25/1/2014 – Maurizio Landini va allo scontro finale con Susanna Camusso. Il sindacalista reggiano arrivato dalla gavetta operaia e oggi segretario generale della Fiom, capace di tenere testa a grandi economisti nei dibattiti tv, attacca frontalmente la leader della Cgil per l’accordo sulla rappresentanza firmato insieme a Cisl, Uil e Confindustria. Accordo che taglia le unghie alla Fiom nelle sue stesse roccaforti industriali.
Ieri a Bologna, all’assemblea regionale dei delegati Fiom, ha chiesto la sospensione del congresso Cgil. «Se uno non vuole fare degenerare la situazione l’unica soluzione è sospendere il congresso – ha detto Landini – e arrivare a una consultazione vera tra di noi sul nuovo accordo sulla rappresentanza». Cosa significa quel “degenerare”? Significa che la situazione può diventare incontrollabile alla base, e che l’esito inevitabile del braccio di ferro sarebbe una scissione. Se ne parla da anni, e le ipotesi sono sempre state smentite dai fatti, ma questa volta è più che mai vicina l’ora della resa dei conti interna.
La tensione fra i metalmeccanici è palpabile. All’assemblea dei delegati il segretario della Cgil emiliana Vincenzo Colla ha incassato una bordata di fischi: «Siete venduti ai padroni – gli hanno gridato – Andate a lavorare in fabbrica». Sommerso dagli applausi invece il discorso del segretario regionale Fiom Bruno Papignani, specialmente quando ha detto che Susanna Camusso “è inadeguata al ruolo che ricopre”.
A dar manforte all’allievo prediletto è sceso in campo con tutta l’ala sabattiniana anche “l’altro” reggiano d’acciaio Gianni Rinaldini, segretario della Fiom prima di Landini, che da giorni gira l’Italia per dibattiti e manifestazioni (anche alla Camera del lavoro di via Roma). In un’intervista allla rivista Inchiesta Gianni Rinaldini ha affermato: «Quello che è successo al Comitato Direttivo della Cgil con il voto che è stato espresso, è un fatto gravissimo, persino inverosimile, di cui ne va della stessa dignità del gruppo dirigente della Cgil. Hanno fatto finta di credere – ha aggiunto – alla farsa di un accordo definito “Testo Unico sulla Rappresentanza”, che non solo assorbe gli accordi precedenti, ma aggiunge questioni fondamentali, che ne modificano sostanzialmente il significato come se fosse un regolamento attuativo e non un accordo».
Poi la stoccata: «Si sono comportati come quei parlamentari che hanno votato che Ruby è la nipote di Mubarak!». Difficile che certe parole restino senza conseguenze.
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