di Pierluigi Ghiggini
19/12 – «Quello che ho visto a Reggiolo e Brescello mi ha riportato al clima di tensione che si respirava nelle assemblee antimafia alcuni anni fa, in Sicilia. Mi sembra evidente che parlare di mafie oggi a Reggio è diventato qualcosa di altamente scomodo». E’ la riflessione di Salvatore Calleri, presidente della fondazione Antonino Caponneto, all’indomani dell’incontro di Reggiolo in cui il costruttore Raffaele Todaro ha attaccato ripetutamente il Prefetto Antonella De Miro per le sue interdittive antimafia che hanno “disarticolato” penetrazione e influenza della ‘ndrangheta nell’edilizia reggiana. Attacchi che hanno indotto Enrico Bini a chiudere il dibattito.
Il presidente della Camera di commercio, che ha organizzato l’incontro di Brescello sul nuovo report della fondazione, e poi quello di Reggiolo sulle infiltrazioni criminali nel post-terremoto) è sulla lunghezza d’onda di Calleri: «Esprimo tutta la mia solidarietà e vicinanza al Prefetto De Miro, non mi aseettavo un epilogo del genere. Ho la sensazione che a Reggio non si voglia parlare di mafia, e che il clima sia peggiorato non poco – dichiara Bini – Le racconto un particolare illuminante: sere fa alla Camera di commercio abbiamo ospitato il convegno “Reggo e mezzogiorno” promosso dal movimento di Solidarietè dell’imprenditore Antonio Migale. Sa come Migale ha definito la ndrangheta? “Una minoranza chiassosa”. Gli abbiamo risposto per le rime, il sindaco vicario Ferrari e io, ma certe affermazioni rivelano un arretramento culturale che non può non destare preoccupazione. Comunque io non arretro e continuerò a impegnarmi».
Anche Calleri teme una “trasformazione culturale in senso negativo”: «Da un po’ di tempo abbiamo notato che i report della fondazione Caponnetto fanno discutere – ha dichiarato a Reggio Report – Ma certo l’altra sera a Reggiolo è accaduto qualcosa di particolare: ci siamo trovati di fronte all’intervento di una persona, che io non conoscevo, colpita da interdittiva antimafia. Non entro nel merito di chi sia, di certo non abbiamo gradito la messa in discussione dell’operato del Prefetto Antonella De Miro, verso la quale nutriamo grande stima al punto da averle consegnato il 16 dicembre 2012, proprio un anno fa, il premio Antonino Caponnetto».
Aggiunge il presidente della fondazione Caponnetto: «Raffaele Todaro ha presentato i documenti che attestano l’assenza di precedenti nei suoi confronti. Ma quando qualcuno dal tavolo gli ha chiesto: “Perché anziché discutere tanto, non presenta ricorso?”, lui ha risposto che lo ha fatto, però ha perso».
Ma ci sono stati insulti? «In senso tecnico no. Più che altro abbiamo sentito una serie di lamentele. Ma noi, lo ripeto, consideriamo ottimo il lavoro svolto dalla De Miro, a prescindere dai singoli casi».
Incalza Salvatore Calleri: «Non nego di essere rimasto molto colpito da ciò che è accaduto a Reggiolo e qualche sera prima anche a Brescello. Da questi episodi si evince una cosa: parlare di mafia a Reggio Emilia è diventato qualcosa di altamente scomodo, e si rischiano passi indietro enormi.
Erano anni, dai tempi di un’assemblea a Barcellona Pozzo di Gotto – dove peraltro la situazione è migliorata moltissimo – che non mi trovavo di fronte a un clima di tensione simile. Quello che ho visto a Brescello e a Reggiolo mi ha ricordato le iniziative che si facevano anni fa in Meridione. Insomma, ho avuto la sensazione che il nostro impegno sia stato colto come un’offesa a tutti i meridionali, cosa che non sta nè cielo nè in terra: sappiamo bene che la stragrande maggioranza dei calabresi sono persone oneste, e anzi le prime ad essere oppresse dai clan della ndrangheta. Questo è il vero allarme, al di là delle singole dichiarazioni, perché sono sintomi di una trasformazione sociale in senso negativo».
Da parte sua, Enrico Bini nota:«A Reggio, quando si parla di mafia sul territorio, sempre più spesso si scatenano le polemiche. A Reggiolo un epilogo simile non me lo aspettavo proprio. Ma mi preme sottolineare anche un altro fatto: a Reggiolo la sala in cui si è tenuto l’incontro era quasi vuota, c’erano solo 20 – 25 persone. La mia sensazione è che a Reggio non si voglia parlare di mafia, si vuole passare oltre» E aggiunge: «La verità è che la gente viene più facilmente quando si parla di mafia e ndrangheta fuori dalla nostra Regione. Qunado si parla delle mafie a casa nostra scatta un tabù. Ricordo che quando qualche personaggio ha detto a una tv nazionale che a Reggio la mafia è rappresentata da Camera di commercio e Prefettura, nessuno è intervenuto a difendere queste istituzioni». E conclude: «E’ una fatica incredibile tenere alta l’attenzione su questo problema. E allo stesso tempo vediamo che in alcuni casi aziende colpite da interdittive continuano ad operare su altri territori. Mi auguro che le iniziative pubbliche proseguano, io continuerò a impegnarmi».
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19/12 – Nuovi attestati di solidarietà al prefetto Antonella De Miro per gli attacchi ricevuti nell’assemblea di Reggiolo dal costruttore Raffaele Todaro, destinatario di un’interdittiva antimafia, e da un artigiano edile cognato di Todaro. Dopo il prosindaco di Reggio, Ugo Ferrari, e l’assessore Franco Corradini, ieri hanno preso posizione il Consiglio Provinciale e la presidenza della Cna.
Il consiglio provinciale ha approvato all’unanimità un documento che parla di “attacco inammissibile”. Il consiglio «esprime la più ferma condanna del comportamento tenuto dai due imprenditori, la totale stima e solidarietà al Prefetto De Miro per il suo esemplare operato nel contrastare le infiltrazioni mafiose nel territorio reggiano». Inoltre «importante promuovere, congiuntamente al comune di Reggiolo, un’iniziativa istituzionale pubblica per riaffermare l’impegno di tutte le istituzioni e dei cittadini reggiani contro tutte le mafie e per la difesa della qualità democratica del nostro territorio».
«Non si è trattato solo di un attacco al Prefetto – ha commentato la presidente Sonia Masini – ma è stato un attacco a tutti noi e tutti ci dobbiamo ribellare, senza sottovalutare nulla. Noi stiamo sempre con la legge e con lo Stato».
Anche il presidente provinciale della Cna, Nunzio Dallari, ha espresso «piena solidarietà e massimo sostegno all’impegno del Prefetto De Miro nella lotta alle infiltrazioni mafiose”.
«Siamo rammaricati per l’increscioso episodio – continua la nota di Dallari – e le pesanti contestazioni, ma essere in prima linea per debellare un fenomeno pericoloso come la mafia purtroppo spesso può avere delle spiacevoli ripercussioni e attira contestazioni che nulla hanno a che fare con l’ottimo lavoro svolto dal Prefetto e il suo merito di aver messo i cittadini in guardia sulla penetrazione delle attività mafiose nella nostra provincia. Un attacco gratuito – conclude – e isolato di due contestatori non può e non deve mettere in discussione l’importante operato del Prefetto per il bene della nostra comunità».
ANTONIO MIGALE
20/12/2013 alle 16:15
Egr. Dir.
Non sono davvero convinto che il Presidente Cciaa si sia espresso nei termini come è descritto in questo articolo. Se non altro perchè il mio nome è Antonio e non Giuseppe e il presidente non credo dimentichi così facilmente. Tengo a precisare che non sono imprenditore ma semplicemente amministro un piccolissima azienda appartenuta a mio padre, scomparso anni fa prematuramente, e che oggi gestiscono i miei fratelli più giovani. Imprenditori per me sono Della Valle, Berlusconi ecc.
inoltre, Il Presidente, della serata alla Camera di Commercio è rimasto entusiasta…e mi ha invitato più volte a continuare il percorso avviato. davvero questa esternazione maldestra non si comprenderebbe se fosse vera. forse se la stampa fosse stata presente tutto ciò non sarebbe successo perchè il termine “Minoranza chiassosa” faceva parte di un ragionamento sul quale avevo di proposito richiamato l’attenzione di ognuno, proprio per non essere frainteso….Si tratta come è evidentissimo di un eufemismo che lo stesso Ferrari ha colto anche se in un secondo momento. Tra l’altro coniato da Giovanni Tizian nel suo bellissimo libro “Gotica” lui a dire il vero parla di “Minoranza Rumorosa” C’è proprio un capitolo alla fine del quale manifesta una certa considerazione per i cittadini di Cutro. E proprio nel mentre richiamavo questa sua attenzione nel libro ho usato un “eufemismo” molto simile al suo. Tra l’altro sulla lotta alla criminalità il nostro messaggio è stato chiaro. La lotta alla criminalità è legittima in ogni società civile. sono sempre stato convinto che la sola repressione non basti a scoraggiare questo complesso fenomeno. Educare, formare, colmare le diseguaglianze sociali sono anch’essi deterrenti importanti del fenomeno criminoso. “Movimento di Solidarietà” Antonio Migale.