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Fiere: hanno ammazzato l’accordo con Milano

fiere reggioIn che mani siamo. Comune e Provincia mandano a quel paese Lisa Ferrarini, rimandano a casa i creditori di Fiere di Reggio e sbarrano la strada a Fiera di Milano.

L’asse Reggio-Milano? Ma va, meglio volare basso. Il sogno è durato lo spazio di un mattino. Per ragioni ancora misteriose, che però dovranno essere spiegate a una città che ne ha abbastanza di giochetti arroganti, parole roboanti e portafogli gonfianti per pochi,  Comune e Provincia hanno imposto a sorpresa il rinvio dell’assemblea dei creditori di Fiere di Reggio, convocata per questa mattina, giovedì 10 ottobre in Tribunale.

Reggio Emilia Fiere srl, è noto, è finita in concordato preventivo a causa di una fusione avventata quanto rovinosa, che ha accollato alla nuova società il colossale debito di Sofiser, l’immobiliare pubblica governata da sempre da uomini e donne del Pci-Pds-Ds-Pd, con vertici-fotocopia di un’immobiliare del partito.

Perchè il rinvio è talmente importante da apparire devastante? Perchè è stato pianificato e ottenuto a tempo record dall’assessore Mimmo Spadoni e dal vicepresidente Pier Saccardi subito dopo una lettera ufficiale, arrivata tra venerdì e lunedì sul tavolo del presidente Paolo Lusenti, in cui la Fiera di Milano ha dichiarato la propria disponibilità a entrare nel polo reggiano col 40% e soprattutto a gestire eventi e strutture sino al 2017. Parliamo di Milano, del complesso fieristico più grande d’Europa. Reggio avrebbe dovuto rispondere entro il 20 novembre. Un’occasione imperdibile alla quale aveva lavorato per oltre un anno Lisa Ferrarini, l’imprenditrice reggiana del food che figura nell’elenco delle trenta donne più potenti del Paese. L’offerta è valida sino al 20 novembre: Reggio dovrebbe rispondere entro quella data, altrimenti la carrozza meneghina ridiventa una zucca bassaiola.

Bene: per ragioni che tuttora sfuggono quel business non s’ha da fare. Comune e Provincia, non appena avvertiti da Lusenti, hanno chiesto il rinvio dell’assemblea dei creditori, con la motivazione che le perizie sul valore degli immobili dalla  cui vendita dipende la percentuale di soddisfazione dei creditori, non quadrano. Troppe differenze: 26 milioni il valore stabilito nel piano presentato dal cda, ma poco più di 20 quello determinato dai periti del commissario del concordato.

Il cda Reggio Fiere  ha votato martedì sera e, al termine di una discussione al calor bianco, ha dato ragioni agli enti locali contro Lisa Ferrarini, che rappresenta la Camera di commercio. Di conseguenza il giudice Varotti ha accettato lo slittamento , mandando i creditori a casa e riconvocandoli per  il 23 gennaio, in attersa che sia fatta chiarezza sul valore dei cespiti, vale a dire aree e padiglioni fieristici. Una decisione ovviamente contestata dai creditori, duramente penalizzati dal dissesto, i quali vedono allungarsi ancora di più i tempi dei pagamenti. Intanto Sonia Masini, l’inquilina di palazzo Allende, prospetta una soluzione alternativa al concordato perchè “le aree di via Filangieri non  vanno svendute. Devono restare in mani nostre”

Mail punto cruciale è ancora un altro: il rinvio significa automaticamente la fine sul nascere della trattitiva con Milano, che ha tracciato la dead line del 20 novembre. Quale partner accetterebbe mai un accordo senza l’approvazione del piano di concordato?  Tutti sapevano di  questa implicazione, a cominciare da Comune e Provincia, E per questo la mossa viene vista come uno scacco matto al piano sul quale Lisa Ferrarini aveva lavorato con determinazione per mesi . E siccome non esistono al momento proposte alternative, la possibilità che il polo fieristico reggiano chiuda i battenti una volta per tutte, ora è dietro l’angolo.

Il nodo delle perizie è serio perchè il rischio di svendere un patrimonio strategico per la città, situato a poche centinaia di metri dalla stazione Mediopadana, è reale. Ma perchè non lo si è affrontato prima, senza ostacolare la marcia di avvicinamento a Milano?  E soprattutto: quanto guadagnerebbero i credtori e la città con l’asse lombardo?

In attesa di risposte plausibili a REP non resta che immaginare qualche ipotesi da film:

BACIAMO LE MANI – E’ il colpo finale a Enrico Bini, il presidente uscente della Camera di commercio sotto attacco perchè il suo impegno antimafia fa imbufalire troppa gente.  E chissenefrega se le cosche continuano a darsi da fare, e si molplicano gli incendi spontanei di automobili.

GIU’ LA TESTA – Spadoni, Saccardi e Sonia Masini chinano la testa e la schiena davanti alla assessore regionale Muzzarelli, che vuole i milanesi fora dai ball per non compromettere il controllo del potere politico errante (nel senso di Errani) sul business fieristico emiliano. Tutto, anche il suicidio, pur di difendere il sistema di potere Pd.

IL RITORNO DELLA RUSPA MANNARA – Chiudere baracca e burattini per intraprendere la più grande operazione speculativa della storia di Reggio. Tanto, chissenefraga di avere una Fiera? Meglio salvare importanti costruttori che poi saranno politicamente riconoscenti: indovinate quali.

E solo fantascienza? Fate voi. Ma in che mani siamo…

(Pierluigi Ghiggini)

***

Giovannini: e ora, Crpa Eventi finisce sul binario morto? 

Scrive Giacomo Giovannini, capogruppo di Progetto Reggio:

«Alla luce dei recenti fatti riguardanti la procedura concorsuale delle Fiere di Reggio Emilia, vi è da chiedersi se la neonata società Crpa Eventi, che sostanzialmente avrebbe dovuto garantire la prosecuzione dell’attività già svolta da Siper (affondata a causa dell’improvvido matrimonio con Sofiser), acquisendo in locazione il ramo fieristico, avrà un futuro o se sia avviata ad un binario morto. Lo spostamento dell’udienza con i creditori di fatto sbarra l’accesso della Fiera di Milano e, se consideriamo che anche la Fondazione Manodori, valutando la propria scala di priorità, non pare intenzionata ad aderire all’aumento di capitale di Crpa, vi è da capire con quali risorse la stessa Crpa pensa di gestire l’attività fieristica.

Ciò che è certo è che la nuova perizia acquisita dal Giudice fallimentare ha bloccato chi nel PD ha tentato di svendere i beni patrimoniali della società Fiere di Reggio Emilia che è un bene pubblico dei reggiani».

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