Nonostante il forte sentimento di fiducia nei propri mezzi e la consapevolezza di aver affrontato la crisi senza ripercussioni sostanziali sull’occupazione, appare in aumento, tra le imprese aderenti a Confcooperative, l’incertezza e la preoccupazione sul futuro. Il 15,6% delle cooperative, infatti, non è in grado di fare previsioni, mentre il 29,4% prevede un calo del fatturato alla fine del 2013, con punte del 46,6% nel campo del lavoro e dei servizi (costruzioni e logistica, in particolare) e del 42,8% nel sociale.
“Anche gli ultimi dati congiunturali – sottolinea il presidente di Confcooperative – confermano l’andamento a più velocità del nostro sistema, che negli ultimi quattro mesi ha registrato un’ulteriore apertura dello scarto esistente tra la buona tenuta del comparto agroalimentare (il 37,5% delle imprese ha fatto segnare aumenti del fatturato e il 50% lo prevede anche da qui a fine anno) la situazione di forte crisi delle costruzioni e di altri comparti ad alta densità di lavoro (solo il 13,6% delle cooperative del lavoro e servizi ha incrementato il fatturato, mentre per un terzo delle imprese si sono registrate flessioni) e una cooperazione sociale che ha retto sul fatturato (solo il 7,1% ha registrato flessioni, mentre il 21,4% mostra dati in aumento e il 71,4% evidenzia dati stabili), ma con un andamento tendenziale che, a fine anno, dovrebbe registrare flessioni in oltre il 40% delle imprese”.
“In questa situazione – spiega Giuseppe Alai – la tenuta dell’occupazione (solo 6 imprese su oltre 350 sono in stato di crisi, con 301 lavoratori interessati da ammortizzatori sociali su un totale di oltre 16.000) è attribuibile, ancora una volta, solo alle scelte solidali e responsabili di soci e amministratori delle imprese, perché tutti i fattori esterni continuano a non essere favorevoli alle imprese, con aggravi specifici per le cooperative laddove – come nel lavoro e servizi – si scontano situazioni di irregolarità scarsamente perseguite o – come vale per le cooperative sociali – a fronte dei nuovi e rilevanti investimenti delle nostre imprese, il pubblico continua a sottovalutare l’urgenza di una riforma profonda di un sistema di welfare che non può reggere senza il coinvolgimento di un privato sociale che vede le cooperative in primo piano sia per qualità dei servizi che per modalità di relazione con la comunità, le persone e le famiglie”.
Una situazione di incertezza, quella espressa dalle imprese di Confcooperative, che si riflette anche sugli investimenti nel breve periodo, previsti in aumento solo dal 7,8% delle cooperative (punte più alte solo nel turismo, sport e cultura, con il 16,6%, e nel sociale con il 14,2%), mentre sul medio termine a parlare di aumento degli investimenti è il 35,7% delle coop sociali, il 18,7% di quelle agricole e il 6,6% di quelle del lavoro e servizi.
“E qui – osserva Alai – torniamo direttamente al tema della crisi generalizzata delle costruzioni, che richiede interventi straordinari sul versante del credito se vogliamo arrestare il flusso di quei concordati e fallimenti che legano a catena decine e decine di imprese costruttrici e centinaia di aziende fornitrici di beni o servizi”.
“La moratoria di mille giorni sui debiti bancari che abbiamo insistentemente chiesto in questi mesi – conclude il presidente di Confcooperative – sembra finalmente trovare ascolto, ma ogni decisione, se non assunta con urgenza, rischia di arrivare sulle ceneri di un sistema il cui default trascinerebbe con sé tanta parte dell’occupazione, della vita di migliaia di piccole e medie imprese e delle stesse sicurezze del sistema bancario”.