BOTTA…
Tariffa Acqua: un voto incomprensibile
Si è tenuto lunedi scorso a Bologna un importante incontro dell’Autorità d’Ambito regionale (Atersir) per approvare le nuove tariffe dell’Acqua 2012-2013 (retroattive!) e la restituzione ai cittadini della quota relativa alla remunerazione del capitale, abolita dal Referendum del 2011.
Su entrambe le questioni Atersir non ha potere decisionale, ma è solo tenuta a ratificare ciò che decide l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) a cui il Governo ha delegato un potere tecnocratico fuori dal controllo democratico (non è un caso che i suoi costi siano coperti dagli stessi gestori dei servizi pubblici locali che dovrebbe controllare, da cui provengono anche i suoi strapagati manager).
Nello scorso aprile Atersir, presieduta dal Sindaco di Bologna Merola, aveva espresso un parere fortemente critico sul nuovo metodo tariffario proposto da AEEG (incoerente con l’esito referendario), ma le sue osservazioni non sono state tenute in alcun conto. E così è andata per quanto riguarda il ridicolo rimborso (meno di un decimo di quello che avrebbe dovuto essere secondo il Movimento referendario) ai cittadini della remunerazione del capitale abolita dal Referendum.
Lunedì ci si sarebbe aspettati quindi da Atersir un voto negativo che, pur non potendo cambiare nell’immediato le cose, avrebbe consentito al consiglio d’ambito più grande (e in teoria influente) d’Italia di ribadire con fermezza la propria posizione politica. Ma così non è stato.
La spiegazione di questo atteggiamento remissivo fornita dagli amministratori locali emiliano-romagnoli sta nel potere di ricatto esercitato nei loro confronti da AEEG che in caso di non ratifica avrebbe esautorato Atersir, tagliandogli i finanziamenti e rapportandosi direttamente ai gestori (di cui Atersir è l’organo pubblico di controllo).
Ma siamo sicuri che questo sarebbe potuto avvenire senza creare un serio problema politico? O forse gli amministratori locali della nostra regione questo problema politico al “proprio” governo non avevano alcuna intenzione di crearlo? E vogliamo dirlo che questo governo ha la privatizzazione dei servizi pubblici locali e la mercificazione dei beni comuni tra i propri obiettivi principali, in spregio dei Referendum?
Ci risulta ancora più difficile da capire perché il rappresentante in Atersir della nostra provincia, Mirko Tutino, pur “avendo ricevuto dal suo Consiglio Locale (i sindaci reggiani) mandato a votare contro” – come lui stesso ha precisato – si sia limitato invece ad astenersi, accettando come contropartita 2 deboli emendamenti migliorativi alla delibera proposti dal collega forlivese, che ne lasciano tuttavia invariata la portata negativa.
Dai nostri amministratori locali continuiamo ad aspettarci più coerenza e più coraggio (non dimentichiamoci che tra pochi mesi ci chiederanno il nostro voto alle amministrative…).
E anche più dialogo con i loro cittadini, visto che solo 2 sindaci di montagna hanno risposto finora alla Lettera Aperta sulla ripublicizzazione del Servizio Idrico, inviata dal Comitato a tutti i sindaci reggiani prima di Natale, firmata da oltre trenta importanti associazioni della società civile reggiana, che rappresentano alcune decine di migliaia di abitanti del nostro territorio.
COMITATO PROVINCIALE ACQUA BENE COMUNE
Miley Bene Comune. La peperina Cyrus ritratta dal grande Terry Richardson (gli occhiali sono del fotografo). Solo lei potrebbe farci amare le bollette Iren…
…E RISPOSTA
L’ASSESSORE RISPONDE AL COMITATO ACQUA BENE COMUNE: “LA NOSTRA NEGLI ULTIMI 2 ANNI L’UNICA POSIZIONE CRITICA SUL METODO TARIFFARIO, SULLA GESTIONE DA PARTE DI AZIENDE QUOTATE E SUI PIANI ECONOMICO-FINANZIARI”
Il Comitato Acqua Bene Comune può stare tranquillo: a Reggio non
abbiamo perso di vista che c’è un referendum da rispettare.
Lo scorso 30 dicembre, nella seduta del Consiglio d’Ambito di ATERSIR
(Agenzia Territoriale dell’Emilia Romagna – Servizio Idrico e Rifiuti,
cioè l’organo che svolge un’attività di controllo sui gestori del
servizio idrico e sulle tariffe a livello regionale), si dovevano
approvare i piani economico-finanziari delle diverse gestioni del
servizio idrico della regione e si doveva deliberare la restituzione di
quanto incassato indebitamente dai gestori nel corso del 2011,
nonostante fosse stata eliminata la “remunerazione garantita del
capitale investito”.
Lo staff tecnico dell’agenzia ha applicato un metodo – non condivisibile
– redatto dall’autorità nazionale per l’energia e per il gas. Questo
metodo ha subito 35 ricorsi e dal punto di vista degli amministratori
reggiani, non rispetta il referendum. E questo per due ragioni: lascia
ai gestori un margine per poter ottenere profitto dalla remunerazione
del capitale e, soprattutto, non consente una reale trasparenza
nell’analisi dei bilanci dei gestori.
Ed é questo che ho ribadito nella seduta di ATERSIR del 30 dicembre. Il
Comitato Acqua Bene Comune, nel suo comunicato, non cita un dettaglio
importante. Le due delibere sono state approvate con 8 voti favorevoli
ed un’astensione, la mia. Ho espresso quindi l’unico voto in difformità
con la proposta di delibera. Voto che ha seguito un intervento molto
duro.
Perché non un voto contrario? Per due motivi: 1) la proposta del
rappresentante di Forlì ha migliorato la delibera rispetto alla prima
proposta, introducendo due valutazioni critiche sul metodo elaborato
dall’Autorità nazionale 2) i documenti in approvazione erano il frutto
di un lavoro di analisi compiuto dai tecnico dell’Agenzia regionale con
mesi di lavoro e, pur dovendo applicare una legge che riteniamo
sbagliata, é stato compiuto con perizia e competenza.
Il Comitato non può ignorare che Reggio Emilia, il 30 dicembre come
negli ultimi due anni, a livello regionale ha espresso l’unica
valutazione critica sul metodo tariffario, sulla gestione del servizio
idrico da parte di aziende quotate e sui piani economico-finanziari.
Reggio Emilia, ad oggi, é l’unica realtà che ha deliberato la scelta
di abbandonare una gestione attraverso una società quotata per
costituire un soggetto interamente pubblico per la gestione del Servizio
Idrico Integrato.
Quando in un organo di nove componenti si ha un solo in voto in
difformità con quello positivo degli altri, nonostante il lavoro dei
tecnici dell’Agenzia sia stato compiuto egregiamente, il segnale
politico é fortissimo. Il vero tema politico da affrontare penso sia un
altro: evitare che la posizione reggiana sia la sola in Regione a
chiedere il pieno rispetto del referendum.
MIRKO TUTINO – Assessore provinciale all’Ambiente