La telefonata disperata di un ragazzino nigeriano al 113 ha fatto scoprire una situazione famigliare da incubo, dove lui e il fratello più piccolo venivano sistematicamente picchiati, anche in modo molto violento. Ora il padre padrone, un nigeriano di 44 anni, è stato denunciato alla Procura della Repubblica per maltrattamenti in famiglia. Si spera che i due figli non stiano più con lui.
La Squadra Mobile si è occupata del caso quando in ottobre un adolescente nigeriano, che frequenta la scuola media inferiore, nel tragitto che lo portava a scuola, chiedeva aiuto al 113.
Sulle prime i poliziotti hanno dovuto fare i conti anche con l’omertà di qualche vicino di casa, poi è emerso che l’uomo non solo pestava i figli, ma anche la moglie. L’unica a non prendere delle botte era una bimba di pochi mesi.
La moglie, anch’essa vittima, ha teso a giustificare inizialmente il marito perché aveva perso il lavoro, dunque la condizione di disoccupato avrebbe aumentato la sua violenta aggressività, ma alla fine ha raccontato il suo dramma ai poliziotti: in Italia da quattro anni, subito si era trovata male col marito che la insultava continuamente e la picchiava. Nell’ultimo anno poi aveva cominciato a prendersela con i figli che in alcune circostanze erano stati picchiati anche in maniera forte.
Due anni dopo l’arrivo in Italia, aiutata dai servizi sociali e, sfinita da quella relazione, lasciava il marito e andava a vivere con i due figli altrove. I bambini avevano recuperato la serenità, avevano buoni risultati a scuola e tutto sembrava andare per il meglio.
Però due anni fa tornava col marito, fiduciosa che fosse pentito e cambiato, ma dopo un primo periodo di serenità familiare durante il quale la donna rimaneva incinta della bambina, l’uomo tornava ad essere violento. La donna inoltre ha rivelato che il marito aveva nascosto i documenti suoi e dei figli, per impedirgli di scappare da lui.
Asteroide 423
20/11/2013 alle 02:09
‘ Fidanzati per mano…
famigliole festanti…
gli sguardi petulanti…
botte a chi non obbedisce a insulti..’.
Giovanni Lindo Ferretti.