Il nuovo Piano operativo comunale (Poc) di Reggio approda lunedì in consiglio comunale in un disinteresse praticamente generale, che stride di fronte all’inaugurazione in pompa magna del nuovo polo tecnologico nel capannone 19 dell’area ex-Reggiane.
Eppure il Poc equivale a un mezzo piano regolatore, perché attuerà nei prossimi cinque anni le indicazioni di sviluppo contenuto nel Psc (piano “strategico” che invece ha la durata di vent’anni).
La ragione è semplice: nel Poc di Reggio c’è ben poco. Dopo l’esplosione della bolla immobiliare finanziaria, con diecimila unità immobiliari invendute, sfitte o rimaste allo stadio di scheletro di cemento, e la più alta concentrazione in Italia di procedure concorsuali nel settore edilizio, nessuno a Reggio costruisce più, e la ripresa degli investimenti nelle costruzioni appare lontana. Comunque nulla sarà come prima.
Secondo le cifre fornite da Giacomo Giovannini (Progetto Reggio) in base al Poc sono realizzabili 1.009 alloggi di cui solo 209 derivanti da nuove iniziative: una cifra assolutamente marginale rispetto ai fasti di soli dieci anni fa.
Cifra che documenta la fine di un modello irripetibile, basata sulla speculazione fondiaria, sul denaro elargito a piene mani dalle banche (anche il 120% del valore commerciale dell’abitazione), delle iniziative edilizie a debito e dallo spreco del territorio che ha snaturato l’impianto urbanistico della città, travolta da una valanga di cemento senza precedenti e cresciuta in un tempo relativamente breve da 120 a 170 mila abitanti, con un incremento demografico fra i più alti del Paese.
Al Comune, nella fase di istruttoria del Poc, sono pervenute 189 manifestazioni d’interesse di cui solo 80 ritenute accoglibili. Di queste il 43% riguarda insediamenti terziari e commerciali, che del resto sono il piatto forte del Psc. Allo stato dei fatti, in base ai contributi e alle aree disponibili, nei cinque anni potranno essere realizzati solo 71 alloggi di social housing.
Insomma nel Poc c’è proprio poco. «Un POC…hino – lo ha definito ironicamente Giovannini, nel corso di una conferenza stampa – frutto del nulla prodotto dal Pd, che si è limitato a fare da notaio della crisi. Serve una nuova era urbanistica e programmatoria».
(p.l.g.)
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IL POC APPRODA IN CONSIGLIO COMUNALE:
LA POSIZIONE DI PROGETTO REGGIO
Guardando i numeri del primo Piano Operativo Comunale, che andrà in discussione lunedì, si può constatarne l’estrema povertà di contenuto.
Le iniziative residenziali si sono fermate, c’è un riposizionamento sulle funzioni terziarie e commerciali, mentre languono quelle produttive: il POC è fatto di pochi e ridotti ampliamenti produttivi e non di nuovi insediamenti.
In un quadro sociale ed economico più che difficile, con il 42% di famiglie monopersonali ed il 9% di genitori soli con i figli, con un reddito pro-capite diminuito del 17% tra il 2007 ed il 2012, un tasso di disoccupazione del 5% cui vanno aggiunte le numerosissime posizioni sostenute dagli ammortizzatori ed un’esplosione delle liste di disoccupazione del 115% sempre tra 2007 e 2012, non si percepisce una offerta programmatoria mirata a rilanciare l’economia.
I problemi restano irrisolti ed il PD a Reggio, è riuscito ad arrivare in ritardo su tutta la partita delle infrastrutture di accesso alla città (tangenziali, ferrovie) a partire dal completamento della stazione mediopadana.
I nodi sono insomma venuti al pettine per una città che, alla fine dell’ultima “stagione urbanistica” condotta dal PD negli ultimi dieci anni, sta esaurendo la bolla speculativa fondata sulla rendita immobiliare.
Il centrosinistra si è preoccupato di frenare l’espansione, ma non ha saputo offrire ed accompagnare una nuova forma di sviluppo: il PD si è limitato a fare il notaio della crisi con una politica di resistenza.
D’altronde non ci poteva aspettare di più da chi ha impostato il proprio lavoro solo sull’estetica e sulla vuota propaganda fatta nei comizi degli stati generali e dei conseguenti inutili masterplan.
La lettura politica del PD reggiano rispetto agli stravolgimenti socio economici in corso è stata inefficace ed inefficiente se pensiamo che nell’area nord non c’è una iniziativa in programma: l’unico progetto, il tecnopolino da 2.500 metri quadri, si presenta come un nano di fronte alla stazza di altri parchi scientifici-tecnologici, un nano sostenuto solo dagli investimenti pubblici (5,5 mln).
Continuando a praticare una politica campanilistica che ha disseminato piccole realtà di ricerca in ogni provincia invece che realizzarne una sola a Reggio il PD reggiano ha dimostrato la propria inconsistenza politica, dando ulteriore prova che si rende necessario voltare pagina.
Dopo dieci anni questa stagione politica si chiude nel nulla, rendendo necessaria una ventata di aria fresca per ragionare ed avviare una “nuova era urbanistica” e della programmazione, nella quale si abbandonino le inutili politiche estetizzanti per tornare al lavoro, alle competenze, all’autorevolezza di una politica che sappia unire e non dividere od escludere come avvenuto di recente.
I NUMERI DEL POC
Manifestazioni d’interesse pervenute: 189
Di queste:
18 risolte con variante al Rue (9,5%);
91 NON presentano i requisiti necessari per la prima programmazione (48%);
80 presentano i requisiti necessari per la prima programmazione (42,5%).
Delle 80 manifestazioni inseribili in programmazione:
37 sono riferite a Piani Urbanistici Attuativi già precedentemente approvati;
2 sono riferite a PUA in iter;
43 sono riferite a nuove proposte. Di queste ultime 3 sono iniziative di funzione produttiva; 22 di funzione terziaria e commerciale; 9 riguardano ambiti agricoli; le restanti hanno funzioni prevalentemente residenziali.
Gli alloggi potenzialmente insediabili saranno 1.006 di cui 206 da nuove iniziative ed 800 quale indirizzo politico dai circa 3.500 alloggi già convenzionati.
I contributi ricevuti dai vari interventi finalizzati a concorrere alla realizzazione di ERS ammontano a circa 514 mila euro oltre ad alloggi ed aree per realizzare alloggi per circa 71 nuovi alloggi.