La tragedia della piccola Giulia Albertini, morta il 26 giugno 2009 ad appena cinque giorni, si è arenata nel crac delle assicurazioni Il Faro – con cui era convenzionato il Santa Maria Nuova, e non si parla nemmeno più del risarcimento ai genitori.
Lo denuncia l’avvocato Giuseppe Pagliani: “Ora occorre far luce sulla vicenda, e far sì che questi genitori che hanno subito la perdita più grave vengano legittimamente risarciti dell’incommensurabile danno subito”. In caso contrario, aggiunge, l’Arcispedale sarà portato in Tribunale.
“Da oltre 4 anni – dichiara Pagliani in una nota – stiamo seguendo il calvario dei coniugi Albertini, genitori della piccola Giulia nata il 21 giugno 2009 e deceduta dopo soli 5 giorni il 26 giugno 2009. I nostri assistiti lamentano una condotta grave ad opera dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia e della equipe medica”, in quanto “non diagnosticavano la perforazione dell’appendice che veniva scambiata per una colica ureterale nonostante l’evidenza dei sintomi”.
“Il seguente intempestivo intervento – aggiunge il legale degli Albertini – non è servito ad evitare gravi complicanze al parto della madre di Giulia; ciò, oltre ad influire fortemente sulla salute della gestante sottoponendola a rischi inaccettabili, ha determinato il decesso della neonata.
L’Ospedale nel 2011 aprì il sinistro, ma questa grave e triste vicenda ha finito per arenarsi, per quanto riguarda l’assicurazione sanitaria, nella liquidazione coatta amministrativa della società di assicurazioni Faro che a quel tempo assicurava l’ospedale reggiano”.
Conclude Pagliani: “Riteniamo che la famiglia di Giulia abbia già atteso anche troppo. Ora occorre far luce sulla vicenda e far sì che questi genitori che hanno subito la perdita più grave vengano legittimamente risarciti dell’incommensurabile danno subito. Se l’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia non interverrà immediatamente a risarcire direttamente l’irreparabile danno occorso alla famiglia Albertini, per precisa volontà della famiglia stessa saremo obbligati ad adire le vie giudiziarie al fine di tutelare, nelle opportune sedi, i diritti dei nostri assistiti”.
(p.l.g.)