La caccia alla volpe? Da vietare. I piani di abbattimento non hanno senso perché i danni provocati ogni anno dalle volpi ammontano a cifre irrisorie. Molto più consistenti (quasi cinquecentomila euro liquidati nel 2011) quelli provocati da lepri e fagiani lanciati dagli ambiti territoriali di caccia al solo fine di riempire i carnieri dei cacciatori.
E’ la sostanza di un’interrogazione in difesa del canide simbolo universale dell’astuzia, presentata alla Giunta dalla consigliera regionale Verde Gabriella Meo. La consigliera inoltre denuncia la pratica crudele, autorizzata dalla Provincie, della caccia in tana nel periodo riproduttivo, con mute di cani che sbranana i piccoli e i loro genitori, che se sopravvivono vengono finiti a bastonate.
«La Regione dovrebbe sospendere i Piani di controllo della volpe, approvati dalle Province, e far realizzare un serio studio scientifico sulla consistenza della popolazione di questo animale – sostiene la Meo -. I risultati sarebbero sorprendenti: si scoprirebbe, ad esempio, che i danni causati dalle volpi ogni anno rappresentano una cifra irrisoria che gli uffici fanno perfino fatica a quantificare, mentre quelli alle colture agricole causati da lepri e fagiani, le prede favorite della volpe, superano le centinaia di migliaia di euro (nel 2011 sono stati liquidati oltre 300mila euro di danni da fagiano e quasi 170mila euro di danni da lepre).”
“I Piani di controllo della volpe vengono di volta in volta giustificati attraverso gli obiettivi di limitare i danni agli allevamenti di animali domestici di bassa corte, di contenere l’impatto predatorio sulle specie animali selvatiche oggetto di caccia e di prevenire eventuali rischi per la stabilità degli argini dei corsi d’acqua. In realtà, la loro approvazione sembra derivare più dalla volontà di garantire ai cacciatori più prede possibili, anche al di fuori della stagione venatoria, piuttosto che per una presunta tutela o per evitare danni di qualsiasi specie.”
Il fatto è che i danni maggiori all’agricoltura sono determinati dalle prede rilasciate in grande quantità ogni anno dagli Ambiti Territoriali di Caccia, al solo fine di riempire i carnieri e far felici i cacciatori. Se lasciate vive, le volpi potrebbero ridurre notevolmente e in modo naturale i danni che le Province devono pagare ogni anno per fagiani e lepri, ma ovviamente – nota la Meo – questo significherebbe meno prede da abbattere per i cacciatori.
“Inoltre è consuetudine delle Province autorizzare la pratica della caccia in tana nel periodo riproduttivo. Questo metodo inutilmente crudele si svolge utilizzando mute di cani da caccia che scavano nelle tane per infilarvisi e trascinare via o sbranare i cuccioli con i loro genitori, mentre ai fuggiaschi è riservato il fucile, appena usciti allo scoperto, se non a volte semplici bastonate.”
“Per questo motivo ho chiesto anche alla Regione – conclude l’esponente ecologista – se non ritenga la caccia alla volpe in tana una pratica barbara e incivile da vietare completamente.”