29/1/2020 – Si chiamava Kalia Abid, era marocchina e aveva 21 anni. E’ morta nel sonno avvelenata dalle esalazioni del modossido di carbonio di una stufetta, in un casolare fatiscente di via Gabella a Cadelbosco. Si era stabilita a Reggio, dove ha dei parenti, dopo aver peregrinato all’estero e in Veneto: viveva in via Gabella insieme al fidanzato di 25 anni, anche lui intossicato gravemente dal monossido. Tuttavia lui si è svegliato, e quando ha visto la fidanzata esanime ha dato l’allarme, nella tarda mattinata di ieri. Tutto inutile: la ragazza era già morta. Il ragazzo ora è ricoverato a Fidenza per i trattamenti in camera iperbarica: le sue condizioni sono gravi, ma non sarebbe in pericolo di vita.
In quel complesso di vecchi edifici agricoli vivono diverse famiglie di immigrate, e tutte pagano l’affitto al proprietario, si dice uno straniero che ha acquistato l’immopbile da un italiano. E tutte si riscaldano con mezzi di fortuna, stufette e bracieri: una circostanza confermata anche da un bambino a Telereggio.
Ma gli abitanti delle zona parlano di una morte annunciata, e affermano di aver segnalato più volte la situazione di precarietà in cui si vive in uel caseggiato al comune, all’Ausl, ai servizi sociali; evidentemente non è intervenuto nessuno.
Sulla morte di Kalia è stata aperta un’inchiesta, tutta ìvia la Procura di Reggio Emilia non sembra intenzionata a chiedere l’autopsia, in quanto non sussistono dubbi sulle cause del decesso. I funerali saranno celebrati in Marocco.