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Di Pietro addio, l’assessore De Sciscio s’è dimessa dall’IdV: resta in giunta (da indipendente) o ci sarà un rimpasto? Ugo, facci sapere…

1/12. Saluti e baci,  senza rancore. Scelta definitiva? Scelta provvisoria? Per adesso una scelta serena. L’assessore al Bilancio del comune di Reggio e già vicesindaco della giunta Delrio, Filomena De Sciscio, si è dimessa dall’Italia dei Valori, cui era iscritta – dice – dal 2007. La fine di un amore trasformata in una separazione senza strascichi ma con qualche incognita. La convinceranno a ripensarci? Può darsi, ma lei ad oggi sembra convinta,  quasi sollevata.

Filomena De Scisio (a sinistra) venerdì all'affollato aperitivo d'arte da Mazzocchi & C.

La De Scisio (a sinistra) venerdì all’affollato aperitivo d’arte da Mazzocchi & C.

Nessuna tessera stracciata platealmente in pubblico, a quanto pare. Solo la presa d’atto di un amore finito, di una illusione perduta, in attesa di una nuova avventura pubblica che bussa alla porta del cuore o alla finestra di un’altra formazione politica: d’altronde le elezioni amministrative incombono, e nel caos generale pullulano annusamenti e corteggiamenti vari, sia a destra che a sinistra (per non dire al centro).

Lo ha confidato lei stessa venerdì sera, col sorriso sulle labbra, mentre con alcuni amici sorseggiava un drink all’inaugurazione di una mostra di pittura nella sede dello studio di commercialisti Bfmr, aggiungendo di averlo comunicato ufficialmente alla direzione del partito a inizio settimana.

Chissà come l’avrà presa Liana Barbati, capa dei dipietristi locali con un posto in Regione: tuttavia al momento non si registrano scene di panico collettivo o lutti al braccio. Di fronte a un addio definitivo in forma di dimissioni irrevocabili, infatti, ammesso che sia così, non rimane che augurare buona fortuna e farsene una ragione.

La De Sciscio, che veniva dalle Farmacie comunali, è entrata in giunta nel 2010 (cooptata dal sindaco Delrio) al termine di una non facile e controversa selezione per il vacante posto di vicesindaco. Tania Riccò? No, troppo preparata (è tributarista) e mondana. Lasciamola a Sgarbi a Salemi. Sara Di Antonio? No, sembrerebbe un blitz, gli iscritti non capirebbero: è brava pure lei, ma lasciamola in lista con Civati. E così lo scranno fu assegnato a una delle poche attiviste rimaste nella rosa (o meglio: nella “quota rosa”, visto che doveva scegliere una donna), una giovane inesperta ma promettente che nel frattempo è diventata mamma, ha dismesso gli occhiali e si è fatta le ossa nella complessa gestione della macchina municipale.

Ok, e adesso? Se Filomena era arrivata in giunta in quota IdV, adesso che non è più iscritta all’IdV (partito in effetti in caduta libera) che succede? Resterà nell’esecutivo di Ugo Ferrari come indipendente (tanto manca poco alla scadenza naturale del mandato) o magari ci sarà un rimpasto di giunta (con il naturale innesto – Cencelli dixit, coalizione docet – di una figura femminile di stretta osservanza dipietrista)? O, terza ipotesi, la transfuga – previo doloroso travaglio e doverosa trasfigurazione – indosserà la casacca di un altro partito-cespuglio dell’area di centrosinistra? Ah, saperlo…

Sulla questione tattica la De Sciscio rimane abbottonata. “Chi vivrà vedrà – è il senso del fugace scambio di battute scambiate con un paparazzo, comunque astemio -, per adesso so solo che me ne sono andata perché nel partito e dal partito non sentivo più gli stimoli giusti e per me necessari, perché è venuto a mancare un progetto condiviso e soprattutto una squadra affiatata come invece c’era anni fa”.

E i fiori che il gruppo regionale le ha regalato qualche anno fa in occasione della nascita di sua figlia? “Un bel gesto, sul quale però i giornali hanno fatto un po’ di confusione, come se fossi io a essere nel mirino…” (questo giornale online in effetti l’ha difesa, così come ha preso le difese di un gesto assolutamente innocente e spontaneo, di umana cavalleria, tra l’altro costato poche decine d’euro: tanto da omaggiarla a nostra volta (clicca e leggi) di un bel mazzo – simbolico – di rose rosse).

Insomma, si è esaurito un ciclo, forse anche un senso, insomma s’è usurata un’appartenenza (eh sì, comincia a stare un po’ stretta).  Filomena cerca nuove ali per volare, non vuole restare intrappolata in vecchi schemi che non sente più suoi. Non un calo di interesse per la politica attiva, par di capire, bensì un calo di desiderio nei confronti di un partito superato a destra dalla storia e a sinistra dalla cronaca.

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Una risposta a 1

  1. Marco Rispondi

    01/12/2013 alle 12:19

    …Giunta sulla poltrona senza neppure accorgersene. Fulminata sulla via di Damasco 6 mesi prima della fine legislatura… si allontani dal suo ruolo: un atto di una donna responsabile…..

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