6/12. Un’altra donna massacrata di botte, un’altra storia di violenza cieca sulle donne. Un albanese di 27 anni è stato catturato dai Carabinieri per aver mandato l’ex moglie all’ospedale. Il dramma nella giornata di ieri. Lui l’aveva invitata a prendere un caffè e lei, nonostante fosse già stata vittima di percosse e di comportamenti persecutori da parte dell’ex marito, ha accettato.
Ma quel caffè non lo hanno preso perché in auto, in via Petrolini alla periferia di Reggio, è nata l’ennesima discussione e lui, un operaio albanese di 27 anni, l’ha immobilizzata prendendola per il collo e torcendole un braccio e per poi picchiarla con ferocia, tanto da causarle lesioni che al pronto soccorso sono state giudicate guaribili in tre settimane. Dopo il pestaggio la giovane, una moldava di 25 anni, è stata sbattuta fuori dall’auto, e poi spintonata contro il mezzo.
Lei è riuscita ad allontanarsi e a rifugiarsi nella vicina abitazione di un’amica. Da lì, mentre fuori l’uomo urlava minacce per farla uscire, ha finalmente trovato la forza di denunciare l’uomo. L’albanese, trovato ancora sul posto dai carabinieri, ha continuato a minacciare di morte la donna davanti ai militari. E’ stato arrestato. Stamattina è comparso davanti al giudice Andrea Rat, che ha convalidato l’arresto e ha deciso per gli arresti domiciliari, in attesa del 19 dicembre, giorno del processo. L’albanese, che ha negato di aver maltrattato la donna, sostenendo che ieri sera si era limitato bloccarla perché si era agitata, dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia e di lesioni. Quello di ieri sera è stato il momento culminante di una precedente storia di maltrattamenti e di percosse, testimoniate anche dalla madre della giovane e da una sua amica. Ma, per paura, finora la giovane aveva preferito non sporgere denuncia: si era comportata così anche in luglio, quando, dopo pesanti percosse, era intervenuta la polizia.