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Tares, per Unindustria aumenti anche del 20%. Appello di Bartoli ai comuni: “Annullate le delibere, tornare a Tia”

Chiamala Tares e leggi stangata. Il nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi in vigore da quest’anno comporterà un costo aggiuntivo a carico delle imprese ameno del 14%. Ma in certi comuni gli aumenti arrivano al 20%. Lo denuncia Enzo Bartoli, vicepresidente di Unindustria Reggio con delega a Territorio-Energia-Ambiente. Per questo Unindustria chiede ai Comuni l’annullamento delle delibere di passaggio alla Tares e il ripristino del regime Tia.

«Entro il 30 novembre i Comuni sono chiamati a decidere quali aliquote intendono applicare in materia di Tares  – dichiara Bartoli -. Unindustria Reggio Emilia ha svolto una prima indagine sui Comuni reggiani che hanno già preso una decisione su questa imposizione fiscale. La fotografia che emerge è preoccupante: le imprese vedranno un ricarico medio di oltre il 14%, senza considerare l’addizionale di 0,30 €/mc. da versare allo Stato. In alcuni Comuni reggiani poi si registrano addirittura incrementi a doppia cifra con picchi che arrivano ad oltre il 20% .

Da tempo Unindustria Reggio Emilia aveva segnalato agli amministratori locali che, con un opportuno intervento sulle modalità organizzative, si poteva evitare un incremento dei costi per il meccanismo dell’indetraibilità dell’IVA da parte dei Comuni. L’Associazione deve però purtroppo lamentare che le Amministrazioni continuano ad aumentare le imposizioni locali senza tenere conto della situazione economica che ha colpito duramente il mondo produttivo. Gravare sugli unici soggetti in grado di produrre ricchezza – cioè le imprese – significa mettere ulteriormente a rischio l’intero sistema economico locale».

“Iren e Sabar arroccati su un sistema anacronistico” 

Bartoli punto il dito sull’immobilismo degli enti locali, e anche dei gestori come Iren e Sabar:  «Non è stata intrapresa alcuna reale e concreta iniziativa per evitare l’aumento derivante dalla natura tributaria del prelievo. La responsabilità è da attribuire in primis ai Comuni che non hanno saputo “fare rete” e insieme imporre un cambio di rotta ai gestori IREN e SABAR che da anni appaiono arroccati  su un sistema di imposizione rigido e anacronistico. I criteri utilizzati – parametrati alla superficie occupata dall’attività – non valorizzano in alcun modo il principio comunitario del “chi inquina, paga”. Questo metodo se da un lato garantisce alle casse  pubbliche un gettito garantito, dall’altro è assolutamente disincentivante verso i comportamenti virtuosi messi in atto da molte aziende.

A più riprese abbiamo assistito alla proteste dei Sindaci reggiani che, a fronte dell’introduzione del tributo sui servizi indivisibili, accusavano lo Stato di costringerli a fare gli esattori al proprio posto, ma poi non vi è stata nessuna minima iniziativa, benché esplicitamente prevista dalla normativa, per cercare di evitare l’incremento dei costi a causa dell’IVA indetraibile.

Vogliamo però evidenziare come questi effetti non siano del tutto irreversibili, vi è infatti lo spazio per ridefinire nuovamente il meccanismo di tassazione, tornando alla tariffa (TIA, tariffa di igiene ambientale). L’opportunità deriva  da una recente Legge che prevede per le amministrazioni locali la possibilità di mantenere per il 2013 il medesimo regime di prelievo del 2012».

“Annullare le delibere, tornare alla Tares”

Conclude Bartoli: «Questa è davvero l’ultima occasione per gli amministratori locali di dimostrare  con i fatti il loro impegno per la salvaguardia delle attività economiche del territorio. Unindustria Reggio Emilia chiede pertanto di annullare tutte le delibere che hanno previsto il passaggio alla TARES e di ripristinare il regime TIA, recuperando così i costi derivanti dal meccanismo dell’IVA. E’ una soluzione a costo zero per l’amministrazione, ma altamente significativa per la percezione che il mondo produttivo ha della politica».

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