di Pierluigi Ghiggini
L’ex vigile Pietro Fontanesi, imputato del delitto del dottor Carlo Rombaldi – ucciso 21 anni fa sotto casa sua, in via Fabio Filzi a Reggio – questa mattina ha fatto segnare un punto a suo favore. La Corte d’Assise lo ha mandato assolto con la formula più ampia – il fatto non sussiste – dal reato di calunnia, per il quale il pm Maria Rita Pantani nell’udienza del 3 ottobre scorso aveva chiesto una condanna a tre anni di carcere.
Secondo la Procura, nel corso delle indagini sul delitto, Pietro Fontanesi a un certo punto avrebbe “adombrato” di aver prestato molti anni fa al cognato, ex ispettore di polizia, la stessa pistola Smith & Wesson di proprietà dell’ex vigile, l’arma che per l’accusa avrebbe sparato i colpi che uccisero Rombaldi (ma per il perito balistico della Corte d’Assise di ciò non esistono prove).
L’avvocato Giovanni Tarquini, difensore di Fontanesi, ha avuto buon gioco nel dimostrare che Fontanesi non aveva mai pronunciato quelle parole. Tant’è vero che la stessa Procura a un certo punto aveva corretto la sua tesi. Fontanesi invece ha confermato che ben prima degli anni 70, quindi in un’epoca molto lontana dal delitto Rombaldi, il cognato gli chiese in prestito una pistola di piccolo calibro perché doveva recarsi in vacanza. Da qui l’assoluzione con formula piena.
Sempre oggi la Corte ha proceduto alla nomina formale dei tre superperiti incaricati di un giudizio definitivo sulla pistola Smith & Wesson di Pietro Fontanesi, dopo che i periti della Procura e della Corte sono giunti a conclusioni opposte e non conciliabili. Due degli esperti hanno giurato questa mattina, il terzo era assente e giurerà la settimana prossima.
Intanto il professor Gentile ha già disposto un primo esame: il problema è che sarà svolto a Messina lunedì prossimo, quindi uno stuolo di persone dovrà muoversi da Reggio verso la Sicilia.
La difesa, da parte sua, ha deciso di affiancare al suo perito, l’ingegner Averna, altri due consulenti di fama: il dottor Giuseppe Di Forti e il colonnello Giovanni Lombardi per vent’anni comandante dei Ris di Roma, che questa mattina era presente in aula. Mentre la Procura affiancherà un esperto toscano, Boffi, al proprio consulente Silio Bozzi della Polizia scientifica centrale.
Il risultato è che prossimamente l’aula dell’Assise sarà affollata – come ha notato il presidente Caruso – dal gotha della balistica italiana. Di certo sarà uno scontro, è il caso di dirlo, all’ultima pallottola.