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Lazzi e cazzotti in aula: chi di maschilismo ferisce, di femminismo perisce
Pini: “7.100 preferenze in tre giorni: mi fa ancora male la mascella”
Bocca “De” Rosa e l’offesa alle ragazze “pom-pom”: la politica oggi si fa a colpi d’ironia hard. La Pini (Pd: modello Giuditta) stende con un tweet il collega parlamentare M5S Felice (quello dell’affondo infelice), che trova pane per i suoi denti. Una battuta da Pulitzer: è lei l’eroina del giorno!

31/1/14 – L’on. Giuditta Pini (Pd) sfotte l’on. De Rosa: “I p…? Ho preso 7.100 preferenze in tre giorni, mi fa ancora male la mascella“. La deputata risponde agli insulti sessisti ricevuti in commissione Giustizia dal grillino. Per farlo, posta un malizioso commento su Twitter.

giuditta pini

Una replica a cinque stelle. Imbarazzante gaffe o centrata provocazione? A voi, l’ardua sentenza. Giuditta Pini, eletta tra le fila del Partito Democratico, ha postato un ironico e malizioso messaggio su Twitter: “Ho preso 7100 preferenze in 3 giorni. Mi fa ancora male la mascella”. Insomma, il pentastellato Massimo Felice De Rosa sembra aver trovato pane per i suoi denti.

20070903-p06La replica, infatti, è tutta riferita agli ormai famosi insulti sessisti rivolti dal grillino alle donne della commissione Giustizia: “Se siete qua e perché siete brave a fare i p…”. Le politiche, profondamente irritate per l’offesa ricevuta, non hanno esitato a scagliare contro l’incauto deputato una dozzina di denunce. La modenese Pini, anche lei appartenente alla schiera delle querelande, non si è però accontentata di affidarsi alle vie legali. Così, tastiera alla mano, ha preferito diffondere il suo tagliente commento a favore di social network. Che aggiungere? Se lo ricordi De Rosa: chi volgarità ferisce, di volgarità perisce.

nati“La risposta è vera, ho usato un sillogismo aristotelico per spiegare l’idiozia dell’affermazione – ha poi scritto su FB la Pini -: se tutte le donne del Pd sono state elette perché hanno fatto dei pom… e io ho ottenuto 7100 voti alle primarie in 3 giorni di campagna elettorale, allora è plausibile che la mascella mi faccia ancora male”

***

Colpa dei maschi, però anche noi…

E’ il day after del caso “De Rosa”, dal nome del parlamentare grillino che ha apostrofato le deputate pd con la frase “siete qui perché siete brave solo a fare i pompini”. Le interessate l’hanno denunciato, la procura ha aperto un fascicolo, la filosofa e deputata pd Michela Marzano ha raccontato la vicenda su Repubblica, la deputata pd Alessandra Moretti ha descritto il tutto, senza censure, a “Otto e mezzo”, e De Rosa ieri se n’è uscito con una frase che è parsa incredibile alle insultate: “… in Parlamento si entra così. Ho detto quello che pensano tutti gli italiani”. In Parlamento si entra così: dove abbiamo sentito questa frase, prima? Viene solo da atavico maschilismo o anche da altro? Per esempio anche dall’eco di passate campagne di stampa, di piazza e di tribunale in cui alcune donne (parlamentari e ministre di centrodestra, olgettine, Ruby), prese come simbolo di vita “dissoluta” dell’ex premier B., venivano insultate per insultare lui, sì, ma senza troppo pensare all’offesa fatta alla donna? E oggi che il grillino De Rosa dice quello che gli striscioni in piazza (e Sabina Guzzanti, nel 2008) dicevano all’ex ministro Mara Carfagna, il dibattito si riapre. La scrittrice Lidia Ravera, nel 2011 tra le promotrici del manifesto di “Senonoraquando” e dell’omonima manifestazione, mette subito un paletto: l’insulto di De Rosa, dice al Foglio, è effetto “della convinzione radicata, e per alcuni addirittura inconscia, secondo la quale le donne sono funzione del desiderio maschile. Ma non si può collegare il fatto che le donne vengano continuamente insultate al fatto che qualcuna possa aver detto che ci sono carriere favorite dagli appetiti maschili”.

“Peraltro io non incolpo le donne”, dice Ravera, “ma i meccanismi di promozione sociale vigenti in questo paese, basati su ogni sorta di opportunismo, sessuale e non, che riguarda entrambi i sessi. Invito le donne a rispedire al mittente, in un coro trasversale, la subcultura in base alla quale veniamo promosse o bocciate in virtù della nostra disponibilità a giocare il ruolo dell’oggetto”. Ma c’è chi, come la giornalista Paola Tavella, punzecchia su Facebook le donne di “Senonoraquando”, alludendo a un precedente deficit di sensibilità su casi analoghi: “… Ehi ragazze, ma vi ricordate gli insulti a Carfagna, Santanchè eccetera? Ora vi tocca mangiare la minestra che avete preparato. Fa schifo vero?”. Si ritorna lì: all’idea che il clima di riprovazione collettiva e ossessività morbosa sullo stile di vita “Bunga-Bunga”, unito all’urgenza di liberarsi anche politicamente del Caimano, possa, in alcuni casi, aver dato una sorta di lasciapassare all’offesa sessista collegata a una presunta superiorità morale (tipo gli striscioni “Fuori le zoccole dallo stato”). E che il chiacchiericcio morboso, unito alla divisione antropologica tra donne perbene e donne permale, possa aver nutrito l’indignazione un tanto al chilo (internettiana e non) che poi si sfoga anche a livello di sessismo.

Ma Elisabetta Addis, che nel 2011 era nel comitato promotore di “Senonoraquando”, respinge alla radice l’idea: “Noi non abbiamo mai criticato altre donne. Abbiamo criticato l’ex presidente del Consiglio. Noi non ce la prendiamo mai con le donne, qualsiasi mestiere facciano, ma con i puttanieri. Il fatto che alcune donne non abbiano difeso la Carfagna come avrebbe meritato non significa che la minestra l’abbiano preparata le donne. La minestra misogina alberga negli uomini di destra e anche un po’ in quelli di sinistra. Faccio notare che la maggior parte di quelli che facevano gossip sulle ex ministre del Pdl erano maschi. E l’idea che le donne siano divise in perbene e permale è il riflesso del complesso angelo-puttana, complesso che hanno i maschi”.

Michela Marzano, interpellata come deputata e testimone oculare sul caso De Rosa (di cui ha scritto ieri su Repubblica) e come filosofa del “corpo delle donne”, dice che la “preoccupazione” antisessista, per quanto la riguarda, “è sempre stata trasversale: da quando sono in Parlamento ho sempre reagito, assieme a colleghe di diversi partiti, a insulti o violenze rivolte a qualunque donna, per esempio quando i Cinque stelle hanno detto a Mara Carfagna, persona seria e che lavora, ‘torna a fare la velina’. Forse però è vero che in passato c’è stata leggerezza nel modo di affrontare un problema profondo, che parla di una mentalità che non si riesce a scardinare. Si pensava che questi insulti riguardassero solo alcune donne, mentre riguardano tutte le donne”.

C’è chi, come la filosofa Vittoria Ottonelli, ha scritto un libro sul tema (nel 2011): “Libertà delle donne. Contro il femminismo moralista”. Un saggio in cui le manifestazioni di “Senonoraquando” e i documentari tipo “Il corpo delle donne” di Lorella Zanardo venivano presi a esempio di un certo automatismo nel dividere il mondo in donne che si sacrificano (mamme, lavoratrici e studentesse) e in donne che preferiscono prendere la via più breve. Per Ida Dominijanni, filosofa e firma del Manifesto, il problema “è l’immaginario sessuale e politico maschile. Dopodiché è vero che due o tre anni fa si è appiccicato esclusivamente addosso alle olgettine e alle donne politiche berlusconiane un pregiudizio che viene da una mentalità che riguarda anche il questore della Camera Dambruoso, il quale tra qualche giorno parteciperà a un convegno contro il femminicidio dopo aver dato colpi di karatè in Parlamento alla deputata Lupo”.

(Marianna Rizzini, “Il Foglio”)

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2 risposte a Lazzi e cazzotti in aula: chi di maschilismo ferisce, di femminismo perisce
Pini: “7.100 preferenze in tre giorni: mi fa ancora male la mascella”
Bocca “De” Rosa e l’offesa alle ragazze “pom-pom”: la politica oggi si fa a colpi d’ironia hard. La Pini (Pd: modello Giuditta) stende con un tweet il collega parlamentare M5S Felice (quello dell’affondo infelice), che trova pane per i suoi denti. Una battuta da Pulitzer: è lei l’eroina del giorno!

  1. Leno Lazzari Rispondi

    03/02/2014 alle 13:00

    Non mi piace affatto il modo in cui la B. ricopre il suo ruolo (il mio disgusto politico risale a quando era all’ONU) e appoggerei qualsiesi critica in questo senso. Ma ragazzi, mi fa davvero perdere le staffe il piagnisteo di costei come delle sue sodali nel palazzo (e annessa stampa “demokratica”) che sbavano “abbasso l’attacco sessista”, dimostrando memoria debole o ipocrisia sconfinata, perchè a me hanno “toccato” le cose vergognose che da vent’anni almeno la sinistra tutta dice quando parla delle donne in politica nel centrodestra.

    Io queste cose le ricordo, e la Boldrini ?

    E COSA MAI ha fatto la Boldrini quando ad essere attaccate erano le donne di destra ? Ha mai aperto bocca ?

    E costei si permette oggi di chiedere il sostegno alle istituzioni, ai colleghi e al paese ?

    E non sono state la Carfagna e la Santanché le uniche donne di destra ad essere state offese nella persona nella più totale indifferenza istituzionale della piagnona istituzionale, ma molte di più.

    Leno Lazzari

  2. Leno Lazzari Rispondi

    03/02/2014 alle 15:29

    E poi, se proprio si voleva offendere la Boldrini sarebbe stato sufficiente ricordarle i suoi comportamenti, dall’ONU, nei confronti dell’Italia per gli sbarchi a Lampedusa per cui ci additava la Guardia Costiera come assassina di disperati o braccio armato di Berlusconi allora primo ministro. Era ed è vero contrario, nessuno dei paesi mediterranei ne soccorre quanti noi.

    Bastava anche farle presente il suo assordante e connivente silenzio quando era all’ONU, quando la Guardia Civil SPARAVA A VISTA sui barconi.

    Leno Lazzari

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