15/1/2020 – Quando alla fine del giugno scorso è esplosa l’inchiesta Angeli e Demoni sui bambini strappati ai genitori in Val d’Enza, ha suscitato un’ondata di sdegno in tutta Italia la fotografia dei regali di mamme e papà mai consegnati ai loro figli in affidamento,e scoperti in uno ripostiglio della sede dei servizi sociali a Barco di Bibbiano.
Non erano “dimenticanze” o iniziative estemporanee di singoli operatori, bensì una scelta pianificata: i servizi sociali della Val d’ Enza non volevano alcun tipo di rapporto tra i genitori naturali e i loro figli, se non quelli autorizzati dal giudice. Mamme e papà, insomma, dovevano essere dimenticati.
E’ quanto emerge dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari recapitato ieri dal p.m. Valentina Salvi ai 26 imputati nel procedimento sugli affidi illegali, che a vario titolo dovranno rispondere di ben 108 capi d’imputazione.
In un passaggio viene riportata una messaggistica Whatsapp rinvenuta sui telefoni in sequestro. “Avviso tutti i colleghi – si legge in un messaggio citato dalla procura reggiana- che i pacchi con regali per bambini allontanati dalle famiglie continuano ad aumentare sempre più e siccome non vengono consegnati per diversi motivi anche nella maggior parte dei casi perché è meglio non farli avere ai bambini, direi che la regola per il 2019 è quella che per salvare capre e cavoli diciamo ai genitori che il servizio non accetta alcun pacco da consegnare ai propri figli a meno che non lo facciano loro durante gli incontri protetti dove ci sono. Siete d’accordo?”.
Colpisce il cinismo di una decisione capace di segnare in modo indelebile la vita di un bambino, liquidata con un semplice WhatsApp