Io speriamo che me la “cavò”!
Tesoro di famiglia sparisce dal caveau: causa contro il San Geminiano San Prospero, inchiesa della Procura

22/1/2014 Si arricchisce di nuovi particolari il mistero dei 250 mila euro in contanti e dei gioielli per altri 70 mila euro spariti da una cassetta di sicurezza del Banco San Geminiano San Prospero. Sulla vicenda, veramente carica di tinte gialle, oltre a un’inchiesta della Procura di Reggio Emilia, è in corso una causa civile per la quale è in calendario una nuova udienza in Tribunale il prossimo 7 maggio.

La storia è stata ricostruita ieri in una conferenza stampa dagli avvocati Enrica Sassi e Andrea Boni, che assistono la titolare della cassetta nella vertenza con l’istituto di credito.

La vicenda aveva avuto inizio nell’estate di quattro anni fa. L’11 agosto 2010 Monica Franceschetti andò ad aprire la cassetta che aveva alla sede centrale del Banco e la trovò vuota. Non solo era sparito il tesoro di famiglia, ma secondo 4minuti. it non c’era neppure il bauletto antirapina nel quale, da anni, la Franceschetti teneva 250mila euro in contanti e monili del valore di 60- 70 mila euro. Nel marzo dell’anno dopo la donna, che lavora presso un imprenditore reggiano, raccontò alla stampa l’incredibile caso nello studio dell’avvocato Enrica Sassi. Nel frattempo sono arrivate diverse risposte da parte della banca, di cui la donna ha parlato ai media insieme ai suoi avvocati. E’ intenzionata ad andare fino in fondo perché si sente presa in giro, oggetto di illazioni che fanno passare lei e l’anziana madre, contitolare di quella cassetta, come abili truffatrici. ” Non accetto insinuazioni“, ha detto con forza.

Nella sua ultima versione la banca sostiene che il 13 luglio del 2003, quando venne fatto l’ultimo accesso, la madre svuotò la cassetta e disse all’addetto che la chiave non funzionava, per cui bisognava farne una copia. Ma l’avvocato Sassi ha fatto presente che questa versione arriva dopo altre, smentite dai fatti. E anche questa non regge, perché copia di quella chiave che sarebbe stata richiesta dalla madre non è mai arrivata nè a lei nè alla figlia.

E poi c’è la dichiarazione dell’impiegato che accompagnò la donna a quell’accesso del luglio 2003 alla cassetta di sicurezza, apribile solo con l’uso contemporaneo di un’altra chiave posseduta dalla banca. Questi ha dichiarato che quell’accesso fu del tutto normale, e che non emersero particolari problemi, tanto che non fece alcuna segnalazione alla direzione della banca.

La Banca, dopo la prima segnalazione della sparizione, aveva detto che si trattava di un fatto impossibile. E, poiché era sparito anche il bauletto interno alla cassetta, dove viene rinchiuso quel che si vuole proteggere, la banca rispose che quella cassetta, a differenza di altre, non aveva un suo bauletto. Quando venne chiesto ai responsabili se erano state fatte delle modifiche alle cassette, e in particolare a quella della misteriosa sparizione, la risposta fu negativa.

Intanto era partita un’inchiesta, condotta dalla pm Stefania Pigozzi, e i carabinieri, che della vicenda si sono occupati con i finanzieri, presero contatto con la ditta bolognese che si occupava della manutenzione di queste cassette di sicurezza. Con tanto di fattura annessa, pagata dalla banca, l’ incaricato della ditta bolognese rispondeva di essere intervenuto nel luglio del 2003, (esattamente tre giorni dopo l’ultimo accesso) per effettuare la sola duplicazione della chiave del bauletto: è una chiave che lo blocca dalle guide interne alla cassetta, attuando un accorgimento in funzione antirapina.
Quindi, ha osservato l’avvocatessa Sassi, quel bauletto del quale la banca ha prima negato l’esistenza c’era davvero, nel luglio del 2003: lo attesta il fabbro venuto da Bologna. Però è stata la banca a pagare la frattura, e le interessate non solo non hanno ricevuto copia delle chiavi ma non sono neppure state informate del lavoro svolto sulla loro cassetta.

Per la banca, dicevamo, “il fatto è impossibile“. Per il difensore della Banca nella causa civile, l’avvocato fiorentino Beatrice Bucci Donati, tutto è frutto di un equivoco: per lei si confonde il bauletto con la cassetta di sicurezza.

Quest’ultima, a differenza del primo, è apribile con la sola chiave del cliente, mentre la cassetta di sicurezza è apribile soltanto con l’uso contemporaneo della chiave in possesso della banca e di quella del cliente. “La Guardia di Finanza – sostiene – ha fatto un’ispezione e diversi controlli nei locali delle cassette  di questa banca, e ha messo a verbale che è impossibile aprire la cassetta con una sola chiave.

La prossima udienza nel processo civile è fissata per il 7 maggio prossimo.

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