Il ministro reggiano preso di mira
Delrio sotto attacco, bis di “Libero” (stavolta per l’ex segretaria poi assunta a Iren)

di Pierluigi Ghiggini

Dopo l’inchiesta di ieri sui politici reggiani in transumanza elettorale, nel 2009, a Cutro, il quotidiano Libero oggi in edicola sferra un nuovo attacco a Graziano Delrio, ex sindaco di Reggio, braccio destro di Matteo Renzi e ministro del governo Letta. Con Saccomanni e Zanonato, Delrio (definito “il calabrese”) è nella terna dei “ministri da buttare, a cui libero dedica il titolone di prima pagina.

Lo schierato titolo d'apertura dell'edizione odierna del quotidiano "Libero"

L’esagerato titolone d’apertura dell’edizione odierna del quotidiano “Libero”

Ma l’articolo interno torna alle vicende reggiane dell’ex sindaco, per approfondire la vicenda della sua segretaria a palazzo civico, che poi ha trovato posto nello staff di segreteria di Iren Ambiente. Il comune di Reggio, è noto, è uno dei principali azionisti della multiutility. La questione era stata sollevata nei giorni scorsi dal gruppo Piccoli azionisti, ma non risultano risposte né da Iren né dal Comune.

Libero sostiene che mettere le segretarie “in carico ai contribuenti è quasi un vizio da queste parti, se è vero che Zoia Veronesi, assistente personale dell’ex segretario Pd Pier Luigi Bersani, è stata assunta dalla Regione per svolgere però le sue mansioni a Roma, alla corte dello Smacchiatore”.

Il giornale di Belpietro nota che la donna è stata assunta nella controllata Iren, e a tempo indeterminato, poche settimane dopo la decadenza di Delrio da sindaco, come segretaria particolare di Andrea Viero, ad di Iren Ambiente e vicepresidente del gruppo. E, com’è noto, manager molto legato a Delrio, che lo aveva voluto dal Friuli al timone di Enìa. Replica di Viero: “Non me l’ha imposta nessuno. Delrio in tanti anni che sono qui mi ha fatto solo una segnalazione e poi mi ha detto “scegli tu”. Si figuri se li lascio scegliere la mia segretaria particolare».

Per Libero il vero problema, in fondo, è che la segretaria ha ottenuto una bella assunzione, mentre Iren preferisce pagare una penale alla Provincia pur di non essere obbligata ad assumere disabili. E cita il caso di Massimiliano, ragioniere diventato disabile a seguito di un incidente d’auto. «Purtroppo per me all’Iren non c’è lavoro, anche se avrebbero l’obbligo di assumere invalidi come me». Conclusione: «Forse invece di girare con il curriculum in mano avrebbe potuto iniziare la sua carriera in una segreteria di partito. Magari lo stesso di Delrio».

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Iren: i piccoli azionisti preoccupati per i costi lievitati di Livorno

SONY DSCAbbiamo appreso negli ultimi giorni dalla stampa specializzata dello stato davvero preoccupante del rigassificatore OLT di Livorno, in cui IREN detiene una partecipazione del 46,79%.
Intanto, l’impianto è ancora in regime di “collaudo”, e le recenti interpellanze parlamentari del Movimento 5 stelle, relative a possibili pericoli per l’ambiente e le popolazioni, ne mettono in pericolo i tempi per il pieno funzionamento.
In secondo luogo, il costo finale dell’impianto è ulteriormente lievitato, giungendo a 850 milioni di euro, dai circa 400 iniziali previsti. Un bagno di sangue che giocoforza ricadrà per quasi la metà su un gruppo già sufficientemente indebitato.
Tertius, la redditività del progetto, già minata dal lievitare dei suoi costi.
Il mercato, come sostengo da tempo, ha subito una contrazione permanente dei consumi, e per tale motivo EOn, socio paritario di Iren, ha richiesto il ripristino del sistema di garanzie (un’addizionale sulle tariffe), attualmente oggetto di un contenzioso su cui il MISE si pronuncerà a breve.
Curioso e inquietante, a tal proposito, che uno dei soci di minoranza, Olt energy Toscana, si stia opponendo in tutte le sedi all’azione intrapresa da EOn. Di tutto ciò, IREN che dice? Che posizione intende prendere su questa joint venture creata per un investimento sovradimensionato, costosissimo, poco redditizio e dove i soci litigano tra loro?
Il gruppo interprovinciale dei piccoli azionisti IREN chiede pertanto che l’azienda informi al più presto i propri detentori di interesse della situazione, in modo trasparente e non con comunicati di facciata, e spieghi perché è già stata prevista nel piano industriale la parziale dismissione entro la fine del 2014.
Una bomba, insomma. La “bomba” del bombolone. Che esploderà, ancora una volta, sulle nostre bollette.

Francesco Fantuzzi – Rappresentante Piccoli azionisti IREN

La replica di Iren

Dall’ufficio stampa Iren fanno invece sapere che (almeno per il caso specifico) non ci sarebbe alcun rischio di aumenti delle tariffe dei servizi (leggasi bollette). I costi del “bombolone” livornese, infatti, seppur lievitati, sarebbero già coperti è quindi non andrebbero a incidere sulle bollette “inflitte” ai cittadini. Il Ministero starebbe inoltre valutando un sistema di garanzie a livello generale e non sulla questione del rigassificatore, laddove, per averlo, si potrebbe dismettere un impianto vecchio senza dunque alcuna manovra aggiuntiva sulle utenze del popolo assetato e infreddolito, e comunque l’eventuale aggiunta sarebbe spalmata su tutti gli italiani e non solo su quelli servizi da Iren).

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