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La tragedia del bus: domani l’addio a Sylvester e il corteo degli studenti. Tensione fra i giovani africani

16/1/2014 – I funerali di Sylvester Agyemang, il ragazzo ghanese di 14 anni morto alla fermata di viale Piave a Reggio mentre scendeva dal bus per andare a scuola, sono stati fissati per sabato alle 14 nella chiesa parrocchiale di Rubiera. Si svolgeranno con il rito della confessione evangelica della famiglia di Sylvester, tuttavia in segno di solidarietà e vicinanza alla famiglia da parte di tutta la comunità cattolica, il vescovo monsignor Massimo Camisasca ha autorizzato lo svolgimento della funzione nella Chiesa parrocchiale di Rubiera. Si prevede una grande folla: sono tanti, infatti, i ragazzi che vogliono dare di persona l’ultimo saluto al ragazzino ghanese.

Intanto gli studenti degli istituti superiori reggiani hanno confermato sempre per sabato, ma in mattinata a Reggio, il corteo in ricordo di Sylvester e per protestare contro la mancanza di sicurezza nel trasporto pubblico.

In un volantino, pare riconducibile a gruppi antagonisti – ma che in questo momento rispecchiano un’opinione diffusa fra i cittadini – si chiedono anche le dimissioni di quelli che vengono definiti gli “indegni gestori del trasporto pubblico”.

Alla fermata di viale Piave dove Sylvester è morto continua il pellegrinaggio degli amici, dei compagni di scuola e dei cittadini che portano fiori in ricordo del ragazzo: questa mattina è comparso un nuovo cartello con la foto del ragazzo di 14 anni e un semplice saluto: “Ciao Sylvester”.

Intanto cresce la tensione tra i giovani africani, in particolare i connazionali ghanesi di Sylvester: anche oggi pomeriggio su un bus della linea 2 due ragazzi hanno dato in escandescenze contro l’autista, coprendolo di insulti. Uno dei due mentre scendeva sarebbe rimasto fra le ante della porta centrale in fase di chiusura.

Niente di grave e nessuna conseguenza (probabilmente il giovane è sceso all’improvviso quando l’autista aveva già azionato la chiusura, ma tanto è bastato per suscitare una reazione rabbiosa con una decina di minuti di urla e insulti e con riferimenti continui alla tragedia di Sylvester: “E se mi succedeva come a lui?”. L’autobus è rimasto fermo a lungo davanti davanti all’ufficio immigrazione della Questura, e alla fine sono dovuti intervenire due poliziotti. Per gli autisti di Seta tira brutta aria.

Torniamo alla manifestazione di sabato: il corteo partirà  alle 7.30 dal polo scolastico di via Makallè, quindi sosta davanti allo Scaruffi, la scuola frequentata da Sylvester Agyemang , per arrivare alla fermata dove è avvenuto il tragico incidente, davanti a Porta Santa Croce.  Lo stesso volantino convoca per il pomeriggio di sabato, alle 15.30, alla Casa Bettola (la casa cantoniera occupata) un’assemblea pubblica per discutere sui problemi del trasporto pubblico. “Crediamo – è scritto tra l’altro nel volantino – che ci siano dei responsabili superiori alle bravate o alle distrazioni di questo incidente e che le cause provengano dai piani più alti. Le alte cariche di Seta si sono sempre mostrate sorde e cieche davanti alle esigenze degli utenti. Questa brama di profitto è costata la vita a un ragazzo troppo giovane”.

Considerazioni critiche, ma di altro tono, vengono svolte da Michele Bonforte, responsabile di Sel, che tra l’altro scrive: “ Si è tagliato ferocemente sul trasporto pubblico, costringendo gli autisti a guidare veicoli che non danno la piena visibilità degli accessi. Sono stati fatti studi sul rischio delle fermate, ma non si è passati dall’osservare al fare. E’ giusto che ora si ascolti la voce amareggiata e dolente dei giovani, che hanno perso uno di loro, e che vogliono parlarci”.

Intanto il pm Stefania Pigozzi continua l’inchiesta sulle responsabilità di quanto è avvenuto in quella fermata e, più in generale, sulla sicurezza del trasporto pubblico. Gli indagati restano due: l’autista dell’autobus dal quale è caduto il giovane studente e il conducente del mezzo che lo seguiva, accusato di omissione di soccorso. Sylvester, hanno accertato i periti, è morto per aver battuto violentemente la testa, ma non è stato travolto dalle ruote dell’autobus. Si tratta di capire perché quella che avrebbe dovuto essere una normale discesa si è trasformata in una caduta mortale. Ma le telecamere di sorveglianza sulle porte funzionano solo in diretta, non hanno apparato di registrazione. E le testimonianze raccolte finora sono confuse. L’unica cosa certa è che lo zaino del ragazzo è rimasto agganciato a un elemento interno dell’autobus.

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