di Pierluigi Ghiggini
La stazione Mediopadana, il gioiello firmato da Santiago Calatrava Valls piovuto dal cielo a risollevare la Reggio finita nel baratro della bolla edilizia, ha vinto tante battaglie impossibili: quella contro lo scetticismo dei reggiani e contro la rabbia appena contenuta dei parmigiani, quella per ottenere tutti i finanziamenti necessari e soprattutto quella del gradimento dei viaggiatori. Il boom dei clienti Frecciarossa e Italo è tale che si parla – ma la notizia non è ufficialmente confermata – di un raddoppio dei treni nel prossimo anno.
Però la superstazione dell’alta velocità che con la sua grandiosa architettura si staglia sul deprimente grigiore punteggiato di tralicci di Mancasale, rischia di perdere la battaglia apparentemente più semplice: quella delle piccole cose, ma che diventano le più importanti quando ci sono di mezzo amministrazioni tiratardi, non in sintonia con i tempi e burocrati dormienti. Pure un po’ menefreghisti.
Non parliamo della mancanza di parcheggi e delle auto abbandonate giocoforza nei campi: l’amministrazione reggiana ha colto giustamente l’occasione per incrementare di qualche cent le proprie entrate multando per par condicio le macchine costrette a parcheggiare alla carlona. Non parliamo neanche dei ritardi nella realizzazione della fermata di interscambio del trenino Reggio-Bagnolo (ma quanto ci vuole ancora per finire ‘sti benedetti lavori?). E taciamo sulla mancanza persino di un chiosco di bibite e già che siamo in stagione, di caldarroste.
Il problema ora è che la mega-meravigliosa stazione, che tutti i giorni in un modo o nell’altro è sulle reti tv nazionali (ma proprio ci meritiamo tanta manna dal cielo?) potrebbero mangiarsela i topi, specialmente se hanno bisogno di una buona cura di ferro.
Proprio così: i topi scorrazzano in lungo e in largo nella Mediopadana inaugurata in giugno, al punto da aver costretto i sindacati a mettere nero su bianco e a scrivere una lettera che dovrebbe far arrossire di vergogna qualsiasi manager e amministratore.
Venerdì i sindacati (tutti quanti) hanno dunque inviato una missiva alle Ferrovie, a Tper (gestione ferrovie locali dell’Emilia Romagna, interessata – come dicevamo – per la fermata in costruzione al livello zero) e all’Ausl di Reggio Emilia, chiedendo un robusto intervento di derattizzazione.
«Come riportatoci da lavoratori e utenti — scrivono i sindacati — segnaliamo l’inaccettabile presenza, resa inoltre evidente da residui escrementizi, di topi/ratti all’interno dei locali» della fermata Mediopadana di Reggio Emilia. «Alla luce di ciò, chiediamo un’urgente ed efficace opera di disinfestazione al fine di scongiurare conseguenze emergenziali di tipo sanitario, nonché tutelare le strutture da eventuali danni, garantire la sicurezza dei lavoratori e il decoro degli ambienti».
Non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro, salvo rilevare che – trattandosi di una stazione dell’alta velocità e per di più progettata da un’archistar spagnola – si tratta di vedersela con Speedy Gonzales, e sono dolori. Speriamo che i ratti non salgano sui treni senza biglietto: sarebbe arduo costringerli a scendere, con tutte le conseguenze immaginabili.
Qualcuno sospetta di un’azione di boicottaggio in grande stile (saranno i No Tav?). I topi potrebbero essere l’inizio della fine, la classica scheggia che blocca il grande meccanismo, capaci di far il vuoto in un battibaleno intorno alla fermata reggiana. Perchè tutti sanno che le signore (e pure gli uomini di buon senso) preferiscono avere a che fare con un balordo per strada in piena notte, anzichè vedere un topolino nel raggio di un chilometro.
Ma proprio a nessuno era venuto in mente che una struttura di queste dimensioni, costruita in campagna, sarebbe diventata una tentazione irresistibile per milioni di topi “arsàn”?
Asteroide 423
18/11/2013 alle 11:28
Adoro i topolini, sono altri, ratti e ‘ponghe’ umane, che avendo ammorbato e ammorbando la città, mi inducono alla lontananza da un luogo che tanti anni orsono era perfettamente abitabile. Ora non più (e non da ora).