L’occupazione politica delle partecipate rappresenta “una tassa occulta che il Pd reggiano ha imposto ai cittadini”. E’ l’accusa lanciata da Giacomo Giovannini, capogruppo di Progetto Reggio, che insieme al consigliere Matteo Iotti ha passato al setaccio i bilanci delle società partecipate dal Comune capoluogo.
In una conferenza stampa hanno puntato il dito verso l’assessore al Patrimonio Uberto Spadoni: “Negli ultimi quattro anni le partecipate sono costate circa 25 milioni in termini di buchi e passivi. Spadoni si deve dimettere”. Proprio lunedì in consiglio comunale sarà discussa la “mozione di sfiducia” nei confronti del delfino di Delrio.
Su tutti l’esempio di Iren, su cui grava una montagna di cinque miliardi di debiti. Ma tra il 2006 e il 2012 la tariffa base dell ‘acqua per le famiglie è aumentata del 30,5% (la quota fissa del 64,7%) mentre il costo del servizio rifiuti per una famiglia media di 3 persone che vive in una casa di 100 mq, è aumentato del 30,5%. Ma anche per le Farmacie Riunite, gravate di costi crescenti per la gestione di servizi assistenziali, si ipotizzano perdite pesanti per il 2014. Speriamo che i fatti smentiscano questa previsione.
In una nota, Giovannini ha sottolineato: “In una normale azienda privata, quando un’amministratore o un manager compiono gravi errori gestionali vengono accompagnati alla porta, purtroppo in politica non funziona allo stesso modo, a meno che i contribuenti non prendano coscienza di come vengono spesi i denari raccolti con le loro tasse”.
Il PD – ha aggiunto – “giustifica ogni situazione di difficoltà attuale con la crisi economica, ma a ben vedere in molti casi la crisi nulla c’entra con determinati risultati gestionali, o peggio con la dilapidazione del patrimonio pubblico costruito da generazioni di reggiani da Prampolini in poi”.
“E se analizziamo i dati dei bilanci delle principali società partecipate, risulta lampante come negli ultimi anni le scelte politiche della maggioranza di governo hanno influito negativamente sui risultati delle stesse. Oltretutto molte situazioni erano note nelle “segrete stanze” senza che la città ne fosse informata: ciò fa capire tutta l’ipocrisia dello slogan “città delle persone”.
Veniamo alla mappa delle partecipate.
Il Comune di Reggio partecipa a 9 nuovi soggetti:
4 Aziende Servizi alla Persona (Osea, Rete, SS Pietro e Matteo, Opus Civium);
4 Fondazioni (Sport, Scuola Polizia, Mondinsieme, Reggio Children);
1 società strumentale (Campus).
Inoltre nelle ultime due legislature si sono avute le seguenti trasformazioni societarie:
– fusione di Agac (Re)-Amps (Pr)-Tesa (Pc) in Enìa e successiva fusione tra questa ed Iride (Ge-To) in Iren;
-fusione ramo gomma Act (Re)-Atcm (Mo) – Tempi (Pc) in Seta;
-fusione Sofiser – Siper in Fiere di Reggio Emilia;
-fusione Campus – Fincasa – Mapre in Campus;
-fusione ASP Osea – SS Pietro e Matteo.
Ma al contrario di quanto propagandato, queste fusione non hanno portato a economie di scala, al contrario in certi casi – come il crac di Fiere di Reggio – si sono moltiplicati i problemi.
Veniamo all’analisi caso per caso presentata da Giovannini.
IREN
Il matrimonio confezionato dall’ex Sindaco Delrio tra Enìa ed Iride, finalizzato principalmente a soddisfare la propria ambizione di carriera oltre che a soccorrere la disastrata situazione debitoria dei liguro-piemontesi, non ha fatto altro che allontanare l’azienda dal territorio, marginalizzare Reggio e l’Emilia, compromettere il patrimonio conferito da Enìa, ridurre gli investimenti sul territorio. Il disavanzo di 57 milioni patito nel 2011 è solo un pallido riflesso della pesante situazione debitoria della società ammontante a circa 5 miliardi di euro.
Intanto le famiglie sono sottoposte ad una tariffa base per le utenze domestiche di acqua che è aumentata tra il 2006 ed il 2012 del 30,5% e la quota fissa addirittura del 64,7%. Il costo del servizio di raccolta rifiuti solidi urbani, per una famiglia di 3 persone in un’abitazione di 100 metri è invece aumentato del 32,6%, mentre sui costi per il teleriscaldamento non sono vengono offerte informazioni in merito.
ACT
L’operazione di fusione con Modena e Piacenza ha trasferito su Seta l’onere strutturale delle perdite gestionali in un settore cronicamente in deficit, rappresentando politicamente una forma di salvataggio molto discussa a Modena per via del monte debitorio conferito da Act.
Vi è da ricordare per altro che Act è stata oggetto di un aumento di capitale approvato nel 2008 che il Comune ha recentemente cominciato ad onorare per un valore di 4,6 milioni di euro oltre ad avere goduto di vantaggi immobiliari dalla delocalizzazione di ben 8.500 metri di volumetrie che da via Talami sono atterrate in aree ben pregiate.
Nel 2012 il disavanzo di Seta si è attestato su 3,5 milioni di euro ed è ritenuto un risultato migliore delle attese, attendendo entro due esercizi il “mitico” pareggio di bilancio.
FIERE
La scelta di non fare i conti con la disastrosa e pazzesca gestione di Sofiser, di trascinare nel baratro Siper in una fusione alla cieca fatta senza piano industriale e senza una reale volontà di sostenere gli investimenti necessari per il rilancio dell’attività fieristica, ha condotto alla procedura concorsuale non senza contare circa 8,5 milioni di disavanzo degli ultimi tre esercizi.
CAMPUS
I geni del PD hanno deciso nel 2011 che il Comune avrebbe dovuto fare l’immobiliarista nel momento peggiore del mercato immobiliare: in un sol colpo hanno fatto comprare ad una società partecipata costituita ad hoc un immobile ad un valore che si è rivelato in un solo anno non in linea con quelli attuali (comportando un disavanzo nel 2012 di 1,4 milioni), hanno aggiudicato un bando senza avere la copertura finanziaria, hanno drenato risorse al Comune per 1,2 milioni per sostenere i maggiori costi e garantire almeno la conclusione del primo stralcio, consegneranno ai posteri il pagamento del resto dell’immobile lasciato a metà cantiere mettendo infine in gioco l’area di Mapre per dare garanzia di continuità alla società.
Se aggiungiamo i circa 400 mila euro di liquidità bruciata in due anni da Fincasa, si comprende meglio a che razza di fusione, ancora una volta senza piano industriale, ma solo con un piano di duplice salvataggio siamo di fronte.
FCR
La folle idea di “mungere” all’infinito le Farmacie staticizzando le spese per servizi assistenziali (oltre 12 milioni), ha condotto la società a dovere sostenere, per la prima volta nella sua storia centenaria, delle perdite per ben 3,3 milioni comprimendone la capacità d’investimento.
Se teniamo presente che l’esercizio 2012 si è chiuso in attivo solo grazie ad una entrata straordinaria e che si prevede una progressiva erosione del fatturato e quindi dei margini di profitto, non è peregrina l’ipotesi sostenuta dall’Azienda che a partire dal 2014 potranno registrarsi importanti perdite.
Fortunosamente l’idea dell’Assessore Spadoni di fare acquisire 10 milioni di euro di azioni Iren del Comune alla società non si è concretizzata: oggi Fcr sconterebbe una svalutazione del titolo di circa il 20%…
RETE
La gestione poco trasparente del PD sulle partecipate ha trovato nei risultati di Rete un esempio lampante: il disavanzo 2008 venne tenuto nascosto per l’imminente celebrazione delle elezioni comunali dopo le quali si accertò un buco presunto di oltre un milione.
A consuntivo le perdite conseguite si sono attestate a 2,7 milioni di euro coperte dal Comune e con la cessione di patrimonio.
Una curiosità: l’ultimo esercizio si è chiuso con un utile di 16mila euro, stessa cifra delle donazioni conferite a Rete da privati.
AEROPORTO
Prima il tentativo di chiudere la società, poi il coinvolgimento dei privati nella gestione impedendo però loro di sviluppare il proprio piano d’investimento ed infine la reinternalizzazione onerosa (90 mila euro) ed il parziale prosieguo del piano dei privati che ha ridotto le perdite storiche della società.
Il PD ha castrato le potenzialità di struttura complementare al sistema aeroportuale interregionale dell’Aeroporto reggiano (bene pubblico) per non ostacolare il piano speculativo sulle ex Reggiane e gli interessi del partito sull’area (festa unità): la crisi sta spazzando via entrambi e l’aeroporto resta un bene strategico da sviluppare alla luce degli investimenti milionari.
(p.l.g.)