10/3/2014 – Grandi manovre nel mondo Legacoop. E più di quanto si potesse immaginare, sia sul piano istituzionale sia per i grandi gruppi reggiani. Mentre procede il lavoro che porterà all’unificazione delle centrali di Parma, Reggio e Modena, la presidente provinciale Simona Caselli sarebbe in pole position per andare a Roma, al posto di Giuliano Poletti – nuovo ministro del Lavoro – come presidente nazionale della Lega cooperative. Le voci in questa direzione sono sempre più insistenti.
Non sono da meno le novità fra le grandi aziende. E’ ufficiale la fusione tra le grandi malate del settore costruzioni, Unieco e Coopsette, che dovrebbe andare in porto alla fine dell’estate, ma in pentola c’è molto altro.
Circolano notizie per ora del tutto ufficiose su trattative e/o verifiche in atto per un’altra grande fusione: quella fra Coop Nordest – guidata da Paolo Cattabiani, che ha rilevato il testimone da Marco Pedroni, ora presidente di Coop Italia – e Coop Estense, i due colossi del consumo che hanno base a Reggio e di Modena. Si è parlato a più riprese negli anni di un’operazione del genere, ma questa dovrebbe essere la volta buona. Se dovesse andare in porto, nascerebbe uno dei player della grande distribuzione più importanti d’Italia, quasi certamente il principale fra le grandi sorelle coop.
Notevole anche la potenza di fuoco dal punto di vista finanziario, con un prestito sociale valutabile nell’ordine dei miliardi di euro. Date le dimensioni, se la fusione andrà in porto (e c’è chi la dà per scontata), dovrebbe porsi un problema di governance, per dare spazio a livello di cda ai rappresentanti dei soci risparmiatori.
Da notare che proprio questa mattina un articolo di Dario Di Vico (prima pagina del Corriere della Sera) sembra dare il fischio d’inizio alla grande partita di una ristrutturazione del sistema Lega di proporzioni epocali.
Di Vico prende le mosse dalla nomina di Giuliano Poletti a ministro del lavoro, ma finisce per disegnare gli scenari del futuro prossimo delle grandi coop: «Nelle costruzioni… è arrivato il momento di realizzare aggregazioni attorno ad alcuni poli (le imprese reggiano-modenesi da una parte e quelle bolognesi-romagnole dall’altra), creando imprese più robuste e capaci di battersi non solo sui mercati locali… Almeno nelle costruzioni e nel settore del welfare decisioni come queste non sono rinviabili sia per far fronte alla crisi sia per tenere il passo dei concorrenti».
E poi: «In almeno altri due settori, agro-alimentare e grande distribuzione, è parimenti urgente operare accorpamenti e fusioni, ma in questi casi si tratta di operazioni necessarie per sostenere le ambizioni di imprese leader come Coop Italia o Granarolo che premono per crescere di taglia. Per tutti questi motivi il dopo-Poletti si presenta come una grande scommessa che stavolta però interessa tutta l’Italia e non la sola sinistra».