La festa di Halloween programmata per il prossimo 31 ottobre nei locali del Castello di Rossena, di proprietà di un ente che fa capo alla Diocesi, non si farà. La decisione è stata presa al termine di un incontro avvenuto stamane, venerdì 25, presso la Curia diocesana di Reggio Emilia fra Laura Iotti, responsabile del Centro Turistico Giovanile (Ctg), ente gestore del Castello e promotore dell’evento, e don Alberto Nicelli, vicario generale della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, proprietaria dell’immobile.
«Entrambe le parti – si legge in una nota – hanno riconosciuto che modalità e finalità della festa in maschera erano di aggregazione e non confliggevano in alcun punto con le questioni di dottrina e di fede cristiana che soggiacciono alle ricorrenze del 1° e del 2 novembre (solennità di Tutti i Santi e Commemorazione dei fedeli defunti”).
Tuttavia “alla luce del comunicato diffuso ieri del vescovo Camisasca e del documento “Religiosità alternativa, sette, spiritualismo. Sfida culturale, educativa, religiosa” recentemente emanato dalla Conferenza dei vescovi dell’Emilia-Romagna – conclude la nota – nonché volendo porre fine a confusioni e strumentalizzazioni di ogni genere della vicenda da parte degli organi d’informazione, Ctg e Diocesi hanno convenuto sull’opportunità di soprassedere all’organizzazione dell’evento. La festa pertanto non avrà luogo”. Sembra, insomma, che come al solito la colpa di aver rovinato la festa sia degli organi d’informazione.
La Chiesa fa bene a tappare ogni fessura dalla quale potrebbe penetrare il fumo di Satana (entra anche in Vaticano, come ammonì Paolo VI), tuttavia non si dovrebbe dimenticare che l’origine di Halloween è arcaica: una tradizione dal significato apotropaico nata proprio nell’area appenninica italiana, e le cui tracce sono arrivate sino agli anni Cinquanta. Non sarebbe meglio una festa sorvegliata con tatto nei simboli, anziché una notte all’odor di zolfo?
“La festa dei santi non può essere in nessun modo sostituita da Halloween”, scrive il vescovo della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla Massimo Camisasca criticando direttamente la moda, sempre più diffusa, di festeggiare più o meno mascherati e ridanciani il “rito” assolutamente pagano del “dolcetto o scherzetto?”.
Alla massima autorità religiosa locale, insomma, la notte delle zucche svuotate, intagliate e illuminate (vissute più o meno consapevolmente da milioni di persone, fedeli compresi) proprio non piace, e per argomentati motivi storici, culturali e religiosi.
Citando “il recente documento dei vescovi dell’Emilia-Romagna su Religiosità alternativa, sette e spiritualismo”, spiega Camisasca, in queeste “celebrazioni pagane si festeggiano ‘una zucca vuota illuminata al suo interno, fantasiosi fantasmi e folletti, immaginari mostri, streghe e vampiri‘…”.
Poi continua: “Il diffondersi di Halloween mostra che le nostre comunità hanno spesso perduto il senso della festa e anche l’occasione di far festa intorno agli eventi della vita di Gesù e dei santi. Occorre riscoprire la gioia della fede. Perché questo possa accadere è necessario che la fede torni ad essere un’esperienza viva, consapevole, capace di dare forma alla vita. È ciò che la diocesi si propone di aiutare a vivere nell’anno pastorale che comincia, dedicato alla fede della Chiesa”.
L’affondo del Vescovo, che precede di solo una settimana sia il 31 ottobre sia la doppia festività cristiana dell’1 e del 2 novembre, prende le mosse da solide premesse di fede ed è rivolta proprio ad Halloween, un appuntamento che distrae le famiglie con pratiche incomprensibili e per certi versi discutibili ( Camisasca, a tutto ciò, contrappone l’esempio dei santi e l’affetto, composto, verso i cari estinti).
“Nei santi, sia quelli che vivono in cielo, sia quelli che vivono sulla terra, vediamo persone vere, realizzate, perché interamente dedicate a Dio e al bene dei loro fratelli – dice il Vescovo -. Nei nostri defunti, per cui preghiamo e a cui ci lega una profondo vincolo di gratitudine e di affetto, riconosciamo coloro che ci hanno preceduto e che ci attendono. Ci avviciniamo a due giorni importanti per i cristiani, ma più in generale per tutto il nostro popolo: la festa di tutti i santi e la commemorazione dei defunti, 1 e 2 novembre. Sono due giorni a cui la nostra gente guarda da tutto l’anno”.
Infine il messaggio di speranza. “La festa dei santi è una festa di gioia e di luce. Quella dei morti è una giornata di mestizia serena, consapevole che non tutto finisce, ma che c’è una vita oltre la vita. Le nostre comunità sono chiamate a celebrare questi giorni con particolare attenzione e profondità”.