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11/2/2014 – Nel mese di gennaio sul crinale appenninico è piovuta tanta acqua come nella città indiana di Cherrapunje, che è la più piovosa del mondo: 883 millimetri nei pressi del passo del Cerreto, alle sorgenti del Secchia e addirittura più di mille ai Lagdei, contro una media stagionale di 180 millimetri.
Nei tre giorni dell’alluvione del Secchia, sono piovuti fra i 300 e i 500 millimetri di piogge (niente neve). E in pianura, sempre in gennaio, la stazione meteo dell’università al campus San Lazzaro di Reggio ha rilevato 1333,6 millimetri di piogge, più del triplo della media stagionale.
Per chi non se ne fosse accordo, questi si chiamano né più né meno “cambiamenti climatici”. Non siamo ancora la catastrofe, ma non ci manca molto.
Siamo già entrati in un mondo sconosciuto, e quanto è accaduto in questi ultimi inverni non è un’eccezione. Sarà il nostro futuro. Ma quest’anno è come se, insieme all’argine del Secchia si fosse rotta una barriera invalicabile.
«E’ stato il secondo gennaio più caldo in 184 anni, e in Appennino abbiamo registrato piogge monsoniche», ha dichiarato Luca Lombroso, direttore dell’osservatorio Geofisico dell’università di Modena e Reggio. In un’intervista al settimanale Giornale di Reggio, il noto meteorologo ha lanciato un allarme senza precedenti, che speriamo non resti inascoltato: «Dobbiamo abituarci a convivere con frane, alluvioni e dissesti idrogeologici, dobbiamo abituarci a cambiamenti profondi del clima, già in atto, consapevoli che dovremo cambiare il nostro modo di vivere».
E aggiunge: «Non potremo più abitare in certe zone, e dovremo prepararci ad abbandonare le nostre case se diventerà impossibile mettere una frana in sicurezza assoluta. Le previsioni del Club di Roma, attaccato da ogni per il suo presunto catastrofismo, si stanno puntualmente verificando».
«Ci troviamo di fronte a una nuova normalità – aggiunge Luca Lombroso – E’ fondamentale la gestione di fiumi e nodi idraulici. Dobbiamo cambiare radicalmente il modo di vivere e di sviluppare il territorio: basta con la cementificazione, bvasta con l’uso sfrenato del combustibile fossile, no alla ricerca petrolifera. Dobbiamo dare ascolto all’allarme lanciato dalla Banca Mondiale, va assolutamente scongiurato l’aumento di 4 gradi del global warming entro il 2100. Altrimenti non si potrà tornare indietro, e sarà la catastrofe globale».
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