso, così come della sua lunga attività politica in questo Consiglio.
Sottolineo però che risultati così importanti non sono merito di una singola persona, ma sono frutto di un lavoro corale di: sindaco, giunta, dirigenti, funzionari, singoli cittadini, così come del ricco mondo di associazioni e cooperative sociale presenti a Reggio. Mi è dispiaciuto – ad esempio nel corso della campagna per le primarie del Pd – ascoltare molte volte la parola “io” e poco la parola “noi”.
Vengo alle motivazioni relative all’atto di revoca della nomina di assessore a Corradini.
Primo – l’assenza da atti deliberativi della Giunta dall’inizio dell’anno.
Non ho mai ricevuto risposta ai numerosi e ripetuti tentativi di comunicazione da parte del sottoscritto con l’assessore (messaggi, telefonate, richieste di incontri) per affrontare temi e scadenze di un certo rilievo e potrei richiamare altri episodi che tralascio per non dilungarmi.
A questo proposito specifico che è successo e succederà ancora che a diversi assessori e consiglieri si conceda un periodo temporaneo di assenza e un alleggerimento dell’impegno per diversi motivi (studio, lavoro, salute e altro). Sarebbe bastato chiedere e concordare tale assenza, compensando con incontri, telefonate e mail.
A molti sindaci sarebbe bastato questo per la revoca della nomina, ma io non avrei proceduto (e non ho proceduto) al tale revoca solo per questo.
Secondo – una campagna per le primarie giocata, per quanto legittima, in modo un po’ aggressivo, con attacchi agli altri candidati,ad altri assessori, alle parrocchie, ad alcuni dirigenti del Comune, alla cooperazione. Non da ultimo, l’accusa rivolta alla stessa Giunta a cui apparteneva di essere incapace di ascoltare le ragioni dei cittadini.
Fino all’attacco a Delrio, a suo figlio, per l’assunzione di Massimo Magnani, uno dei migliori dirigenti che io abbia conosciuto negli ultimi 25 anni. E sebbene l’intento di Corradini fosse – immagino – volto a far apparire una presunta superiorità morale, sa bene che si tratta un’assunzione avvenuta nel pieno rispetto delle norme, in un Comune che agisce nella massima trasparenza e nel rispetto delle regole.
A questo si aggiunge la presa di distanza da atti amministrativi come quelli relativi alla riqualificazione di Piazza della Vittoria, dove figura anche il suo voto in calce all’atto fondamentale che sancisce l’ok definivo all’opera, datato novembre 2012.
Entrare in campagna elettorale come uomo delle istituzioni, membro di una Giunta, comporta dei vantaggi di visibilità derivanti dall’incarico ricoperto, ma anche obblighi di lealtà e senso della misura. Ho perso il conto delle telefonate e dei messaggi che mi chiedevano se Corradini parlasse a titolo personale o se invece fossero posizioni della Giunta (infatti le distinzioni di ruoli e di contesto non appaiono chiare ai cittadini).
Tutto ciò – al di là di singole posizioni – ha generato imbarazzo, reazioni e incomprensioni sul ruolo dell’assessore.
Terzo – gli episodi del seggio per le primarie del Pd, Catomes Tot.
Si è trattato di una vicenda spiacevole, che ha colpito negativamente i cittadini, i migranti e le loro associazioni.
La scelta di far votare per il candidato sindaco del maggiore partito della città ai sedicenni e a chi ha un regolare permesso di soggiorno (quindi chi lavora e contribuisce anche a far girare l’economia e anche ad alleviare, con il lavoro di cura, le difficoltà di molte famiglie reggiane), a me pare una scelta di civiltà, da non abbandonare, anzi è da replicare anche in futuro, almeno questo è il mio parere.
Siamo la città della campagna “L’Italia sono anch’io”. L’esperienza infelice di confinare tale partecipazione in un unico seggio va superata. Le associazioni, chi le invitava a votare e i singoli elettori sono apparsi poco liberi (al di là delle volontà in campo) e ne è conseguita una modalità inadeguata di coinvolgimento. Ho già detto e lo ripeto: abbiamo imparato a lavorare e studiare insieme, a condividere gli spazi della città e dei servizi, impareremo insieme anche ad utilizzare al meglio le regole con cui si esercita la democrazia. (Questa esperienza ci deve servire per andare oltre).
Rispetto alle offerte di denaro per comprare voti, ho dichiarato fin da subito di non aver alcun dubbio sull’estraneità di Franco Corradini, del quale conosco l’integrità morale, come sancito anche dalla Commissione di garanzia per le primarie del Pd.
L’unico punto di questa vicenda che ha pesato sulla mia scelta, riguarda il fatto che ha prodotto forti reazioni, preoccupazioni e divisioni nel mondo associativo e nelle comunità dei migranti, e Corradini – suo malgrado, al di là delle volontà, del comportamento e delle specifiche responsabilità – è stato individuato come una delle cause di tutto questo.
Oggettivamente la Giunta e l’Amministrazione comunale non potevano incaricarlo come referente per la ricomposizione delle fratture prodotte fra i migranti e fra questi e una parte di città. Dunque il punto essenziale è che la revoca della nomina di assessore, a pochi mesi dalla fine del mandato, non matura per uno solo di questi tre punti, ma è l’insieme di essi.
Chi ricostruisce la vicenda assumendo di volta in volta uno solo di questi elementi dà un’interpretazione dei fatti arbitraria e strumentale.
E’ l’insieme di queste motivazioni ad aver alimentato un clima di sfiducia, una condizione che si potrebbe definire di “incompatibilità ambientale”, di una mancata lealtà e di un mancato rispetto di alcune regole, scritte e non scritte, che stanno alla base del funzionamento di ogni organismo, di ogni squadra, come nel caso di una Giunta.
Io ho chiesto e ascoltato punti di vista diversi, ho atteso che si concludessero le primarie – per evitare di influenzarne l’esito – poi ho deciso da solo, nel mio ruolo di sindaco garante del buon andamento dell’Amministrazione e di tale decisione mi assumo ogni responsabilità. Così come Corradini deve assumersi la responsabilità di aver generato una situazione che ritengo non potesse avere altro esito.
Non avrei mai voluto arrivare a questo punto, ma è stato necessario per la funzionalità, l’operatività, l’efficacia del lavoro di un organo come la Giunta. Per contro, la mancata revoca non avrebbe lasciato invariata la situazione della Giunta, ho avuto la certezza ad un certo punto che si sarebbe generata una situazione di ben maggiore difficoltà.
Oggi invece siamo nelle condizioni di guardare avanti.
Le deleghe sono così state prontamente riattribuite: all’assessore Giovanni Catellani la delega alla Polizia Municipale, all’assessore Natalia Maramotti la delega alla Sicurezza urbana e all’Immigrazione, all’assessore Iuna Sassi la delega ai Centri sociali.
Si sono già svolti incontri, riunioni e attività relative a questi ambiti, si sono ripresi i contatti con i vari network nazionali e internazionali di riferimento.
Il lavoro non si è fermato, anzi, sono stati approvati l’ordinanza per la sicurezza nella zona dei Teatri, riprende il confronto sul regolamento di Polizia Municipale e sull’aggiornamento del Piano per la protezione civile. Lo ricordo perché Corradini ha inoltrato un ricorso al Tar giovedì scorso, con il quale si intendeva ottenere l’annullamento del provvedimento di revoca della carica di assessore. Il giudice del Tar di Parma – che ha dovuto affrontare la trattazione d’urgenza, perché si chiedeva di decidere prima della seduta odierna del Consiglio – ha respinto la richiesta di sospensione dell’atto e ha fissato l’udienza per il prossimo 27 marzo, di cui attendiamo con fiducia l’esito, visto anche questo primo passaggio.
Concludo ricordando a Franco Corradini e a me stesso che tutti coloro che sono titolari di responsabilità commettono errori, sottovalutano conseguenze e subiscono sconfitte. Ma non sarà un passaggio, un episodio, per quanto pesante come questo, a decretare il successo o l’insuccesso di una storia politica lunga e importante come la sua.
Infine, una considerazione personale: Corradini ha parlato di rinnovamento e questa non è una questione anagrafica, siamo d’accordo. Ma il contributo in tal senso che può dare chi, come noi, si occupa di politica e Pubblica Amministrazione da oltre 25 anni è quello forse di sostenere le nuove classi dirigenti, mettendosi a disposizione se ne avranno bisogno e se lo chiederanno.
Ugo Ferrari – Sindaco Vicario di Reggio Emilia
(Ufficio stampa del Comune di Reggio Emilia)