Con lo zafferano di Campiglia, rarità delle Cinque Terre, tornano a nuova vita i terrazzati in abbandono

7/2/2014 – Nelle Cinque Terre, in un pugno di terrazzati in pietra a secco, baciati e bruciati dal sole, a strapiombo sul mare, nasce un meraviglioso zafferano. E proprio allo zafferano di Campiglia è dedicato un convegno promosso dalla delegazione della Spezia dell’Accademia Italiana della Cucina e dal FAI spezzino.

L’appuntamento è per il 29 marzo alle 9,30, nel borgo immerso nella pineta del crinale, dove il panorama spazia dal Golfo dei Poeti al mare aperto. A corredo del convegno, in tempi successivi saono previste tre escursioni guidate in occasione della semina, della fioritura e della raccolta dello zafferano.

Campiglia è l’ultimo baluardo montagnoso delle Cinque Terre che porta al Monte Muzzerone e a Portovenere; da qui in lontananza si vedono le Apuane, la costa toscana e nei giorni limpidi l’ isola Gorgona e la Capraia che spuntano dal mare. Qui all’interno del Parco Nazionale delle Cinque Terre i terrazzamenti abbandonati sono stati coltivati a zafferano, che è diventato da pochi anni una coltivazione intensiva e di grande qualità. Questo zafferano è usato nelle cucine più raffinate, anche perché ha costi di lavorazione e produzione piuttosto alti. Per ottenere questa spezia è necessario che i fiori vengano raccolti all’alba e subito privati dei lunghi stimmi rossi, i quali devono essere essiccati.

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