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[[ Sei mesi per un bacio “lascivo”. E altri sei per una felpa. In tribunale una giornata alla Nanni Loy

29/1/2014 – Giornata di condanne esemplari in tribunale a Reggio. Difeso dall’avvocato Claudio Bassi, un giovane albanese ha patteggiato  la pena di sei mesi ed è stato rimesso in libertà per il furto di una felpa.

La commessa non l'ha bevuta, nonostante il giovane si muovesse con passo "felpato"

La commessa non l’ha “bevuta”, nonostante il giovane si muovesse con passo “felpato”

L’albanese, che ha 18 anni, era stato arrestato ieri mattina dai carabinieri di Sant’Ilario, dove con visto turistico era andato a trovare dei parenti. Entrato in un negozio di abbigliamento, aveva dapprima provato alcune felpe, poi, trovata quella di suo gusto, aveva staccato il dispositivo antitaccheggio e aveva cercato di uscire nascondendola sotto il giubbotto. Ma alla commerciante non è sfuggito il rapido ingrassamento del giovane cliente, e lo ha inseguito per strada, chiamando i carabinieri. Il giovane è stato poi bloccato dai carabinieri, che hanno anche recuperato la felpa.

Sempre in mattinata, a un uomo è costato caro il bacio “lascivo” rubato alla nuora. Si è preso sei mesi e 20 giorni di reclusione, pena sospesa, per aver baciato sulla bocca la moglie del figlio della sua convivente trattenendola per i polsi contro la sua volontà. Lui, difeso dall’avvocatessa Maria Rosaria Nicoletti, di Parma, ha negato decisamente. Anche la sua compagna e altri  parenti, tutti di origine calabrese, hanno messo in dubbio l’accusa della donna, da loro definita anche una “poco di buono”.

gif-animate-baci-18Il fatto di cui si è occupato il collegio presieduto da Francesco Caruso risale al 22 gennaio di sei anni fa, ed avvenne nello scandianese. L’uomo aveva accompagnato nella loro abitazione la donna che lo ha poi denunciato e suo marito. La macchina di quest’ultimo, si è appreso in aula, era stata sequestrata perché priva di assicurazione.

Il marito si era assentato per qualche minuto e l’imputato era rimasto solo con la donna. Poi aveva deciso di andarsene anche lui, e i due si erano avvicinati per scambiarsi un bacio di saluto. Ma – ha denunciato poi la donna – l’imputato aveva cercato di baciarla sulla bocca, in modo lascivo, tenendola stretta per i polsi e impedendole di reagire. Dopo averlo mezzo alla porta, aveva telefonato al marito, figlio della convivente dell’imputato, raccontando quel che era successo. Ne era seguito un chiarimento in famiglia, piuttosto chiassoso, tanto che i vicini avevano chiamato i carabinieri.

La “suocera”, costituitasi parte civile con l’avvocato Costantino Diana, ha ribadito questa mattina la sua accusa. Con toni decisi, e a tratti anche accesi, la convivente dell’imputato ha detto che l’accusatrice non era credibile, e che tutto nascerebbe da una questione di soldi. Lei passava spesso del denaro a quel suo figlio e alla moglie, e anche due giorni prima erano andati a chiederle del denaro perché era imminente uno sfratto.

Ma per il procuratore Giorgio Grandinetti, che aveva chiesto la condanna a un anno, non era credibile che l’accusa derivasse da una questione di soldi. Se avessero voluto ottenere del denaro, i due coniugi avrebbero potuto farlo in cambio della non denuncia del fatto, inventato o vero che fosse. Per l’avvocatessa Nicoletti, invece, l’imputato andava assolto perché contro di lui c’era solo la parola della donna costituitasi parte civile. Ma non era credibile, secondo l’avvocato, una violenza scattata al momento del commiato.

 

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Una risposta a 1

  1. Asteroide 423 Rispondi

    29/01/2014 alle 20:02

    Mio padre mi diceva sempre che quando in TV (negli anni ’70) si parlava di Reggio…avrebbero dovuto specificare bene Reggio Emilia e Reggio Calabria.
    Un veggente. Come me del resto..

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