E i politici di sinistra zitti-zitti: why?
Odifreddi chieda scusa a Reggio

La città è medaglia d’oro della Resistenza. Il caso ripreso da “Libero”

Il “matematico impertinente” è coordinatore del comitato scientifico che cura la mostra su Escher (aperta ieri a Palazzo Magnani). Appena tre giorni fa cori di polemiche e diffusa indignazione per un infelice commento sul suo blog (cliccabile dal sito di Repubblica): «…Non entro nello specifico delle camere a gas, perché di esse “so” appunto soltanto ciò che mi è stato fornito dal “ministero della propaganda” alleato nel dopoguerra…». Le presidenti Masini (Provincia) e Giglioli (PM) pretenderanno o no un chiarimento dal loro illustre “ospite”? Boh, per adesso tutto tace…

Più sotto, l’autodifesa di Odifreddi e tutto sulla mostra-evento

odifreddi

Potrebbe essere l’occasione giusta, per Piergiorgio Odifreddi, “in mostra” a Reggio nonché relatore in aula magna l’8 novembre , per scusarsi o perlomeno chiarire (alla nostra città, medaglia d’oro della Resistenza) l’insidiosa uscita dell’altro giorno in materia di “camere a gas”.

L’intellettuale e ateo irriverente, infatti, poche ore fa è finito nell’occhio del ciclone per via di un poco felice e forse troppo sofisticato commento in risposta a un lettore del suo blog sul delicato tema – storicamente accertato – delle “procedure di smaltimento” di esseri umani compiute nei lager nazisti sul finire della seconda Guerra Mondiale.

Ebbene: lo stesso autorevole pensatore di fama internazionale, solitamente acuto e ben argomentato, figura tra i curatori dell’importante mostra-evento made in Reggio dedicata al genio di Escher (uno dei maestri della grafica del Novecento), in programma da domani e fino al 23 febbraio a Palazzo Magnani, istituzione culturale cittadina che è un’importante emanazione della Provincia di Reggio, citata appunto come “fondatore originario” sul sito della stessa struttura di corso Garibaldi.

Tuttavia, da Reggio, al momento non si registrano prese di posizione ma nemmeno cortesi buffetti dialettici all’indirizzo del matematico da parte degli enti pubblici o delle istituzioni culturali cittadine, men che meno della Provincia, la quale, va ribadito, sta per ospitare un’iniziativa artistica che vede Odifreddi nelle vesti di prestigioso protagonista culturale.

Una semplice distrazione? Comprensibile imbarazzo? Questione di opportunità? Boh, saperlo…

La presidente della Fondazione Palazzo Magnani Iris Giglioli

La presidente di Palazzo Magnani Iris Giglioli

Non sarebbe male, però (anzi, sarebbe un atto dovuto o perlomeno doveroso: non è mai troppo tardi per farlo), se in preda a uno scatto di reni e perché no, d’orgoglio, le istituzioni cittadine coinvolte nell’organizzazione e nell’allestimento della mostra di Escher (e l’appello valga, in primis, per la presidente di Palazzo Magnani, la montecchiese Iris Giglioli) chiedessero conto di quanto di così sconveniente è stato dichiarato poche ore fa – nero elettronico su bianco monitor – dal seguitissimo editorialista nonché volto televisivo d’area radical-chic.

Un intervento, quello di Odifreddi, che ha scatenato una vera e propria rivolta sul web (ma non solo lì), e sono in molti, tra i più arrabbiati, ad aver accostato le considerazioni comunque logiche e pacate – va detto – del matematico “irridente” al rutilante e discretamente affollato filone delle tesi più o meno “negazioniste” di questo o di quell’altro vero o presunto storico che di tanto in tanto prende penna o microfono per rilanciare la teoria del complotto alleato.

Coraggio, Provincia di Reggio e Palazzo Magnani. Sappiamo che avete un sacco di cose da fare e a cui pensare, e vabbè: tuttavia la richiesta di un pubblico chiarimento all’ospite tanto desiderato a nostro avviso non stonerebbe, e anzi, ci starebbe proprio.

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Ecco come il quotidiano “La Stampa” ha dato conto dello scivolone

Odifreddi scatena la rivolta “Camere a gas?
Le conosciamo solo dalla propaganda alleata”

Piergiorgio Odifreddi è noto per le sue polemiche contro la religione

“Una frase sul suo blog provoca l’ira generale: “Negazionista”. L’equazione stavolta non torna. E il matematico Piergiorgio Odifreddi, di nuovo, s’infila dentro una polemica che sembra incredibile, ma è sciaguratamente vera”

“Succede tutto sul suo blog, pubblicato sul sito di Repubblica. Partendo da un post del matematico su Priebke e i preti lefebvriani, si accende una discussione con interventi vari (e spesso variopinti), fino a che Odifreddi non risponde a un paio di lettori, uno in particolare. Davvero, lo sventurato rispose. Norimberga? «Su Norimberga confesso di essere molto vicino alle sue posizioni. Il processo è stato un’opera di propaganda. I processati hanno dichiarato, con lapalissiana evidenza, che se la guerra fosse andata diversamente, a essere processati per crimini di guerra sarebbero stati gli alleati».

E dopo, la frase che più fa indignare: «Non entro nello specifico delle camere a gas, perché di esse “so” appunto soltanto ciò che mi è stato fornito dal “ministero della propaganda” alleato nel dopoguerra. E non avendo mai fatto ricerche al proposito, e non essendo comunque uno storico, non posso far altro che “uniformarmi” all’opinione comune. Ma almeno sono cosciente del fatto che di opinione si tratti».

Già l’anno scorso Odifreddi incappò in una polemica in cui, sempre per un testo scritto sul sito di Repubblica, e poi rimosso, decise di rinunciare spontaneamente a quel suo spazio. Nell’articolo si faceva una contabilità dei morti delle Fosse ardeatine paragonata con quelli causati dai raid israeliani nei territori palestinesi («dieci volte superiori»). Odifreddi concludeva chiedendo: «A quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi generali?». Non è bastato.

Che gli è scattato, adesso? «Io faccio un discorso generale, di metodo; la maggior parte delle persone si forma un’idea, anche sulle camere a gas, su romanzi e film hollywoodiani, ma così nascono dei miti».

Le camere a gas però non sono un mito, basterebbe leggere narrativa (Primo Levi), libri di testimonianze (per esempio Amery, o Shlomo Venezia), libri di storia (per dire, Pressac), o chiedersi che fine abbiano fatto tutti quelli che non sono tornati da Auschwitz, no? «Certo, questo però lo sa lei. La gente invece si forma opinioni, senza documenti, senza libri di storia. E poi: Hitler nel Mein Kampf dice che per gli ebrei ci vuole la soluzione che gli americani hanno usato nell’olocausto degli indiani d’America; diciotto milioni di morti che nessuno ricorda mai. La legge contro il negazionismo si cura anche di loro o si occupa di un solo Olocausto?».

Argomenti che però faranno infuriare ancora di più. Ieri in tantissimi hanno protestato. Su twitter Gianni Riotta gli scrive: «Odifreddi sbaglia a scrivere di camere a gas naziste “propaganda alleata”, fa confusione in un difficile momento». E cita altri libri (Jan Karski, La mia testimonianza davanti al mondo). Altri, come Gianni Vernetti, lamentano «la folle dichiarazione antisemita e negazionista». L’epiteto «negazionista» arriva da tantissimi. E c’è chi domanda «questo commento è o non è reato per la legge contro il negazionismo?». Una risposta che credevamo bastasse il buon senso a dare”.

(Jacopo Iacoboni, la Stampa)

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QUI, INVECE, IL COMMENTO DEL “GIORNALE”

“Che strano, sul “negazionista” Odifreddi tutti gli Indignati Speciali stanno zitti.
Solo Twitter e pochi giornali si sono scandalizzati per le dichiarazioni dell’intellettuale di Repubblica.

«Finché Odifreddi diceva fregnacce storiche su Gesù e la chiesa tutti ad applaudirlo come eroe della libertà e della verità».

È uno dei tweet girati ieri sul matematico Piergiorgio Odifreddi, che intervenendo il giorno prima sul proprio blog, su Repubblica.it, a proposito del caso Priebke, ha scritto che ciò che conosciamo sulle camere a gas è quello che ci ha fornito «il ministero della propaganda alleato nel dopoguerra», sfiorando così il negazionismo. Purtroppo però ieri solo Twitter e pochi giornali si sono scandalizzati per le folli dichiarazioni dell’«intellettuale» di Repubblica.

E tutti gli Indignati Speciali che quotidianamente ci fanno la morale sulla grande stampa, stranamente, si sono occupati d’altro. Dov’erano ieri i Gramellini, i Severgnini, i Michele Serra, i Corrado Augias, sempre pronti a darci lezioni di correttezza politica, morale e intellettuale?

Se l’affermazione di Odifreddi fosse uscita dalla penna di un giornalista o uno scrittore o un politico di «altra area», chissà cosa sarebbe successo. Però è uscita da un intellettuale di Repubblica, e se Repubblica non ha detto niente, forse significa che ha ragione. Le camere a gas sono un’opinione”.

(Il Giornale)

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INFINE, ECCO L’AUTOFIDESA DI ODIFREDDI (sul suo blog, ieri)

Cos’è la verità

“Per coloro che si fossero perse le puntate precedenti, mi chiamo Piergiorgio Odifreddi e sono un logico matematico. Il che significa che ho passato la mia vita a cercare di capire qual è la risposta alla domanda del titolo. Che secondo la leggenda, fu posta da Pilato, anche se poi lui se ne andò senza neppure aspettare che il suo interlocutore provasse a rispondere.

Le risposte però ci sono, benché ovviamente interessino più i pochi logici in circolazione, che i tanti Pilati che se ne lavano le mani di cosa sia la verità. In particolare, secoli di indagini hanno prodotto una classificazione dei suoi vari tipi.

Si parte dalle verità matematiche, che sono dimostrate in maniera logica e controllabili da chiunque abbia un’alfabetizzazione adeguata. Si passa alla verità scientifiche, che non sono mai completamente assodate, e sempre sottoposte a continue verifiche sperimentali, spesso effettuabili solo da chi abbia adeguati mezzi tecnologici. Si arriva poi alle verità storiche, che si basano su testimonianze di varia mano, relative a fatti unici e non riproducibili, e che dunque non possono mai avere il grado di affidabilità delle verità scientifiche, per non parlare di quelle matematiche.

Da un punto di vista individuale, poi, il grado di certezza che ciascuno di noi assegna alle varie verità dipende non solo dalla loro natura, ma anche dalla nostra conoscenza di esse. Il teorema di Fermat, ad esempio, è stato dimostrato da Andrew Wiles, ma anche un matematico come me non ha gli strumenti concettuali per capirne la dimostrazione: dunque, la mia certezza della verità del teorema si basa su testimonianze di seconda mano, in particolare su libri e articoli di divulgazione, e non su una conoscenza diretta.

Questo non significa che non creda al teorema di Femat, ovviamente. Significa però, altrettanto ovviamente, che ci credo in una maniera diversa da come credo al teorema di Pitagora, che invece so dimostrare in una dozzina di modi diversi (anche se uno solo già basterebbe).

Nella discussione del post del 12 ottobre ho detto esattamente le stesse cose, riferendole all’argomento di cui si parlava allora: che era Priebke in primis, e i crimini nazisti in subordine. Ma sarebbe stato lo stesso se si fosse parlato della scoperta dell’America, vista la data, o di qualunque altro argomento. Perché, come si sarà capito, il discorso è generale: dunque, si applica a tutto ciò che ha a che fare con la verità (storica in questo caso), niente escluso.

Che un giornalista come Gianni Riotta, che queste cose le sa benissimo, avendo anche lui studiato logica come me, possa aver preso spunto da esse per attivare la sua personale macchina del fango, accusandomi di negazionismo, è singolare e sconsolante.

Io non conosco i suoi motivi, che possono essere solo la leggerezza di un utente entusiasta di un mezzo banalizzante della discussione come Twitter. Ma possono anche essere la mala fede di chi, quando gli si fa notare che ha detto una stupidaggine, non si degna nemmeno di rispondere alla mail, mostrando la volontà di negarsi ai chiarimenti.

Ovviamente, il mitico “popolo della rete” l’ha seguito a ruota libera, gridando all’untore. Perché non gli interessa verificare cosa una persona possa aver detto, e meno che mai cercare di capirlo. Gli interessa solo ripetere ciò che appare nei 150 caratteri che costituiscono ormai il limite massimo dell’attenzione e dell’approfondimento.

Che sia così per i due terzi della popolazione italiana, che secondo la recente rilevazione Ocse non arrivano al livello minimo di alfabetizzazione per poter agire consapevolmente in una società sviluppata, è un fatto col quale dobbiamo convivere, per quanto spiacevolmente.

Purtroppo è così anche per molti professionisti della carta stampata. Luigi La Spina, ad esempio, che su La Stampa mi chiama “epigono nostrano del negazionismo storico “. O Massimo Adinolfi, che sul Messaggero paragona le mie opinioni a quelle di Irving. O il Giornale e il Fatto Quotidiano, che riportano entrambi con foto la notizia che questo blog e stato chiuso, scambiandola dolosamente con una di un anno fa.

Nella discussione “incriminata” osservavo banalmente che molti di noi confondono ciò che vedono nei film, o leggono nei romanzi, con la verità storica. Questi esempi dimostrano paradossalmente che alla lista dobbiamo aggiungere anche i giornali: non tutti, magari, ma certo almeno quelli che ho nominato. E, questa volta, lo so per conoscenza diretta, e non solo per sentito dire… (Piergiorgio Odifreddi)

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TUTTO SULLA MOSTRA CHE APRE DOMANI

UN’AMPIA MOSTRA ANTOLOGICA E UN CICLO DI GRANDI CONFERENZE
Maurits Cornelis Escher. Uno dei miti del ’900 nel panorama della produzione grafica contemporanea

L’esposizione promossa e organizzata dalla Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia è curata da un Comitato scientifico d’eccezione coordinato da Piergiorgio Odifreddi – logico matematico di fama internazionale -, e composto da Marco Bussagli – saggista, storico dell’arte, docente di prima fascia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma -, da Federico Giudiceandrea – collezionista e studioso di Escher – e da Luigi Grasselli – professore ordinario di Geometria, pro-rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

La mostra presenta la produzione dell’incisore e grafico olandese, dai suoi esordi alla maturità, raccogliendo ben 130 opere provenienti da prestigiosi musei, biblioteche e istituzioni nazionali – tra i quali la Galleria d’Arte Moderna di Roma, la Fondazione Wolfsoniana di Genova ecc. – oltre che da importanti collezioni private. A Palazzo Magnani saranno riunite xilografie e mezzetinte che tendono a presentare le costruzioni di mondi impossibili, le esplorazioni dell’infinito, le tassellature del piano e dello spazio, i motivi a geometrie interconnesse che cambiano gradualmente in forme via via differenti.

“Con le mie stampe, cerco di testimoniare che viviamo in un mondo bello e ordinato e non in un caos senza forma, come sembra talvolta. I miei soggetti sono spesso anche giocosi: non posso esimermi dallo scherzare con le nostre inconfutabili certezze. Per esempio, è assai piacevole mescolare sapientemente la bidimensionalità con la tridimensionalità, la superficie piana con lo spazio, e divertirsi con la gravità… E’ piacevole osservare che parecchie persone sembrano gradire questo tipo di giocosità, senza paura di cambiare opinione su realtà solide come rocce”.

Ed ecco quindi le prime ricerche testimoniate da opere come Ex libris (1922), Scarabei (1935); le grafiche suggestionate dai paesaggi italiani TropeaSanta Severina (1931) dove Escher struttura lo spazio; Metamorfosi II (1940) una delle più lunghe xilografie a quattro colori mai realizzate per narrare una storia per immagini, in cui una scena conduce a quella successiva attraverso una sottile e graduale mutazione delle forme; le figure impossibili di Su e giù (1947) e di Belvedere (1958); le straordinarie tensioni dinamiche tra figura e sfondo nei fogli come Pesce (1963).

Accanto alle sue celebri incisioni – in mostra capolavori assoluti come Tre sfere I (1945), Mani che disegnano (1948), Relatività (1953), Convesso e concavo (1955), Nastro di Möbius II (1963) – saranno presentati anche numerosi disegni, documenti, filmati e interviste all’artista che mirano a sottolineare il ruolo di primo piano che egli ha svolto nel panorama storico artistico sia del suo tempo che successivo.

Una sezione di mostra sarà dedicata al confronto della produzione di Escher con opere di altri importanti autori – ispiratori, coevi e prosecutori – per comprendere come le scelte di Escher siano in consonanza con una visione artistica che attraversa i secoli, con una consapevolezza maggiore o minore che, talora, risponde ad esigenze diverse, ma che parte dal Medioevo, interseca Dürer, gli spazi dilatati di Piranesi, passa attraverso le linee armoniose del Liberty (Secessione Viennese, Koloman Moser) e si appunta sulle avanguardie del Cubismo, del Futurismo e del Surrealismo (Dalì, Balla).

Se la grandezza di un artista si misura anche dalla capacità d’influire su altri artisti, come pure sulla società circostante, Escher è stato artista sommo. La sua arte è uscita dal torchio del suo studio per trasformarsi in scatole da regalo, in francobolli, in biglietti d’auguri; è entrata nel mondo dei fumetti ed è finita sulle copertine dei long-playing, come si chiamavano a quell’epoca i 33 giri incisi dai grandi della musica pop. Non basta, però. La grande arte di Escher ha influito più o meno direttamente su altre figure di rilievo dell’arte del Novecento, come Victor Vasarely, il principale esponente dell’Optical Art, Lucio Saffaro ecc. Ha contratto un debito di creatività con Maurits Escher perfino un pittore americano come il dirompente Keith Haring. La sezione illustra con dovizia di materiali e una ventina di opere questi aspetti dell’arte di Escher per restituire al visitatore la giusta dimensione culturale ricoperta dell’artista olandese.

La mostra è inoltre concepita come uno strumento e una “macchina didattica” che consente di entrare “dentro” la creatività di questo singolarissimo artista. Suggestive installazioni immergeranno dunque il visitatore nel magico modo di Escher. E’ evidente, e molto indagato, il rapporto che Escher ebbe con “il mondo dei numeri” – intendendo per tale quello della geometria (euclidea e non) e della matematica.  Non meno intrigante è la sua ricerca su spazio reale e spazio virtuale, ovvero sul come “ingannare la prospettiva”. Infine, ma non ultima, la conoscenza che Escher dimostra delle leggi della percezione visiva messe in luce dalle ricerche della Gestalt.

Tutte possibili chiavi di lettura, certo non le uniche, per comprendere l’universo creativo di un artista complesso che, partendo da quelle premesse, attinse a piene mani a vari linguaggi artistici, mirabilmente fusi insieme in un nuovo ed originalissimo percorso che ancora ci emoziona e che costituisce un unicum nel panorama della Storia dell’Arte di tutti i tempi.

Accompagna la mostra un ricco catalogo SKIRA con testi di Piergiorgio Odifreddi, Marco Bussagli, Federico Giudiceandrea e Luigi Grasselli e accurate schede delle opere in mostra.

Maurits Cornelis Escher. LA VITA
Nacque il 17 giugno 1898 a Leeuwarden ma crebbe nella città di Arnhem con quattro fratelli. Mauk, come venne soprannominato, prese da ragazzo lezioni di carpenteria e sebbene non fosse particolarmente brillante in matematica e scienze, assimilò dal padre ingegnere l’approccio metodologico dello scienziato. Una delle sue materie preferite fu subito il disegno al quale si dedicò durante gli studi alla Scuola di Architettura e Arti Decorative di Haarlem. Fu l’incontro con de Mesquita a stimolare in Escher l’interesse per la tecnica xilografica e le sue possibili sperimentazioni nella resa di effetti chiaroscurali e pittorici di grande raffinatezza. Al 1922 risale la sua visita a Firenze (primo di una serie di viaggi tra la Toscana e il sud  d’Italia) e a Granada (dove visitò lo splendido palazzo di Alhambra) dai quali colse dettagli architettonici, decorativi e particolari inusuali che gli avrebbero fornito spunti per le sue composizioni. Nel 1935 si trasferì in Svizzera. E’ a partire dal 1937 che si osserva un profondo cambiamento: perde l’interesse per il mondo visibile, per la natura e l’architettura concentrandosi sulle proprie “visioni interiori” e realizzando un corpus significativo di straordinari giochi ottici, prospettive invertite, paesaggi illusionistici tra i più famosi. Trasferitosi nel 1941 con tutta la sua famiglia in Olanda continuò a lavorare intensamente fondendo le molteplici fonti di ispirazione che traeva dai suoi interessi (psicologia, matematica, poesia, fantascienza). Morì a Laren nel 1972

CONFERENZE
Per approfondire a tutto tondo l’autore la Fondazione Palazzo Magnani in collaborazione con l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia promuove un ciclo di importanti conferenze condotte da esperti di altissimo profilo, unitamente ai Curatori, al Comitato Scientifico della mostra.

Venerdì 11 ottobre 2013 ore 17.30
Aula Magna Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Via Allegri 9

“La forma della simmetria: dai mosaici dell’Alhambra ai mondi di Escher”
Relatori: Prorettore Luigi Grasselli (Professore ordinario di Geometria, Prorettore UniMoRe) e il Prof. Antonio F. Costa Gonzáles (Full Professor di Geometria e Topologia Facoltà di Scienze UNED Madrid).

Mercoledì 30 ottobre 2013 ore 17.30
Aula Magna Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Via Allegri 9

“Escher visto da vicino. L’uomo e l’artista nel racconto di un appassionato collezionista”. Relatore: Ing. Federico Giudiceandrea

Venerdì 8 novembre 2013 ore 17.30
Aula Magna Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Via Allegri 9

“Escher: le due facce del genio, fra matematica e storia dell’arte” Conversazione sul rapporto arte-scienza.
Relatori: Piergiorgio Odifreddi (Logico matematico) e Marco Bussagli (Storico dell’arte, docente Accademia Belle Arti di Roma)

Ingresso a conferenza: 5 euro. Fino ad esaurimento posti. E’ consigliata la prenotazione Tel. 0522 454437 – 444446

CORSO DI AGGIORNAMENTO INSEGNANTI
E ATTIVITÀ DIDATTICHE PER STUDENTI

Il Corso di Aggiornamento, riconosciuto dall’Ufficio Scolastico Provinciale di Reggio Emilia, si articola in una o più giornate; agli insegnanti verrà rilasciato idoneo attestato di partecipazione.
Ampie proposte didattiche rivolte a tutte le scuole di ogni ordine e grado. Consultare nel sito la pagina dedicata alla Didattica Mi diverto con Escher

SCHEDA DELLA MOSTRA
Promossa dalla Fondazione Palazzo Magnani con la partecipazione della Provincia di Reggio Emilia, dell’Università di Modena e Reggio Emilia e della Fondazione Cassa Risparmio di Reggio Emilia Pietro Manodori, con il contributo di  Landi Renzo spa, CCPL Reggio Emilia, Schiatti Class, Media Partner Radio LatteMiele, IBS Italcuscinetti.

Mostra a cura di Marco Bussagli, Federico Giudiceandrea, Luigi Grasselli. Coordinatore scientifico Piergiorgio Odifreddi.

Orari
Dal martedì al giovedì 10.00-13.00 /15.00-19.00
Venerdì, sabato e festivi 10.00-19.00

Aperture straordinarie
25 e 31 dicembre 2013 orario 15.00-19.00
1 gennaio 2014 orario 15.00-19.00

Ingressi
Intero € 9; Ridotto € 7; Studenti € 4

Visite Guidate
– per gruppi fino a 20 persone: 60,00 euro + ingresso ridotto
– per gruppi fino massimo 26 persone: 3,00 a persona + ingresso ridotto
– per classi di studenti: 2,00 euro + ingresso studenti
– visita guidata in lingua: 100 euro + ingresso ridotto

Visite guidate in programma
Ogni sabato e domenica ore 16.00 (3,00 euro + ingresso ridotto – necessaria la prenotazione)

(Venerdì 18 settembre)

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